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Cs n° 8-2011 - Ambiente e salute, presentati all'ISS i risultati di alcuni studi
ISS 13/04/2011
Nelle tre giornate di lavoro, dall’11 al 13 aprile, al Convegno Ambiente e Salute
, dedicato al Programma Strategico 2008-2010, sono stati presentati e discussi i risultati più significativi delle quattro aree tematiche che costituiscono il Programma: clima e salute (coordinato dal Centro interdipartimentale di biometeorologia dell’Università di Firenze), inquinamento atmosferico e salute (coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario della Regione Lazio insieme al Centro Prevenzione oncologica della Regione Piemonte e all’Ospedale Maggiore-Policlinico Mangiagalli e Regina Elena di Milano), impatto sanitario del ciclo dei rifiuti (con riferimento agli effetti sulla riproduzione associati alla residenza in prossimità degli inceneritori di rifiuti solidi urbani, coordinato dal Servizio di Sanità pubblica della Regione Emilia-Romagna) e impatto sanitario dei siti contaminati (coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità).
Clima e salute
La salute è influenzata significativamente dal clima. Le ondate di calore e di freddo (ma con meno osservazioni) sono responsabili di eccessi di morbidità e mortalità, perché gli eccessi di temperatura sono all’origine di una accelerazione di certi danni fisiopatologici irreversibili. E’ il caso delle morbidità e mortalità respiratorie, cardiovascolari e cerebrovascolari, sulle quali nell’ambito del Convegno sono stati presentati contributi di elevata qualità. La mortalità per cause naturali è anche essa statisticamente dipendente dal clima. Le persone anziane e le donne costituiscono dei gruppi a rischio elevato.
La salute è ancor più influenzata dai cambiamenti climatici a cui noi assistiamo negli ultimi 100 anni, che agiscono non solamente sulla salute ma anche sui suoi fattori di rischio, come gli allergeni, gli inquinanti e gli eco-sistemi dei vettori delle malattie infettive. Purtroppo gli effetti dei cambiamenti climatici sono ancora dibattuti. Infatti, se è stato dimostrato un aumento significativo delle temperature, i dati sugli effetti sulla salute sono ancora scarsi.
I dati più consistenti sono quelli sui pollini e le malattie allergiche, asma inclusa. I cambiamenti climatici sono all’origine di modificazioni importanti nel ciclo pollinico, quali l’avanzamento e l’allungamento delle stagioni polliniche nonché l’aumento delle concentrazioni di allergeni. Si osserva altresì che, a causa dei cambiamenti climatici, le specie vegetali invadono nuovi habitat. Ne risultano più pollini, più potenziale allergenico e conseguentemente un rischio più elevato di esposizione ad allergeni e di malattie allergiche. I cambiamenti climatici, tramite le inondazioni porteranno alla proliferazione delle muffe che saranno responsabili non solamente di malattie allergiche ma anche di malattie respiratorie croniche come la BPCO.
I cambiamenti climatici porteranno ad un aumento dell’ozono e del particolato, per cause antropogeniche (combustione, traffico...) o naturali (desertificazione, eruzioni vulcaniche, incendi incontrollati...). Ne risulteranno danni più importanti per la salute ed una riduzione della speranza di vita degli individui esposti.
L’ozono e il particolato aumenteranno l’effetto degli allergeni. E viceversa, le temperature aumenteranno l’effetto degli inquinanti. Le persone anziane, i bambini ed i pazienti con BPCO saranno più a rischio di subire gli effetti dell’inquinamento. Nei gruppi a rischio bisogna includere le popolazioni socialmente più fragili (classi sociali meno favorite) perché potenzialmente più esposte ai fattori di rischio dipendenti dai cambiamenti climatici e sopra citati.
Per riassumere, gli effetti sanitari dei cambiamenti climatici sono complessi e dipendono da relazioni e meccanismi di interazioni e sinergici tra più fattori ambientali ed esiti sanitari. La suscettibilità e la vulnerabilità individuali fanno parte del processo. Dal punto di vista scientifico altri studi basati su serie temporali di esposizioni e esiti sanitari di più’ decenni sono necessari.
Inquinamento atmosferico e salute
Gli effetti sanitari dell’inquinamento atmosferico sono importanti per la salute pubblica. Possono essere distinti in effetti a breve termine (acuti, dopo poche ore o giorni dalle esposizioni) o a lungo termine (cronici, per esposizioni di lunga durata). Gli effetti a breve termine illustrati sono i risultati del progetto EpiAir, un programma di sorveglianza epidemiologica di 10 grandi città italiane finanziato dal Ministero della Salute. In queste città, il PM10, l’NO2 e l’ozono sono responsabili di un aumento della mortalità e dei ricoveri ospedalieri per cause cardiovascolari e respiratorie. In molte città italiane non sono rispettate le indicazioni di legge sulla qualità dell’aria e le ripercussioni sulla salute sono notevoli. Per la città di Roma è stato indagato l’effetto delle polveri ultrafini, misurate da una centralina presso l’ISS, che sono state messe in relazione con un aumento di ricoveri ospedalieri per scompenso cardiaco e aggravamento delle patologie respiratorie croniche. E’ stato osservato che le persone con precedenti malattie cardiache e respiratorie sono particolarmente suscettibili. In particolare, il Dipartimento di Epidemiologia del Lazio ha seguito una popolazione di 147.000 persone residenti a Roma con una diagnosi di broncopneumopatia cronica ostruttiva, e ha messo in evidenza che queste persone corrono un rischio particolarmente più alto della popolazione non malata di morire per effetto dell’inquinamento, e si arriva ad un aumento del 10% della mortalità per cause respiratorie per ogni 10 ug/m3 di polveri PM10.
