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Dalla Dengue alla Chickungunya, vecchi e nuovi virus in un convegno all’ISS
ISS 26/05/08
“Arbovirus: una crescente minaccia per i Paesi con clima temperato” è il convegno in corso oggi e domani 27 maggio all’ISS per discutere, insieme ai maggiori esperti al mondo, dei virus trasmessi da artropodi, ossia da insetti come zecche o zanzare. Gli esperti riuniti nell’aula Pocchiari, discuteranno lo stato attuale delle conoscenze e le prospettive che la ricerca scientifica nel settore offre per migliorare la preparazione e la risposta a queste nuove minacce per la salute.
A cura di Gianni Rezza
Negli ultimi anni alcuni virus che si diffondevano soltanto in particolari aree del mondo hanno mostrato una capacità di emergere e di diffondersi a livello mondiale. Sono soprattutto i cosiddetti arbovirus, che, attraverso insetti come zecche o zanzare diffondono malattie come la Dengue, diffusa in tutte le aree tropicali, che si stima colpisca circa 50 milioni di persone ogni anno, o la Febbre Gialla, potenzialmente epidemica, o la Febbre da virus West Nile, che in pochi anni si è diffusa in tutto il territorio degli Stati Uniti, causando migliaia di casi e centinaia di morti.
L’Italia non è esente dalla presenza di questi virus, basti pensare alla scorsa estate quando in provincia di Ravenna si è verificata una epidemia di malattia da virus Chikungunya, trasmessa da un vettore comune in casa nostra , la zanzara tigre ( Aedes albopictus).
Focolai di encefalite trasmessa da zecche (Tick-borne encephalitis) sono presenti nel Nord della nostra penisola, mentre il virus Toscana, che è una delle principali cause di meningite durante i mesi estivi, è diffusa in molte regioni sia al Nord che al Sud.
Gli arbovirus sono virus mantenuti in natura mediante un ciclo biologico che comprende la trasmissione tra un ospite vertebrato suscettibile e un artropode ematofago come zanzare e zecche. Sono causate da arbovirus, infatti, la febbre emorragica e febbre di Crimea (diffuse soprattutto in Congo e nei Balcani) ma anche la Chikungunya, la Dengue e il virus Toscana, una delle principali cause di meningite durante i mesi estivi, identificato proprio nei laboratori dell’ISS. In Italia e in Europa la modalità di controllo degli arbovirus passa attraverso il controllo degli insetti che ne sono vettori e cioè trasportano il virus negli ospiti umani e lo diffondono.
A proposito di questi agenti infettivi è necessario fare una distinzione tra i virus emergenti e quelli riemergenti. I primi sono virus che non erano presenti nella popolazione umana e che a un certo punto si sono invece diffusi da un serbatoio animale adattandosi a vivere nell’uomo, mentre quelli riemergenti sono virus presenti e confinato in una determinata zona geografica che trovano poi anche altrove le condizioni per espandersi e passare all’uomo.
Tra i virus emergenti più conosciuti: la sars che da un animale, il pipistrello, è passato all’uomo. E di cui sono stati registrati in totale 800 casi, con un tasso di letalità del 30 per cento; l’aviaria il cui virus si trova negli uccelli migratori, ogni tanto provoca epidemia nei volatili domestici e di tanto in tanto passa all’uomo. Di quest’ultima sono stati registrati 200 casi, con tasso di letalità del 50 per cento. L’ebola, anch’essa tra i virus emergenti, si trova in serbatoi animali confinati in alcune zone dell’Africa centrale e che raramente entra a contatto con l’uomo diffondendosi da persona a persona. In Africa centrale ne sono stati osservati 200 casi, con tasso di letalità dell’ 80-90 per cento. Il più noto tra i virus emergenti è sicuramente l’HIV, simile si trova in alcune scimmie. L’HIV ha fatto poi alcuni passaggi di specie, si è adattato all’uomo e si è trasmesso fino alla pandemia. Attualmente si contano 33 milioni di infetti nel mondo.
Per quanto riguarda i virus riemergenti essi sono quelli come la Dengue, che prima si trovava in Africa e Asia e ora è comparsa in America Centrale e Latina e che attualmente colpisce 50 milioni di persone ogni anno. Così come la Chikungunya: un esempio classico di virus riemergente che si trova in forma endemica in Africa Sub Sahariana, dove circola nella foresta pluviale con un tipo di trasmissione da zanzare con serbatoio animale, quando arriva a ridosso delle città altre zanzare lo trasmettono da persona a persona ma resta confinato in Africa, altre volte arriva in Asia e in India.
Dal 2004 fino a oggi il virus ha provocato un’epidemia in Africa Sud Orientale (Kenya), da lì è passato alle isole dell’Oceano Indiano (Reunion, Comorre) qui ha provocato un’altra epidemia che si è diffusa in Italia dall’india. La sua diffusione maggiore anche in altre zone sembra dovuta sia ai cambiamenti climatici sia al maggiore adattamento di questo virus a un tipo di zanzara tigre. In Italia, infatti, in particolare, due fattori hanno causato la diffusione del virus: la globalizzazione della zanzara tigre e l’arrivo di un malato dall’India in Emilia Romagna.
Il virus ha fatto il giro del mondo fino a noi, portato all’interno dei copertoni dei tir, dove residua sempre acqua e ha fatto sì che le zanzare potessero moltiplicarsi. Ma anche il turismo e l’immigrazione sono fattori importanti. Sono stati registrati 200 casi in Italia e un milione e mezzo in India. Il tasso di mortalità della Chikungunya sta al di sotto dell’1 per cento ma si diffonde più rapidamente.
Attualmente non sappiamo con certezza se quello che è successo in Emilia Romagna lo scorso anno si ripeterà. L’ anno scorso l’epidemia è stata combattuta in modo efficiente, . il Dipartimento Malattie Infettive dell’ISS ha rapidamente diagnosticato questa nuova emergenza virale ed offerto tutto il sostegno richiesto alle Autorità Regionali, che hanno efficacemente debellato la zanzara vettore della malattia riuscendo quindi a controllare l’epidemia con un’efficace disinfestazione. Le zanzare infette sono infatti rimaste poche e l’inverno ha contribuito a sterminarle. L’unico pericolo potrebbe essere causato dalla trasmissione del virus da una zanzara adulta a una larva ma accade molto raramente, dunque possiamo supporre che difficilmente si ripeterà anche quest’anno.
L’emergenza in Emilia ha però lasciato un messaggio importante: un virus tropicale può trovare da noi quelle condizioni per permetterne la diffusione, poiché trova i vettori adatti (zanzara tigre).
E’ giusto fare come ha fatto la Regione Emilia Romagna, alzare il livello di guardia e aumentare la sorveglianza. Non possiamo prevedere se si verificherà di nuovo, ma bisogna essere pronti per i nuovi virus esotici.
Sala Stampa
pres Primo Piano