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Marotta alla guida dell’ISS
Fu Emanuele Paternò, professore di chimica all'Università di Palermo e primo capo del Laboratorio di chimica dell'ISS, a 'notare' presso l'ateneo siciliano uno studente particolarmente dotato: Domenico Marotta. Questi, laureatosi in chimica nel 1910, aveva dato prova della sua abilità quando, quello stesso anno, aveva assunto la direzione del laboratorio di chimica di Palermo in seguito allo scoppio nella città di un'epidemia di colera.
Marotta, "Mimì" per i suoi amici e "Don Mimì" per chi enfatizzava le sue origini siciliane, venne nominato direttore dell'ISS il 25 luglio 1935 e vi rimase fino al 29 luglio 1961. Ventisei anni di incessante attività per ottimizzare la qualità e la quantità dei risultati del lavoro dell'Istituto. Vennero innanzitutto insediati numerosi servizi tecnici, sia di tipo generale, sia di tipo specifico rispondenti ai bisogni di ciascun laboratorio (gli stabulari, gli uffici amministrativi, i magazzini, le officine, la biblioteca, concepita quest'ultima come un compromesso tra due formule, con un parte del materiale localizzata al centro dell'edificio, facilmente accessibile e con il materiale più specifico suddiviso nelle biblioteche degli altri laboratori). Nel 1946 venne costruito un microscopio elettronico, il primo e unico realizzato in Italia, che sostituiva quello della ditta Siemens donato dalla Germania, ma sequestrato proprio dai tedeschi dopo l'8 settembre '43. Nel 1947, venne lanciato il Piano Missiroli che, finanziato in parte dall'UNRRA (l'Agenzia delle Nazioni Unite "Relief and Rehabilitation Administration") e basato sul DDT, portato dagli Alleati e di cui, all'epoca, ovviamente, non si conoscevano gli effetti avversi, ebbe la meglio definitivamente sulla malaria. Nel 1948, fu stabilito un impianto pilota, il "fermentatore", per la produzione della penicillina, operativo a pieno ritmo dal 1951 e iniziativa senza eguali al mondo.
All'Istituto venne anche affidata la formazione professionale di ricercatori provenienti dall'esterno, oltre che lo svolgimento di congressi e conferenze scientifiche. A tale scopo furono fondate due grandi sale: l'Aula Magna (oggi Aula Pocchiari) con 300 posti a sedere e l'Anfiteatro (oggi Aula Marotta) con 150 posti, i laboratori vennero dotati di attrezzature specifiche e fu allestito un museo dove conservare e mostrare al pubblico gli 'antichi' strumenti scientifici, dall'indubbio significato storico e valore artistico. Marotta, inoltre, volle che la ricerca fatta in Istituto fosse messa a disposizione della comunità scientifica, tramite la redazione dei cosiddetti "Rendiconti dell'Istituto Superiore di Sanità", la cui pubblicazione iniziò nel 1938, ma che dal 1965 ad oggi vennero chiamati "Annali dell'Istituto Superiore di Sanità".
Il periodo di maggiore crescita del personale si ebbe verso la fine degli anni Quaranta e l'inizio degli anni Cinquanta: fu in questo arco di tempo che venne creato il Laboratorio di chimica terapeutica prima e quello di scienza veterinaria poi, seguito dal Laboratorio di elettronica per tenere il passo con i rapidi progressi della tecnologia medica e della strumentazione da laboratorio. In questo periodo, inoltre, crebbe quantitativamente e qualitativamente il lavoro del Laboratorio di fisica, a partire dalla nomina a capo laboratorio di Mario Ageno, uomo capace e pieno dio energie proveniente dalla vicina Università "La Sapienza". Verso la fine della presidenza Marotta, nel 1958, fu fondato il Ministero della Salute.
Due Premi Nobel all'ISS
Marotta, che conosceva Francesco Saverio Nitti, primo ministro del Regno d'Italia nel 1919-1920, rifugiatosi a Parigi per scappare alla persecuzione del regime fascista, prese contatti con la figlia di questi, Filomena, ricercatrice presso l'Istituto Pasteur e moglie di Daniel Bovet, che diverrà più tardi il leader della ricerca sugli antistaminici e Premio Nobel per la Medicina o la Fisiologia nel 1957. Bovet fu chiamato nel 1948 a guidare il nuovo Laboratorio di chimica terapeutica, da subito fiore all'occhiello dell'Istituto.
Sempre nel 1948, Marotta aveva chiamato a lavorare in Istituto un altro 'genio', Ernst Boris Chain, anche lui Premio Nobel per la Medicina o la Fisilogia nel 1945 insieme a Alexander Fleming e Howard Florey per la scoperta della penicillina. La sua attività si diversificò subito in due aree di ricerca: il metabolismo dei carboidrati e il meccanismo d'azione dell'insulina, da una parte, i processi di fermentazione per lo sviluppo e la produzione di antibiotici e di altre sostanze terapeutiche, dall'altra. Studi che portarono alla fondazione nel 1951 del Centro Internazionale di Chimica Microbiologica, diretto da Chain medesimo. A differenza di Bovet, infatti, Chain non divenne mai cittadino italiano, fatto che non permise all'Istituto di includerlo formalmente nell'organigramma del Laboratorio di biochimica.
Con la fine della presidenza Marotta, inizia un periodo di 'alterne' vicende, durante il quale alcuni scienziati tra i più qualificati lasciano l'Istituto per trasferirsi nelle università italiane. Tra loro, anche Bovet e Chain che, entrambi nel 1964, vanno, il primo ad insegnare farmacologia all'Università di Sassari, il secondo all'Imperial College di Londra. Il movimento sessantottino, inoltre, coinvolse anche una parte dell'Istituto, fino a provocarne l'occupazione e il successivo blitz della polizia. Tutto concorse ad evidenziare la necessità di una riforma dell'Istituto che fu approvata nel 1973. Francesco Pocchiari, intanto, che aveva cominciato a lavorare con Chain e che dirigeva il Laboratorio di biochimica, venne nominato direttore dell'ISS il 28 aprile 1972.
Sala Stampa
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