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Comunicato n° 7/2006 Alcol, stabile il consumo nella popolazione generale, ma sono ancora tanti gli adolescenti che bevono
PRESENTATI OGGI ALL’ISS, IN OCCASIONE DELL’ALCOHOL PREVENTION DAY,
I DATI SULLE ABITUDINI AL BERE IN ITALIA
E’ sempre elevato in Italia il numero di adolescenti che consuma bevande alcoliche: il 51,1% dei maschi e il 40,4 % delle femmine di età compresa tra i 14 ed i 17 anni dichiara di consumare almeno una bevanda alcolica prediligendo nell’ordine birra (37% e 22,4% rispettivamente per maschi e femmine) e aperitivi alcolici (24,8% e 18,7% rispettivamente per maschi e femmine). Il vino è consumato solo
dal 20,6% dei maschi e dal 12,6 % delle femmine intervistate. E la situazione non cambia per i giovani al di sotto dell’età legale di 16 anni che mostrano una quota di consumatori non irrilevante anche nelle classi di età più giovanili (11,12 e 13 anni) per entrambi i sessi. A partire da questi dati provenienti dall'indagine nazionale ISTAT Multiscopo Stili di vita e condizioni di salute
sono state elaborate alcune stime presentate oggi nel corso dell'Alcohol Prevention Day dall'Istituto Superiore di Sanità relative al periodo 1998-2003. In questo arco di tempo, le variazioni più rilevanti si registrano per le ragazze di 16 anni e per le 15enni (+ 6,3 % e + 8,7 % rispettivamente). Nella popolazione generale, invece, l’incremento medio del numero di consumatori di bevande alcoliche dal 1998 al 2003 è stato dello 0,4%.
Ovviamente il rischio per i giovani aumenta soprattutto se si vive e cresce in una famiglia il cui capofamiglia è un bevitore. Se questi eccede i limiti di 2-3 bicchieri se maschio e 1-2 bicchieri se femmina incrementa di 7 volte nel coniuge/convivente il rischio relativo di essere esso stesso consumatore a rischio rispetto al coniuge/convivente che vive in un nucleo familiare con capofamiglia astemio; analogamente è 4 volte superiore il rischio relativo dei figli di essere consumatori a maggior rischio nell’ambito di un nucleo familiare il cui capofamiglia eccede rispetto alla famiglia con capofamiglia astemio. Esiste quindi una forte influenza e una relazione diretta tra il modello di consumo delle persone di riferimento nella famiglia e i componenti della famiglia e dei figli in particolare che mostrano di assorbire
i comportamenti genitoriali.
Riguardo alla popolazione generale, invece, dopo circa venti anni di decremento costante, il consumo di alcol in Italia registra una stabilizzazione, con una media pro-capite nel 2003 di 7,4 litri di alcol assoluto (World Drink Trend). Tuttavia, secondo l’Health for All Database dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la media di consumo pro-capite per la popolazione di età superiore a 15 anni è più elevata rispetto alla stime del World Drink Trend e pari ad un valore medio registrato di 10,5 litri pro-capite nel 2003, in calo nel lungo periodo ma in crescita rispetto al 2002 (9,2 litri) e agli anni immediatamente precedenti. L’OMS ha posto, perciò, da anni come target prioritario per la popolazione europea il raggiungimento entro il 2010 di un consumo pro-capite pari a 6 litri l’anno e a zero litri per i giovani sotto i 15 anni.
Nonostante l’Italia possa definirsi, in confronto con il resto d’Europa, un Paese moderato in termini di consumo di bevande alcoliche – afferma Emanuele Scafato, responsabile dell'Osservatorio Nazionale Alcol nell'ambito dell’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga - OssFAD - dell'ISS e Direttore del Centro Collaboratore dell’OMS per la Ricerca sull’Alcol – da molti anni un numero crescente di giovani, ma anche di adulti, ha adottato abitudini che si sono allontanate da quelle tradizionali. Ed è soprattutto tra i 14-16enni che si annidano i comportamenti a maggior rischio in quanto influenzati dall’immaturità del sistema enzimatico deputato allo smaltimento dell’alcol. E ciò è vero ancor di più per le teen-agers maggiormente vulnerabili per le differenze di genere degli effetti di consumi, pur moderati, di alcol
.
