Un bambino su sette in Europa soffre di asma, mentre negli Stati Uniti una percentuale di bimbi compresa tra il 3% e l'8% risulta affetta da disturbi neurocomportamentali che riducono le loro capacità di apprendere e di socializzare fino a provocare varie forme di ritardo mentale e di autismo. In tutti i Paesi industrializzati, poi, le allergie sono in costante aumento tra i più piccoli, come pure i tumori, soprattutto le leucemie acute che rappresentano circa 1/3 di tutte le neoplasie pediatriche. Patologie, queste, che gli esperti hanno da tempo correlato all'esposizione a fattori di rischio ambientale, considerando l'ambiente nella sua più ampia accezione, come contesto di vita cioè che include l'alimentazione, i luoghi domestici e determinati comportamenti umani.
Allo scopo, dunque, di proteggere la salute di una delle fasce di popolazione più vulnerabile, l'Istituto Superiore di Sanità partecipa, nell'ambito del progetto europeo SCALE, a due gruppi di lavoro, l'uno impegnato sugli "interferenti endocrini", l'altro sui disordini neuropsicologici.
Il primo gruppo, coordinato da Alberto Mantovani, del Dipartimento di Sanità Alimentare ed Animale dell'ISS, si occupa di quelle sostanze che possono alterare, soprattutto nel corso della gravidanza e nel periodo della prima infanzia, lo sviluppo del sistema endocrino. E per le quali è possibile il rischio di una loro presenza negli alimenti per l'infanzia. Pertanto sono due i contaminanti che, nell'ambito delle priorità individuate da SCALE, sono sotto osservazione da parte dell'ISS: la semicarbazide e il bisfenolo A, il primo riscontrato nei vasetti di omogeneizzati e il secondo nella plastica dei biberon venduti negli Stati Uniti. Estendendo il discorso anche ad altri "interferenti endocrini", di cui, tuttavia, mancano ancora, in tutti i Paesi europei, dati sui loro livelli nell'organismo, va ricordato che il contributo dell'ISS giunge anche da un sito tematico interamente dedicato all'argomento e costantemente aggiornato e dal Registro Nazionale degli Ipotiroidismo Congenito.
Il secondo gruppo, alla cui attività contribuisce Gemma Calamandrei, del Dipartimento di Biologia cellulare e Neuroscienze dell'ISS, si è soffermato sulla correlazione tra i disordini neurocomportamentali e l'esposizione, involontaria e volontaria, a fattori di rischio ambientale, quale l'abuso di alcool in gravidanza o l'assunzione di farmaci antiepilettici nel primo caso (esposizione 'volontaria'), elevati livelli di contaminazione con diossine, policlorobifenili e pesticidi nel secondo caso (esposizione 'involontaria'). Il risultato di quest'attività è consistito, finora, nell'elaborazione di due rapporti disponibili sul sito del progetto SCALE e sul sito "ambiente" della Commissione Europea .
I risultati di questi e di altri gruppi di lavoro dovranno essere valutati e adottati dagli stati membri dell'Unione Europea, cui spetterà il compito di destinare appropriate risorse per le eventuali strategie a breve e lungo termine. L'appuntamento per discutere, tra gli altri, di questi temi, è a Budapest, dove dal 23 al 25 giugno prossimo, avrà luogo la conferenza intergovernativa "Ambiente e salute: il futuro dei nostri bambini", organizzata col patrocinio dell'ufficio europeo dell' Organizzazione Mondiale della Sanità.
In Rete
Gli effetti dell'inquinamento sui bambini, secondo un nuovo studio OMS pubblicato su "The Lancet" il 19 giugno 2004