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Sigarette, l'impatto delle nuove scritte sui pacchetti
"Il fumo uccide": è questa la frase che più impressiona i giovani tra tutte quelle da qualche mese possono essere lette sui pacchetti di sigarette. Anche se poi il numero delle sigarette fumate rimane sostanzialmente lo stesso. E' quanto emerge da un'indagine Doxa, condotta nel periodo marzo-aprile 2004 in 122 comuni italiani, per incarico dell'Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l'Istituto Mario Negri e la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.
Secondo l'indagine, effettuata su 3.050 soggetti di età maggiore ai 15 anni, la scritta che rimane più impressa è "il fumo uccide", ricordata da più dell'80% delle persone intervistate. Ad esserne più "colpiti" sono proprio i giovani dai 15 ai 24 anni, che la ricordano addirittura nel 90% dei casi, segno questo che le frasi "minacciose" inducono maggiormente alla riflessione proprio chi, potenzialmente, vanta un'aspettativa di vita ancora lunga. Ma poi, nella maggior parte dei casi, si tratta di un buon proposito che difficilmente si traduce in azione. Infatti, se la media generale di chi ha smesso di fumare o ridotto il numero di sigarette impaurito dalle nuove scritte è pari al 10%, quando si parla di giovani la percentuale scende al 7.6%.
In generale, quindi, le nuove scritte sono ben ricordate dai fumatori, ma di fatto non colpiscono fino al punto di abbandonare il vizio. Circa la metà del campione (51,5%), pur se colpito, continua a fumare allo stesso modo e nelle stesse quantità. Per oltre il 38% del campione, poi, la nuova misura sarebbe del tutto indifferente e non in grado di incidere sulle abitudini quotidiane. Risulta, infine, che l'insensibilità alle nuove scritte aumenta in proporzione alla crescita dell'età dei soggetti intervistati. Infatti, tra coloro che sono rimasti del tutto indifferenti, il 32% ha un'età compresa tra i 15 e i 24 anni, il 35,5 % tra i 25 e i 44, il 42,5% tra i 45 e i 64, mentre oltre il 55% ha più 65 anni.
Le frasi che rimangono più impresse, subito dopo "il fumo uccide", sono quelle che invitano a riflettere su come "il fumo danneggia gravemente te e chi ti sta intorno"(47%), su come "possa provocare il cancro ai polmoni" (circa il 44%), su come "in gravidanza faccia male al bambino" (35%) e invecchi la pelle (30%). Via, via, con percentuali minori, le frasi che rammentano il rischio di sviluppare malattie cardio-vascolari o polmonari, un'elevata dipendenza da nicotina e la possibilità di rivolgersi al proprio medico o farmacista per farsi aiutare a smettere.
Oltre alle scritte sui pacchetti, l'indagine ha anche analizzato le potenzialità di una politica basata sull'aumento dei prezzi come deterrente per invitare la gente ad abbandonare le sigarette. Il risultato non è incoraggiante: la maggioranza del campione, infatti, trova la misura del tutto inutile a fronte di uno scarso 10% che la ritiene, invece, molto efficace. In una posizione di mezzo, con il 25%, chi pensa che il rincaro delle sigarette possa influire abbastanza positivamente sulle abitudini al fumo dei giovani. Piuttosto riluttante, infine, il 30% del campione che trova l'idea poco utile.
Sala Stampa
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