I problemi sociali e di salute che così si vengono a creare, tuttavia, continua Scafato, lsarebbero facilmente evitabili a fronte di una corretta informazione e responsabilizzazione da parte dei giovani. Per questo, ogni anno, il Ministero della Salute promuove una serie di iniziative di comunicazione che, per il 2006, sono oggetto di un accordo di collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità. Tra queste: un Cd-Rom con 2 spot Tv, di cui uno ha come testimonial Gigi D’Alessio e l’altro i ragazzi di l
. Tutti i materiali saranno resi di pubblico dominio sui siti Amicil
, la nota trasmissione televisiva di Canale 5, uno spot radiofonico con Gigi d’Alessio, due locandine che mettono in guardia sui pericoli della guida in stato d’ebbrezza. Un libretto informativo “Alcol: Sai cosa bevi?” porge informazioni idonee a promuovere una reazione costruttiva da parte dei giovani mentre un ulteriore opuscolo, il lDecalogol
per i genitori, fornisce gli elementi essenziali per una riflessione da fare insieme, in famiglia, tra genitori e figlil
GIOVANI A RISCHIO
A preoccupare di più sono i giovanissimi: ragazzi e ragazze tra i 14 e i 16 anni, al di sotto dunque dell’età legale stabilita per bere alcolici, che hanno fatto registrare dal 1998, significativi incrementi per entrambi i sessi, più spiccati per le ragazze. Sono loro, infatti, le 15enni e le 16enni, che stanno accorciando la forbice tra i sessi nelle abitudini al bere, con frequenze che nella popolazione adulta sono decisamente più elevate tra i maschi. Un dato positivo, tuttavia, c’è: diminuiscono i consumatori di alcol tra i 14enni, sia tra i ragazzi (10,8% in più di astemi rispetto al 1998), che tra le ragazze (7% di astemie rispetto al 1998).
Le modalità di consumo fuori pasto tra il 1998 e il 2003 mostrano significativi incrementi per entrambi i sessi: + 42,5% per i maschi e + 59,8% per le femmine, rappresentando una moda
seguita nel 2003 dal 16,2% degli adolescenti (18% dei ragazzi e 14% delle ragazze). Tali quote si riducono, ovviamente, prendendo in considerazione la variabile fuori pasto
tutti i giorni.
Riguardo all’esposizione al rischio alcol, l’ultima indagine ESPAD (European School Survey Project on Alchool and other Drugs) condotta nel 2003 ha evidenziato che il 13% dei 15-16enni italiani beve alcolici finalizzando il bere all’ubriacatura (binge drinking) con prevalenze del 19% tra i maschi e dell’8% tra le ragazze. Inoltre, il Progetto dell’OMS Health Behaviours in Schoolaged Children
(HBSC), attraverso l’indagine 2001-2002 ha registrato tra i giovani 11-15enni italiani una prevalenza di episodi ripetuti di ubriachezza che cresce con il crescere dell’età: a 11 anni il 5,1 % e l’1 % rispettivamente per maschi e femmine; a 13 anni il 7,4% e il 5,2% e a 15 anni il 22,8% e il 16,8%. Le prevalenze registrate per i ragazzi undicenni sono al di sopra della media europea HBSC, sia per i maschi che per le femmine (media rispettivamente del 4,3% ed 1,5%) e costituiscono il fenomeno di maggiore preoccupazione in comparazione con i dati registrati per gli altri Paesi.
I nuovi dati presentati da Linda Laura Sabbadini, Direttore centrale ISTAT confermano tali preoccupanti tendenze ed evidenziano una situazione emergente di ulteriore allarme sociale relativo al “binge drinking”, il bere per ubriacarsi, che si estende a fasce sempre più ampie di popolazione e non esclusivamente adolescenziali (dati disponibili sul sito
LA POPOLAZIONE GENERALE
Secondo le stime presentate oggi dal Centro Collaboratore dell’OMS e dall’OssFAD attivi presso il Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’ISS, l’incremento medio del numero di consumatori al di sopra dei 15 anni di età, rispetto al 1998, è stato complessivamente dello 0,4% (con un incremento per gli uomini dell’1,2% e una lieve diminuzione dello 0,7% per le donne). Nel dettaglio, la prevalenza dei consumatori maschi di bevande alcoliche in Italia, a partire dal 1998, mostra un andamento variabile con una stabilizzazione all’87% del 2003. Un identico trend, anche se con percentuali inferiori, con una prevalenza registrata nel 2003 pari al 61% della popolazione femminile.
Le modalità di consumo fuori pasto mostrano una leggera diminuzione tra gli uomini ( - 3,3%) e un consistente aumento tra le donne (+ 14,4%), costituendo un modello di consumo seguito nel 2003 da circa un quarto della popolazione (38% di uomini e 14,3% di donne).
Secondo i risultati dell’indagine 2002 “Eurobarometer” promossa dalla Commissione Europea il numero di italiani che dichiara di non ritenere pericoloso il consumo di alcol è pari al 66%, quota leggermente superiore alla media europea (62%). Nel corso di un’indagine telefonica su campioni di popolazione rappresentativi degli Stati afferenti all’Unione Europea gli italiani intervistati hanno fatto registrare il primato europeo della precocità dichiarando un’età media di avvio al consumo alcolico di circa 2 anni e mezzo inferiore rispetto alla media europea: 12,2 anni rispetto ai 14,6 dell’Unione Europea.
