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Fumo: sempre più italiani abbandonano il vizio, soprattutto tra le donne. Tra i giovani, invece, la sigaretta affascina ancora
Gli italiani stanno abbandonando via via il vizio del fumo. E sono le donne a sorprendere di più: infatti, fino a non molto tempo fa erano loro a fumare più degli uomini, mentre ora, dalla fotografia scattata dalla Doxa, emerge che è proprio il gentil sesso a far registrare la riduzione maggiore del fenomeno: - 1,8% contro lo 0,7% degli uomini.
Si osserva comunque un contesto di generale diminuzione dell’abitudine al fumo: se nel 2001 fumava circa il 29% della popolazione dai 15 anni in su e nel 2004 si era scesi al 26,2%, attualmente fuma il 24,3% della popolazione corrispondente a circa 12 milioni e 200 mila cittadini italiani (di cui il 20,3% è rappresentato dalle donne e il 28,6% dagli uomini).
I non fumatori, ossia coloro che non hanno mai acceso una sigaretta sono il 57,6% e gli ex fumatori il 18,1%, pari rispettivamente a 29 milioni di italiani e a 9 milioni di italiani. Non cambiano, invece, le loro abitudini nei confronti delle sigarette i giovani (15-24 anni) che continuano a fumare nel 26,8% dei casi.
Rispetto al numero medio di sigarette fumate al giorno la situazione rimane pressoché stabile rispetto all’anno precedente, sia per i “fumatori moderati” (meno di 15 sigarette/die) che per i “medi fumatori” (15-24 sigarette/die), mentre si registra una diminuzione dei “forti fumatori” (25 o più sigarette/die) di circa un punto percentuale (2,4% vs 1,5%). Analizzando il trend del consumo medio giornaliero si osserva, negli ultimi anni, una continua diminuzione: si è passati infatti da circa 17 sigarette al giorno del 2002 a 13,6 sigarette nel 2006.
La fascia di età in cui si fuma di più è quella compresa tra i 25 e i 44 anni, anche se i valori del 2006 (33,5% maschi, 27% femmine) sono inferiori a quelli osservati nel 2005 (35,9% maschi, 31,1% femmine). Si tende a fumare meno, invece, tra i 45 e i 64 anni rispetto ai due anni precedenti, raggiungendo un valore inferiore alla media nazionale pari al 19,3%.
Per quanto riguarda la distribuzione geografica dei fumatori, l’indagine rivela che essa è uniforme in tutta la penisola con il 25,5% dei fumatori residenti al Centro; il 24,4% al Sud e nelle Isole; il 23,8% al Nord.
I tentativi di smettere
Circa il 36,3% degli attuali fumatori, corrispondenti a 4,4 milioni di persone, dichiara di aver fatto in passato dei tentativi concreti per smettere di fumare senza però ottenere risultati brillanti. La maggior parte, infatti, ovvero il 33,5%, è riuscita a smettere solo per qualche mese, il 14,5% per qualche settimana, il 13,8% appena per qualche giorno. Solo il 22,5% si è spinto fino a smettere per qualche anno, mentre gli altri hanno semplicemente ridotto i consumi. Pochissimi sono ricorsi ad aiuti di tipo psicologico e/o farmacologico, mentre quasi tutti, in una percentuale pari all’89,2% del campione, hanno provato ad abbandonare il vizio con la propria forza di volontà, senza alcun ausilio. Tra quelli che hanno utilizzato aiuti di tipo farmacologico prevale l’uso di farmaci sostitutivi della nicotina, 7,5%. Questo evidenzia che per tutti quelli che hanno fatto tentativi di smettere c’è stato il desiderio di eliminare o comunque ridurre il vizio del fumo.
E’ proprio in quest’ottica che si colloca la funzione dei medici di base, ossia suggerire sempre a più pazienti fumatori consigli utili su come poter smettere. Purtroppo i medici che forniscono consigli sono ancora pochi, appena il 22%, il che significa che solo un medico su cinque dedica parte del proprio tempo a spiegare i danni del fumo sulla salute, nonostante ogni anno ci siano più di 80 mila morti per malattie tabacco-correlate. Se ogni medico, mediamente, convincesse solo 10 pazienti a smettere di fumare in un anno ci sarebbero circa 500 mila fumatori in meno.
Gli ex fumatori dichiarano di aver smesso grazie alla propria forza di volontà tant’è che più del 93% non ha cercato aiuti di alcun tipo e che le motivazioni principali che li hanno spinto ad abbandonare il fumo sono principalmente legati a reali problemi di salute, 46,8%, e a una maggiore consapevolezza dei danni del fumo, 28,2%.
Tra le possibili misure anti-fumo, l’81,5% del campione ritiene che l’accesso gratuito ai centri di disassuefazione sia la migliore, il 74,8% si fida dei medicinali per smettere di fumare ed il 73,1% pensa che sia utile estendere i divieti di fumo.
I motivi di cessazione (secondo l’indagine DOXA-ISS 2006 su 549 ex fumatori):
• motivi di salute 46,8%
• maggior consapevolezza dei danni 28,2%
• non mi piaceva più/mi dava fastidio 3,6%
• non volevo essere schiavo di un vizio 3,4%
• gravidanza /nascita di un figlio 6,9%
• imposto da partner/familiari 2,8%
• me lo ha raccomandato il medico 4,4%
• costo eccessivo 2,8%
• per i divieti 0,4%
• altro motivo 0,7%
Le immagini dei danni da fumo sui pacchetti di sigarette
Nel 2004 l’Unione Europea aveva proposto ai Paesi comunitari di stampare sui pacchetti di sigarette delle foto che avrebbero illustrato le conseguenze del fumo sulla salute. Nel nostro Paese la direttiva europea ancora non è stata applicata, comunque sia attraverso l’indagine Doxa–Iss si è voluta conoscere l’opinione dei cittadini in merito alla possibilità di vedere alcune immagini “shock” sui pacchetti di sigarette e quanto esse sarebbero efficaci nel convincere i giovani a non iniziare a fumare e i fumatori a smettere. Per l’indagine sono state scelte in totale 8 foto delle 42 proposte dalla Commissione Europea, di cui 4 con un contenuto emotivo angosciante e 4 con un messaggio più lieve. In generale i risultati hanno evidenziato che le prime 4 hanno un impatto più forte e quindi si dimostrano più efficaci nel contrastare l’abitudine al fumo, inoltre per esse non ci sono differenze significative tra uomini e donne e tra giovani e adulti. Al contrario tra le immagini a contenuto più moderato o ironico è interessante osservare come il problema dell’impotenza fumo-correlata sia “sottovalutato” dalle donne e dagli over 65-enni, efficaci per il 2,2% ed il 2,6% rispettivamente.
Sala Stampa
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