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Fumo in corsia, divieto rispettato ma solo tre ospedali su dieci hanno centri antifumo
A distanza di qualche mese dall'entrata in vigore della legge anti-fumo, in appena un ospedale su 200 è stata rilevata un'infrazione, ma solo nel 50% delle strutture viene fornito aiuto al personale sanitario che vuole smettere. Inoltre solo il 32% degli ospedali è in grado di indirizzare i cittadini verso centri antifumo. Lo ha rilevato l'Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell'ISS che ha coordinato una ricerca per verificare come sono stati recepiti in ambito ospedaliero i divieti introdotti con la recente normativa anti-fumo. Un dato è certo: aumenta la cultura della tutela della salute dal fumo. "Con l'entrata in vigore della nuova legge, la maggioranza degli intervistati ha giudicato "buono" il rispetto del divieto" - ha spiegato Piergiorgio Zuccaro, direttore dell'Osservatorio Fumo Alcol e droga - "da una precedente indagine effettuata dall'ISS era invece emerso che solo il 49.5% degli ospedali giudicava "sufficiente" il grado di rispetto del divieto raggiunto".
L'indagine ha, inoltre, rivelato che nel 63,3% degli ospedali non esiste un centro antifumo. Invece, tra le strutture sanitarie che hanno un centro a cui far riferimento, che sono il 32%, il 25% ha il centro antifumo nella stessa località dove si trova l'ospedale, mentre il 6,3% indirizza i cittadini verso strutture che si trovano in altre località.
Gli ospedali che hanno aderito alla ricerca sono stati 536, con un tasso di copertura delle strutture sanitarie nazionali pari al 65%. Il 42% dei questionari elaborati proviene dal Nord, il 20% dal Centro, il 38% dal Sud e dalle Isole. Dalla ricerca è, inoltre, emerso che solo il 71.5% degli ospedali aveva completamente bandito il fumo prima dell'entrata in vigore della nuova normativa nel gennaio 2005, nonostante già esistesse una legge che invitava ad una politica di controllo del tabagismo. Il 13% degli ospedali aveva zone specificamente dedicate ai fumatori; i pazienti, i visitatori e il personale sanitario venivano avvisati, nel 99.6% dei casi attraverso cartelli di divieto e nel 23.5% dei casi anche con opuscoli o brochure informative, circolari rivolte ai reparti e ai ricoverati, corsi di formazione per il personale e cartellonistica di vario genere.
Anche le infrazioni contestate sembrano essere in aumento: si è passati, infatti, da 57 segnalazioni di infrazioni nel corso del 2004, a 24 segnalazioni nei primi due mesi del 2005. Naturalmente, non è sufficiente "vietare" il fumo in ospedale, ma è necessario progettare interventi articolati di educazione e prevenzione: nel 43.3% degli ospedali viene fornito aiuto al personale che vuole smettere di fumare attraverso corsi (48.7%), convenzioni con il Centro antifumo più vicino (21.6%), distribuzione di materiale informativo (44.8%) o attraverso ambulatori antifumo (29.7%).
Per quanto riguarda l'aggiornamento dei cartelli di divieto in linea alla nuova normativa, l'88.6% delle strutture ha risposto asserendo che ha provveduto all'aggiornamento, il 2% lo sta facendo, mentre l'8.8% ancora non vi ha provveduto. I cartelli si trovano quasi sempre all'ingresso dell'ospedale (nel 97.4% dei casi). Inoltre, ne è provvisto l'85.3% degli ambulatori, il 98% delle sale d'attesa e il 90% degli uffici dell'amministrazione. Il 19.6% appone cartelli anche in ogni stanza dell'ospedale, mentre il 23.7% segnala il divieto di fumo nei luoghi comuni, tipo scale, ascensori, corridoi e mense. Il 97% delle strutture ha nominato dei vigilanti.
Sebbene la stragrande maggioranza degli intervistati, circa il 75%, non ritenga che la nuova normativa debba essere migliorata, il 19% pensa invece che si possa farlo attraverso la realizzazione di spazi per fumatori, aumentando la chiarezza sulle figure e le procedure sanzionatorie, auspicando al contempo campagne di promozione/educazione sanitaria. Altro punto cruciale risultano essere le difficoltà incontrate dalle strutture ospedaliere nell'applicazione della nuova normativa. In diversi questionari si sottolinea ad esempio la difficoltà di fare applicare la legge nei reparti di psichiatria, la difficoltà nel comminare le sanzioni amministrative e nel comunicare la sanzione al visitatore-trasgressore.
Sala Stampa
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