GLI ANZIANI, HEAVY DRINKERS
L’incremento dei consumatori, però, non riguarda sono i giovani, bensì anche gli anziani che, tra gli ultra75enni di sesso maschile, fanno registrare una variazione del 7%. E’ tra le donne, poi, che si registrano consistenti variazioni, oltre che tra le adolescenti (14-17 anni con un 5,2% in più) e le giovani (18-24 anni con un 2,5% in più di bevitrici), anche tra le donne tra i 65 e i 74 anni (3% in più). Si registrano flessioni tra le 25-44enni (- 2,2 %) e tra le donne al di sopra dei 75 anni (-1,2%).
Secondo quanto si legge nel Rapporto OsservaSalute 2004 e 2005, sembra proprio che gli anziani non si attengono alle Linee Guida per una Sana Alimentazione pari ad un massimo di 20 grammi di alcol al giorno per le donne (1-2 bicchieri), e 40 grammi al giorno per gli uomini (2-3 bicchieri di una qualsiasi bevanda alcolica). Le prevalenze più elevate sono state registrate nelle classi di età 45-64 e 65-74 anni per entrambi i sessi. Il 10% circa dei consumatori di bevande alcoliche e il 2% circa delle consumatrici sono considerabili heavy drinkers
, bevitori problematici, secondo le definizioni dell’OMS.
LA GEOGRAFIA DELL’ALCOL
La distribuzione dei consumatori di bevande alcoliche sul territorio nazionale vede un incremento in tutte le regioni italiane ad eccezione di Calabria, Umbria, Sardegna, Piemonte e Valle D’Aosta. Rispetto alla precedente rilevazione, gli incrementi maggiori per il sesso maschile si registrano in Lombardia, Basilicata, Abruzzo e Veneto, ovvero in 4 delle 10 regioni con valori superiori alla media nazionale.
Le regioni dove invece si registrano i maggiori incrementi nel numero di consumatrici sono l’Abruzzo e il Friuli Venezia Giulia. Aumentano, inoltre, le consumatrici di alcol in Sardegna e in Umbria (contrariamente a quanto avviene per gli uomini). Forti diminuzioni si registrano in Campania e Puglia ; flessioni si registrano anche in Basilicata, Calabria, Molise, Sicilia e Toscana.
COSA SI BEVE
Riguardo alle prevalenze dei consumatori delle differenti bevande alcoliche, il maggior incremento tra i maschi si registra per gli aperitivi alcolici che passano, nel periodo considerato 1998-2003, dal 37,4% al 43,8% (+ 17%), seguiti da superalcolici ( + 6,6%) e amari (+ 4,4%). Diminuiscono, invece, coloro che erano soliti consumare mezzo litro di vino (- 16,5%) e più di mezzo litro di birra (- 15%) al giorno, e che rappresentano rispettivamente l’8 e l’1,7% della popolazione maschile.
Nell’ambito del consumo femminile, si evidenzia un significativo aumento delle consumatrici di aperitivi alcolici e di superalcolici con una variazione percentuale rispetto al 1998, rispettivamente di + 22,7% e + 9%. Anche in questo caso diminuisce chi prima consumava vino e birra in quantità superiori al mezzo litro giornaliero, categorie che rappresentano rispettivamente l’1,1% e lo 0,2% della popolazione femminile.
Ancora una volta sono i giovani a preoccupare, quelli tra i 14 e i 16 anni, tra cui il consumo dovrebbero essere pari a zero. I dati mostrano, invece, un consistente aumento nel corso dei 4 anni in esame, tra gli adolescenti di sesso maschile, degli aperitivi alcolici (+ 43,5%) dei superalcolici (+ 28,7%). Un’inversione di tendenza si registra per il consumo di vino (- 4,1%) e di birra (- 9,6%). Ciononostante nel 2003, il più elevato numero di bevitori giovani riguardava i consumatori di birra (314.802 individui) seguiti da quelli di superalcolici (212.764) e di amari (97.778).
Le loro coetanee consumano principalmente birra (19%), aperitivi alcolici (16%), con una diminuzione rispetto al 1998 del consumo di birra, ma con un aumento di quello di aperitivi alcolici. Molte di loro, poi, consumano superalcolici (62.195) e amari (49.930).
I TASSI DI OSPEDALIZZAZIONE CAUSATI DALL’ALCOL
Secondo i dati presentati al Parlamento nella Relazione annuale del Ministro della Salute sull’implementazione delle azioni connesse alla Legge 125/2001, nel 2004 il tasso nazionale di ospedalizzazione per diagnosi totalmente attribuibili all’alcol è di 167,2 (valore per 100.000 abitanti) nel 2003, in lieve decremento rispetto al 171,1 del 2002.
