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Vipere e serpenti, attenzione all’erba alta
Iss 3 agosto 2007
Tra i pericoli legati alla stagione calda vi è indubbiamente il rischio di essere morsi da serpenti e vipere. In Italia le specie di serpenti sono numerose, ma soltanto 4 di queste sono velenose e pericolose per l’uomo. Le vipere, invece, il cui morso è mortale solo in rari casi, sono diffuse in tutte le regioni, con l’eccezione della Sardegna.
La vipera è presente sia in pianura che in montagna. In inverno è solita andare in letargo, per risvegliarsi in primavera per cui i mesi dell’anno in cui si concentrano i casi di morsi di vipera vanno da maggio a settembre. L’habitat naturale della vipera è costituito essenzialmente da pietraie, sterpi, arbusti ed erba alta, luoghi incolti e relativamente poco frequentati dall’uomo. Di conseguenza, i casi di morsi di vipera geograficamente si concentrano lontano dai grandi centri urbani.
Negli ultimi 5 anni, per i quale si dispone dei dati di mortalità (1998-2002), le regioni più colpite dai casi letali di morsi di vipera sono state il Piemonte con 12 decessi, la Lombardia con 8, e la Toscana con 7 casi. Rapportando i casi alla popolazione, cioè parlando in termini di tassi, Abruzzo e Molise presentano i tassi più elevati (3,2 morti per un milione di abitanti per anno), seguite da Piemonte (2,8), Umbria e Toscana (2,1).
La probabilità di essere morsi varia in relazione all’attività praticata: quelle all’aperto, in particolare agricoltura, pastorizia, escursionismo, facilitano il contatto. La mortalità ha quindi riguardato, nel tempo, soprattutto gli uomini, maggiormente dediti a tali attività: in media, l’ 83% dei morti sono maschi, anche se ultimamente tale quota è scesa al 77%. Per lo stesso motivo, visto che la maggior parte di tali occupazioni, soprattutto quelle svolte per lavoro, non riguardano i giovanissimi, l’età media dei soggetti deceduti è di 54 anni. Meno del 3% avevano un’età inferiore ai 18 anni e solo un bambino sotto ai 14 anni è deceduto negli ultimi 25 anni. Nel corso del tempo, il fenomeno, seppur raro, è aumentato: se negli anni Settanta morivano in media 5 persone l’anno, dagli anni Novanta il numero di decessi è raddoppiato.
La pericolosità del morso dipende da molti fattori: la sede del morso, il tempo trascorso dal morso, la temperatura ambientale (il caldo, per la vasodilatazione, facilita il passaggio in circolo del veleno), l’attività svolta dalla vittima dopo il morso (se intensa, aumenta l’assorbimento del veleno), dall’età del rettile (le vipere giovani sono meno pericolose), dalla pienezza delle ghiandole velenifere. Nel 20-30% dei casi al morso non segue alcuna inoculazione di veleno. Inoltre, se si interviene rapidamente, è possibile ridurre di molto il rischio di complicazioni gravi o mortali.
In passato, durante le escursioni, spesso si portava a scopo precauzionale del siero antivipera, ma studi recenti indicano come un uso fai-da-te
del siero comporti un elevato rischio di shock anafilattico, oltre che essere spesso inutile (si stima che solo una quota compresa tra il 10-20 % dei pazienti morsi da una vipera richieda la somministrazione di siero). Ciò, unito al fatto che una volta morivano praticamente più persone per la scorretta somministrazione del siero che per il morso di vipera, ha comportato la scomparsa dei flaconi dalle farmacie. Attualmente, infatti, il siero viene somministrato presso le strutture ospedaliere. Questa misura ha comportato la quasi totale scomparsa dei decessi per shock anafilattico: come dimostrano i dati di mortalità, oggi quasi nessuna persona decede per anafilassi mentre negli anni '70 morivano per shock anafilattico da siero circa 20 persone/anno (contro le 5 persone/anno che all’epoca morivano per morso di vipera).
Cosa fare in caso di morso
Quando si è morsi da una vipera ci si può trovare in luoghi abbastanza isolati, si può essere presi dal panico e comunque, in genere, non si dispone di quelle nozioni di primo e pronto soccorso necessarie per praticare alcune operazioni molto delicate sulle quali, peraltro, esistono pareri discordanti come l’incisione della ferita e la suzione del sangue.
Di seguito, si riportano una serie di indicazioni, utilizzabili da chiunque in qualunque circostanza, che non richiedono conoscenze specifiche:
1. chiamare il soccorso organizzato (118);
2. tenere a riposo la vittima, sdraiandola a terra;
3. tranquillizzare la vittima: può essere importante per rallentare la circolazione del sangue e quindi la diffusione del veleno in tutto il corpo;
4. effettuare un bendaggio di compressione 5-10 cm a monte della ferita con una fascia (vanno bene una striscia di stoffa, una cinta o un foulard). Il bendaggio deve essere stretto, ma non troppo (indicativamente deve poter passare un dito sotto la bendatura) e devono potersi rilevare le pulsazioni;
5. poiché in genere si viene morsi ad un arto, se possibile, immobilizzarlo utilizzando un ramo o una stecca di legno.
6. lavare la ferita con acqua fredda;
7. poiché il morso provoca gonfiore nella parte colpita, se questa è una mano o un braccio, sfilare anelli e bracciali;
8. evitare la somministrazione di bevande alcoliche;
9. se non si riescono a chiamare i soccorsi, trasportare la vittima al più vicino punto di assistenza sanitaria, evitando di farla camminare.
Sala Stampa
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