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Più impegno tra i giovani e nel mondo del lavoro. Vietare la vendita di sigarette ai minori di 18 anni. Per i distributori automatici accesso solo con tessera di identità
ISS 31/05/07
di Livia Turco*
La lotta al fumo resta tra le grandi priorità delle politiche di salute del Governo e del Ministero della Salute in particolare.
Come rilevano i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il fumo è la prima causa di morte facilmente evitabile, responsabile ogni anno della morte di 5 milioni di persone in tutto il mondo per cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie.
Nel nostro Paese i fumatori sono più di 11 milioni e la classe di età con il maggior numero di fumatori è quella tra i 25 e i 44 anni, sia per gli uomini che per le donne.
L’attuale normativa italiana per la limitazione del fumo negli ambienti di vita e di lavoro, a tre anni della sua entrata in vigore, presenta un bilancio positivo soprattutto per quanto riguarda la limitazione dei danni per i non fumatori, conseguente ai divieti di fumo nei locali pubblici e negli uffici.
Mentre risultati meno positivi, anche se comunque importanti, sono stati ottenuti nei confronti dei fumatori che, dopo un primo significativo decremento, sembrano però sostanzialmente stabili se non addirittura in ripresa, come ci mostrano alcune indagini demoscopiche recenti.
Di fatto il vizio del fumo permane, pur se sono cambiate le abitudini dei fumatori che sembrano essersi adattati ai nuovi divieti mantenendo però l’attaccamento alla sigaretta.
Alcuni dati possono aiutare a comprendere l’evoluzione dell’abitudine al fumo in Italia evidenziando le aree di maggior debolezza dell’iniziativa di prevenzione e contrasto messa in atto dalle Istituzioni.
In Italia si stima (ultimo dato Istat relativo al 2005) che i fumatori siano il 21,7% della popolazione di 14 anni e più. Gli uomini fumano più delle donne (27,5% contro il 16,3%). Prima della legge del 2003 i maschi fumatori erano il 28,7% e le donne il 17,4%. Un calo quindi c’è stato a dimostrazione della capacità dissuasiva della normativa, almeno nella sua fase iniziale. Ma deve far riflettere il fatto che stia aumentando la percentuale di giovani che iniziano a fumare ancor prima dei 14 anni soprattutto tra i maschi (+ 60% tra il 2000 e il 2005). Un altro indicatore ci aiuta poi a convenire sulla necessità di una ripresa forte delle iniziative di contrasto e soprattutto di prevenzione.
Ed è quello relativo alla percentuale di persone che hanno tentato di smettere di fumare. Se infatti è aumentata del 4% la percentuale dei fumatori tra i 30 e i 59 anni che hanno deciso di smettere dopo la nuova legge, è al contrario diminuita del 3% la volontà di smettere tra i più giovani in età compresa tra i 14 e i 29 anni.
Appare in questo senso opportuno aggiornare la legge del 2003, soprattutto per garantirne una più incisiva applicazione in ambienti particolari e complessi, a partire dal mondo della scuola, come stiamo valutando di fare insieme al Ministro Fioroni.
Dobbiamo quindi rafforzare l’impegno ma anche avviare nuove politiche per scoraggiare i fumatori
, che puntino soprattutto sul convincimento stabile della persona
. Per questo, come Governo, abbiamo voluto dedicare una grande parte del programma interministeriale “Guadagnare salute” alla lotta contro il fumo, prevedendo delle strategie specifiche di intervento, in particolare per proteggere dal fumo passivo, prevenire l’iniziazione al fumo dei giovani, aiutare i fumatori a smettere.
Ugualmente importante è il recepimento da parte dell’Italia della Convenzione dell’OMS sul controllo del tabacco, attualmente all’esame della Camera, per le forti implicazioni per la salute pubblica e individuale che essa comporta, anche per tutelare i minori. Essa prevede infatti il divieto di vendere sigarette ai minori di 18 anni. Una misura opportuna e giusta che ritengo sia nostro dovere adottare quanto prima. Ma uguale attenzione va comunque posta verso i fumatori adulti con un più incisivo coinvolgimento dei medici nella promozione e adozione di programmi di dissuasione al fumo.
Una nuova sfida significativa è in questo senso quella da intraprendere nel mondo del lavoro avviando una vera e propria alleanza contro il fumo, sull’esempio di quanto già attuato in alcune realtà produttive che hanno messo a disposizione dei propri dipendenti specifici programmi di dissuasione al fumo in ambito aziendale.
Importante è anche rivedere la legge 626 del 1994 sulla prevenzione e sicurezza del lavoro, prevedendo di inserire il fumo tra gli elementi nocivi per la salute dei lavoratori (pensiamo a quanto si fa per prevenire il lavoratore dai rischi di una sbagliata esposizione al computer, a fronte del fatto che non si è previsto nulla sui luoghi di lavoro per contrastare il fumo).
Inserendo il fumo tra i fattori di rischio previsti per legge si avrebbe il vantaggio di rendere più facili i controlli nei luoghi di lavoro da parte delle maestranze interne e in ogni caso si testimonierebbe un’attenzione del mondo del lavoro in sé a questa problematica.
E’ comunque mia intenzione promuovere una nuova azione concertata di controlli a tappeto sul rispetto delle attuali norme, soprattutto nei locali pubblici, con particolare attenzione agli atri delle stazioni ferroviarie, ai centri commerciali e agli uffici pubblici aperti al pubblico.
Per quanto riguarda le proposte già in discussione per consentire l’accesso ai distributori automatici di sigarette solo tramite una tessera che identifichi l’età del consumatore, evitando così l’acquisto da parte dei minori (attualmente di 16 anni, domani, mi auguro di 18), penso che sia un’iniziativa senz’altro positiva, fermo restando la limitazione dell’apertura dei distributori solo alle ore notturne e non alle 24 ore come proposto da alcuni operatori del settore.
E’ vero, infatti, che essi diventerebbero preclusi ai minori o quantomeno più difficilmente accessibili (anche se in teoria non dobbiamo escludere la possibilità di un uso improprio della tessera), ma resta il fatto che un’apertura 24 ore su 24 dei distributori automatici rappresenterebbe di per sé un allargamento dell’offerta di prodotti riconosciuti dagli stessi produttori come nocivi per la salute.
Come vedete siamo di fronte a un insieme importante di norme e azioni che intendiamo promuovere con tutte le nostre energie e con il massimo coinvolgimento delle Regioni e degli operatori sanitari, ma anche del mondo della scuola, del lavoro, della cultura e dell’informazione.
Rinunciare alle sigarette è possibile, anche se a volte, nonostante la consapevolezza dei danni, è difficile decidere. E’ per questo che vogliamo aiutare i fumatori coinvolgendo anche i medici di famiglia in interventi mirati, prevedendo la rimborsabilità dei farmaci per le fasce di reddito non abbienti, inserendo le attività di prevenzione e cura del tabagismo nei livelli essenziali di assistenza per consentire l’accesso ai servizi in modo gratuito o pagando un semplice ticket.
In occasione della Giornata mondiale senza tabacco quest’anno dedicata agli ambienti senza fumo, voglio ricordare che il nostro Paese rappresenta in Europa e nel mondo un modello a cui si stanno ispirando molti Stati che hanno allo studio normative per la tutela dal fumo passivo. Questo ci sprona ancor di più a proseguire una battaglia culturale che vedrà ulteriori e importanti cambiamenti risolutivi per la salute di tutti i cittadini.
*Ministro della salute
Sala Stampa
pres Primo Piano