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CS n°11/2010 - Un team internazionale di ricercatori scopre una importante nuova via di trasmissione e di circolazione dei virus dell’influenza aviaria in natura
ISS 25 giugno 2010
Un team di scienziati, coordinati dal virologo Mauro Delogu, ricercatore presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Alma Mater-Università di Bologna assieme ai ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia e del St. Jude Children’s Research Hospital di Memphis hanno scoperto una nuova via di trasmissione e circolazione dei virus dell’influenza aviaria in natura.
La scoperta nasce da osservazioni ed intuizioni avvenute presso l’Oasi WWF di Orbetello (GR) durante oltre un decennio di studi sull’ecologia dei virus influenzali e del loro rapporto con gli uccelli selvatici all’interno di un ambiente naturale protetto. L’Oasi costituisce infatti una delle principali aree di sosta italiane per gli uccelli acquatici migratori perché caratterizzata da un ambiente palustre in cui sono presenti ancora tutte le componenti di fauna e flora tipiche di questi ecosistemi, fattore fondamentale per questa ricerca.
L’evidenza in natura di numerose anatre selvatiche che presentavano importanti concentrazioni di virus sul piumaggio ma che risultavano apparentemente non infettate dal virus dell’influenza aviaria ha aperto la porta ai tentativi di laboratorio eseguiti per giustificare quanto osservato.
La ricerca è così scaturita dal tentativo di giustificare come un’anatra ed un virus potessero incontrarsi in natura quando questo è disperso in enormi volumi d’acqua ed ha consentito di capire come i virus dell’influenza aviaria non incontrano l’ospite da infettare in maniera passiva e casuale mentre questi nuota ma, contrariamente a quanto noto fino ad ora, che esiste in natura un meccanismo raffinato che consente ai singoli virus dispersi nelle acque in quantità infinitesimali da soggetti infetti, di ritrovare la strada verso un nuovo animale da infettare accumulandosi attivamente sulla superficie del corpo degli uccelli. Ciò avviene perché i virus si legano saldamente ai grassi che gli uccelli utilizzano per impermeabilizzare il piumaggio arrivando così a raggiungere velocemente delle concentrazioni virali che ne permettono una nuova infezione. Questa nuova via di infezione sfrutta il fatto che le anatre selvatiche passano oltre il 10% del loro tempo giornaliero per rimettere in ordine il piumaggio ed inghiottono normalmente questi grassi quali fonte naturale di vitamina D. Questa modalità di adesione consente ai virus di farsi trasportare per lunghe distanze senza essere esposti ai sistemi di difesa immunitaria dell’animale, trasformando l’infezione in un evento casuale all’interno di una finestra di tempo ben più ampia di quanto ad oggi noto. Così facendo i virus patogeni evitano di uccidere subito il loro ospite e lo trasformano in un involontario timer programmato per una probabile futura infezione. Il meccanismo scoperto spiega ampiamente quella che è stata la capacità di diffusione dall’Asia all’Europa di virus altamente patogeni quali il ben noto A/H5N1 e la loro facilità di ripresentarsi nel tempo all’interno di ecosistemi acquatici.
La ricerca ha dimostrato come alla circolazione virale possano partecipare attivamente anche i soggetti già guariti dalla malattia e che fino ad ora erano ritenuti sani e non infettanti in quanto negativi alle normali indagini sanitarie. I soggetti guariti che trasportano il virus adeso alla loro piumaggio si comportano come “falsi negativi” e possono essere in grado di trasmettere la malattia ai loro vicini di stormo recettivi attraverso la vicendevole pulizia del piumaggio.
I risultati di questo studio giustificano attraverso un denominatore comune costituito dai grassi di impermeabilizzazione del piumaggio, il coinvolgimento a vario titolo di moltissime specie di uccelli acquatici nelle infezioni da virus influenzali e offrono una nuova prospettiva per spiegare gli unici casi letali umani da contatto con specie selvatiche. L’episodio avvenne in Azerbaijan nel 2006 e coinvolse persone che morirono a causa dell’infezione da virus AH5N1 altamente patogeno dopo aver spiumato dei cigni selvatici. I risultati innovativi di questa ricerca dimostrano l’esistenza di un sistema naturale di circolazione e trasmissione dei virus influenzali ad oggi sconosciuto ed avranno importanti ricadute sia sulla conoscenza dei sistemi di sopravvivenza e spostamento dei virus influenzali sia sulle strategie di prevenzione e di sorveglianza dell’influenza. Ciò consentirà di individuare nuovi approcci mirati a ridurre il rischio sanitario che questa malattia rappresenta per l’uomo e per gli animali domestici. La ricerca è stata pubblicata il 25 giugno 2010 su PLoS ONE, prestigiosa rivista scientifica internazionale
Questa scoperta è stata possibile grazie alla collaborazione tra i Ricercatori delle seguenti istituzioni:
1Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Patologia Animale, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università di Bologna; 2Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie e Immunomediate, Istituto Superiore di Sanità, Roma; 3Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare, Istituto Superiore di Sanità, Roma; 4Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, Lugo (RA); 5Division of Virology, Department of Infectious Diseases, St. Jude Children’s Research Hospital, Memphis, Tennessee, USA.
Mauro Delogu1, Maria A. De Marco2, Livia Di Trani3, Elisabetta Raffini4, Claudia Cotti1,Simona Puzelli2, Fabio Ostanello1, Robert G. Webster5, Antonio Cassone2, Isabella Donatelli2
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