Eventi
Sport invernali, 30 mila infortuni ogni anno
Sono due i gruppi di sportivi maggiormente a rischio sulla neve, mentre sciano o mentre si divertono con lo snowboard: i giovani tra i 15 e i 24 anni e, tra gli sciatori, gli adulti dai 45 anni in su. E se tra gli sciatori l’incidenza dei traumi aumenta con l’età, in particolare oltre i 50 anni, tra gli snowboarders avviene il contrario, si registra cioè una diminuzione degli incidenti già tra i 25 e i 34 anni e un calo ancora più sensibile oltre i 35 anni. Il ritratto dell’infortunato nella pratica degli sport invernali è stato tracciato da SIMON, il Sistema Nazionale di Monitoraggio degli Incidenti in Montagna, giunto alla sua seconda edizione, curata dall’Istituto Superiore di Sanità.
I dati sono stati raccolti durante la precedente stagione sciistica, 2004-2005, in numerose stazioni sciistiche italiane situate su tutto l’arco alpino e appenninico, dal Centro Addestramento Alpino della Polizia di Stato che ha sede a Moena, dal Centro Carabinieri Addestramento Alpino di Selva Valgardena e dalle società che gestiscono gli impianti di risalita in Italia, per un totale di circa 25.000 casi di infortunio, pari a circa l’85% del totale stimato.
“E’opinione diffusa che lo snowboard sia un attrezzo meno governabile, e quindi potenzialmente più pericoloso, di quanto non lo sia lo sci”, dichiara Marco Giustini, ricercatore dell’ISS e principale curatore del rapporto. Come può, dunque, accadere che proprio usando gli attrezzi più rischiosi, gli snowboarders più maturi incorrano in un numero sempre più ridotto di incidenti sia rispetto agli sciatori, sia rispetto ai più giovani utilizzatori della tavola? “La risposta più logica e verosimile” – va avanti il ricercatore – “è da ricercarsi nella diversa percezione soggettiva del rischio. Se tra i 15 e i 24 anni ci si sente immortali, lo snowboarder più maturo, sia per la maggiore esperienza, sia forse per la consapevolezza dei propri limiti nella prontezza di riflessi, può essere indotto a un comportamento più cauto e prudente, dal che deriva la riduzione dei rischi e, quindi, degli infortuni. Una spiegazione che non è trasferibile agli incidenti sugli sci, in quanto lo sci viene percepito come più governabile e in grado di “perdonare” eventuali errori. Ne consegue che la percezione di una maggiore sicurezza e il senso di padronanza del mezzo inducano ad atteggiamenti “di routine” più disinvolti, potenzialmente suscettibili di far trovare lo sciatore impreparato di fronte ad un rischio improvviso”.
Non c’è dubbio che, guardando al panorama complessivo degli incidenti sulle piste da sci, i giovani rappresentino un gruppo particolarmente a rischio: il 50% degli infortuni avviene, infatti, entro i 30 anni di età, mentre oltre i 2/3 accade entro i 40 anni. L’età media dell’infortunato è 32 anni (il 54% è di sesso maschile, il restante 46% è rappresentato dal gentil sesso), alzandosi a 34 nella pratica dello sci, abbassandosi a 24 anni in quella dello snowboard. Un dato che riflette il fatto che la pratica delle nuove attività sportive (lo snowboard è una moda relativamente nuova, soprattutto se paragonata allo sci) avviene essenzialmente ad opera dei più giovani e, tra questi, dei maschi, solitamente più inclini a provare le nuove tendenze dello sport (tra gli snowboarders che si fanno male il 67% è rappresentato da maschi, il 33% da femmine a paragone, rispettivamente, del 52% di maschi e del 48% di femmine tra gli sciatori infortunati).