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AIDS/HIV: terapia antiretrovirale più efficace quanto più rapido è il calo dei CD4 prima del trattamento
ISS 16 Maggio 2011
Quanto più veloce è il declino dei CD4 prima dell’inizio della terapia antiretrovirale combinata, tanto più veloce è il recupero da parte pazienti HIV positivi. Lo dimostra per la prima volta uno studio europeo coordinato dai ricercatori del Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie e Immunomediate dell’ISS (MIPI), condotto su 2000 pazienti con data di infezione nota, pubblicato su AIDS e accompagnato da un editoriale di Paul Sax (professore all’Harvard Medical School).
Il nuovo dato, secondo cui una maggiore rapidità del declino dei linfociti CD4 prima della terapia corrisponde un recupero più veloce (mentre si è viceversa osservato che i pazienti con declino molto lento hanno un recupero più lento a seguito della terapia), può rappresentare un passo significativo nella soluzione di quello che spesso è ancora un dilemma nella pratica clinica, vale a dire l’individuazione di quale sia il momento più opportuno per iniziare la terapia antiretrovirale combinata denominata cART (Combined Antiretroviral Treatment) nei pazienti HIV positivi, specie se asintomatici.
Le linee guida finora pubblicate danno indicazioni che si basano sulla conta dei linfociti cosiddetti CD4. In particolare, alcune delle linee guida più recenti raccomandano l’inizio della terapia quando si verifica un decremento annuo di almeno 100 cellule per microlitro. Questa raccomandazione però non era finora supportata da dati scientifici.
Il risultato è importante – afferma Maria Dorrucci, coordinatrice dello studio - perché conferma quanto sia fondamentale monitorare il paziente osservando l’andamento temporale della conta dei CD4 prima di decidere se iniziare la terapia
. Questi dati, con riferimento ai pazienti con rapido declino dei CD4, supportano le linee-guida recenti che raccomandano di iniziare la terapia anche in presenza di valori assoluti relativamente elevati (ad esempio, anche nel caso della soglia dei 500 CD4/mmc), mentre al contrario molti medici hanno la tendenza a dire ai pazienti infettati di recente Let's wait and see
(letteralmente osserva e attendi
), perché ritengono che sia meglio non iniziare subito un trattamento.
Un invito alla cautela giunge da Giovanni Rezza, direttore del MIPI, secondo il quale i risultati sono estremamente interessanti, ma sarebbe meglio attendere un’ulteriore conferma prima di allargare ulteriormente i criteri di ingresso precoce in trattamento
.