Il numero delle dimissioni ospedaliere per le diagnosi totalmente attribuibili all’alcol (tanto in causa principale di ricovero che nelle cause successive) è risultata pari a 96.262 unità nel 2003, rispetto alle 99.321 unità rilevate nell’anno 2000.
Nell’anno 2003 il numero delle diagnosi ospedaliere per patologie totalmente attribuibili all’alcol è risultato pari a 108.294, rispetto alle 113.651 diagnosi registrate nel 2002. Il 78,5 % delle diagnosi totalmente attribuibili all’alcol sono relative ad individui di sesso maschile (84.963 complessivamente), il 21,5 % a pazienti di sesso femminile (23.331) di tutte le età; un lieve incremento p stato registrato tra i maschi rispetto all’anno 2002.
Il 12,2 % delle diagnosi ospedaliere totalmente alcol-attribuibili si registra nelle fasce di età più giovani (15-35 anni) con incidenza prevalente per la diagnosi di abuso di alcol ed effetti tossici dell’alcol. L’intossicazione alcolica è stata oggetto di diagnosi anche per la fascia di individui con età fino a 14 anni; lo 0,2% di tutte le diagnosi effettuate fanno riferimento pressoché esclusivo agli effetti tossici dell’alcol.
Fra il 2000 e il 2003 la distribuzione percentuale delle diverse diagnosi totalmente alcolcorrelate presenta una tendenza sostanzialmente stabile nel tempo fatta eccezione per la diagnosi di cirrosi epatica alcolica, per la quale è stato registrato un incremento del 14,1 % (dal 26,3% al 30,0%).
Nel 2004, 53.914 soggetti alcoldipendenti (41.829 uomini e 12.085 donne) risultano in carico presso i servizi territoriali per le alcoldipendenze operanti nell’ambito del SSN. Nel corso degli ultimi sette anni, a partire dall’anno 1996, risulta costante e progressivo l’aumento del numero di alcolisti afferenti alle strutture sanitarie pubbliche, con un numero più che raddoppiato degli alcoldipendenti in trattamento, con forti variazioni geografiche ed un gradiente nord-sud. Risulta in incremento tra il 2003 ed il 2004 il numero di alcoldipendenti di sesso femminile appartenenti alle fascie di età giovanili sino ai 49 anni e per 20-29enni e gli ultrasessantenni di sesso maschile.
Nel 2004, lo stato di ebbrezza alcolica ha costituito il 72% del totale delle cause di incidenti stradali collegati ad alterazioni dello stato psicofisico del conducente, con 4.140 casi rilevati (rispetto ai 3.548 del 2003).Rispetto agli anni precedenti, nell’anno 2004 si è registrato un incremento del numero di incidenti stradali: nelle notti tra venerdì e sabato risulta confermata la più marcata correlazione tra incidente stradale e abuso di sostanze ivi compreso l’alcol. Nell’anno 2004 sono stati rilevati dall’ISTAT 224.553 incidenti stradali (contro i 231.740 del 2003) che hanno provocato 5.625 morti (contro i 6.065 del 2003), con un indice di mortalità (rapporto tra numero di morti e numero di incidenti) sostanzialmente invariato rispetto agli anni precedenti.
L’incidente stradale continua a rappresentare per i maschi 15-24enni la causa principale di mortalità con il 46,2% sul totale dei decessi rilevati nel 2002, in aumento rispetto al 44,1% del 2000. Sul totale delle cause accertate o presunte di incidente stradale, quelle correlate a stato di ebbrezza rappresentano nel 2004 l’1,5% del totale, in aumento dello 0,3% rispetto al dato del 2003 (1,2%), e vengono accertate per la maggior parte nelle strade urbane.
L’esperienza del Telefono Verde Alcol
E’ attivo presso l’Istituto Superiore di Sanità il Telefono Verde Alcol (TVA) 800 63 2000, in funzione dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 16, a cui gli operatori rispondono per dare informazioni e fornire orientamenti basati sull’esperienza dell’Osservatorio su Fumo, Alcol e Droga e del Centro OMS per la Ricerca sull’Alcol con cui tale iniziativa di comunicazione è stata realizzata, nel tentativo di favorire, a livello individuale e collettivo, l’adozione di stili di vita e di consumo alcolico sani.
Nel 2005 il numero delle telefonate al TVA si è notevolmente incrementato superando nei primi 9 mesi dell’anno quello delle telefonate complessive ricevute nell’intero anno 2004. La comparazione tra periodi omogenei (gennaio-settembre 2004 con 147 telefonate - 2005 con 262 telefonate) consente di verificare un incremento del 79% medio con picchi significativi nella domanda nei mesi di gennaio, marzo e luglio.