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PLOS, online uno studio coordinato dall’ISS sulle misure da adottare in caso di pandemia influenzale
ISS - 12/03/2008
Utilizzare la profilassi con antivirali, la vaccinazione e limitare i contatti tra le persone. E’ questa la ricetta
per contenere il più possibile la trasmissibilità di un eventuale virus influenzale pandemico. Una ricetta
che è frutto di un modello matematico elaborato dai ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) e della Fondazione Bruno Kessler nell'ambito del progetto EPICO finanziato dalla Provincia di Trento.
La ricerca, pubblicata sulla rivista della
Non essendo noto quale sarà il virus responsabile della eventuale prossima pandemia e prevedendo comunque che numerosi fattori (stagionalità, trasmissibilità del virus ed origine geografica della pandemia) contribuiranno a determinare la situazione da affrontare, sono stati ipotizzati tre scenari differenti.
Se la pandemia avrà il suo punto di partenza fuori dall’Italia, in assenza di misure di contenimento, la diffusione dell’infezione arriverebbe in Italia circa 1-2 mesi dopo la comparsa dei primi casi nel mondo. Sempre in assenza di misure di controllo si stima che almeno un quarto (25%) della popolazione presente verrebbe contagiata e l’acme dell’ondata pandemica verrebbe raggiunto tra i 2 e i 4 mesi dall’inizio.
Le misure di contenimento indicate nel Piano nazionale Pandemico sono: antivirali, vaccinazione e adozione di misure che limitano i contatti tra persone (misure di distanziamento sociale) e l’effetto dei tempi di introduzione di ogni intervento. Le simulazioni hanno messo in evidenza come la limitazione dei voli aerei internazionali determini un ritardo dell’importazione dei casi che può andare da una settimana ad un mese a seconda dello scenario ipotizzato, senza però alterare successivamente il corso dell’epidemia. L’uso di antivirali e della vaccinazione può ridurre il tasso di attacco al di sotto del 10% se la profilassi viene introdotta tempestivamente intorno ai primi casi e la vaccinazione viene somministrata ad una quota pari al 25% circa della popolazione, fornendo la prima dose entro 2 mesi dalla dichiarazione di pandemia. Nessuno dei possibili interventi da solo è sufficiente a limitare sostanzialmente il diffondersi della pandemia.
Il risultato principale scaturito dalle simulazioni è la necessità di combinare tra di loro le diverse strategie per contenere gli effetti di una eventuale pandemia, soprattutto considerando lo scenario peggiore con la più elevata trasmissibilità del virus ipotizzata ed ha anche indicato come la tempestività di reazione sia cruciale per ottenere l’effetto di riduzione e controllo della pandemia.
Le implicazioni sono ovviamente la necessità di essere preparati e di far scattare le contromisure in modo rapido e uniforme sul territorio nazionale.
I modelli matematici rappresentano un valido strumento, riconosciuto al livello internazionale, per fare previsioni anche se dipendono strettamente dai parametri adottati e pertanto vanno considerati come simulazioni virtuali di quello che potrebbe accadere nella realtà. Gli stessi modelli sono stati utilizzati per valutare la diffusione di un’eventuale pandemia negli Stati Uniti, in Inghilterra e nel sud-est asiatico. Come per questi anche per il modello sviluppato per l’Italia i risultati evidenziano la necessità di mettere a punto un modello organizzativo per attuare in corso di pandemia gli interventi medici e sociali necessari a fronteggiare l’emergenza.
Sala Stampa
pres Primo Piano