Il ruolo della esposizione personale è stato indagato dallo studio PM Care, che ha considerato persone sane, cardiopatici e pneumopatici, monitorando le esposizioni personali a diverse frazioni di particolato, e la risposta cardiaca all’inquinamento. Si è notato che le particelle ultrafini modificano la normale variabilità della frequenza cardiaca.
E’ stato sottolineato inoltre che le condizioni climatiche influenzano in modo notevole l’effetto degli inquinanti. E’ stato osservato per esempio che nei giorni estivi più caldi, la mortalità aumenta non solo per effetto delle alte temperature ma anche per effetto dell’ozono, un inquinante secondario di particolare importanza a seguito dell’irraggiamento solare.
Gli effetti a lungo termine hanno un impatto molto più grande di quelli a breve termine, e la forte relazione tra esposizione ad inquinanti ed arteriosclerosi è stata sottolineata. Le nuove conoscenze scientifiche sono utili per informare i decisori politici sulla necessità di azione. E’ importante interrogarsi sui motivi per i quali le città italiane hanno livelli di inquinamento così alti mentre in ambito europeo ci sono città, come Londra, per esempio, che pur partendo da condizioni molto sfavorevoli (si ricordi il fumo di Londra degli anni ’50) sono riuscite a ridurre l’inquinamento in modo considerevole. In queste città sono stati assunti impegni e intraprese azioni conseguenti. E’ dunque possibile modificare la situazione attuale.
Il Programma Ambiente e Salute
ha contribuito ad aumentare le conoscenze disponibili in Italia sugli effetti dell’inquinamento e ha concorso a definire le aree di maggiore interesse per la ricerca futura. In sostanza, obiettivi futuri sono la conoscenza degli effetti delle polveri a seconda della loro sorgente (traffico, riscaldamento, industria, lunga distanza), della loro composizione (metalli, idrocarburi aromatici), della loro dimensione (fine ed ultrafine). Occorre inoltre valutare meglio le condizioni che più conferiscono suscettibilità, per meglio proteggere le popolazioni più deboli. Occorre infine un progetto nazionale sull’inquinamento atmosferico.
Impatto sanitario del ciclo dei rifiuti
Per quanto riguarda il ciclo di rifiuti, sono stati presentati i primi risultati dello studio su incenerimento dei rifiuti solidi urbani ed eventi avversi della gravidanza, che rappresenta lo sviluppo di una parte del Progetto MONITER, promosso dalla Regione Emilia-Romagna per valutare l’impatto sanitario complessivo dell’incenerimento dei rifiuti. Lo studio ha preso in considerazione eventi riproduttivi, sulla cui associazione con l’esposizione ad emissioni da inceneritore sono disponibili pochi dati di letteratura. Si tratta del rapporto tra sessi alla nascita e dei parti gemellari, per i quali questo studio ha confermato i risultati dei lavori più recenti, che non rilevano alcuna associazione. Anche per i nati a termine sottopeso non è stata rilevata un’associazione con l’esposizione esaminata, coerentemente con quanto emerge nei due studi epidemiologici che considerano questo evento. L’esito piccoli per età gestazionale
, non esplorato in alcuno studio precedente, mostra un trend debolmente significativo per livelli crescenti di esposizione, senza tuttavia che i livelli più elevati di esposizione presentino un’occorrenza dell’esito significativamente più elevata del livello di riferimento. Lo studio ha invece rilevato una associazione coerente e statisticamente significativa tra livelli di esposizione ad emissioni da inceneritore e nascite pretermine. Questi risultati confermano quelli ottenuti dall’unico precedente studio, svolto a Taiwan, che ha preso in considerazione l’evento nascita pretermine.
I risultati di questo lavoro devono essere inseriti nel complesso di conoscenze preesistenti e contribuiscono al complessivo processo di riconoscimento della potenziale tossicità di un agente/esposizione, ovvero alla costruzione di un livello di evidenza progressivamente meno incerto. I risultati dello studio contribuiscono alla valutazione della componente salute nella visione complessiva delle politiche di gestione dei rifiuti.
Impatto sanitario dei siti contaminati
Per quanto riguarda i siti contaminati, sono stati presentati i risultati del Progetto SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale Territori e Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento).
Coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità tra il 2007 e il 2010 nell’ambito del Programma Strategico Ambiente e Salute, promosso dal Ministero della Salute, il progetto è stato realizzato in collaborazione con il Centro Europeo Ambiente e Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, il Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa e l’Università di Roma La Sapienza. SENTIERI ha valutato la mortalità della popolazione residente in 44 siti di interesse nazionale per le bonifiche in un periodo di otto anni. La popolazione studiata è di circa 6 milioni di abitanti residenti in 298 comuni. Sono state prese in considerazione 63 cause di morte, tumorali e non - tra queste ultime, malattie respiratorie, circolatorie, neurologiche e renali - potenzialmente associate alla residenza in prossimità di poli chimici, petrolchimici, raffinerie, stabilimenti siderurgici, centrali elettriche, miniere e cave, aree portuali, siti di smaltimento dei rifiuti ed inceneritori. SENTIERI ha indagato circa 400.000 decessi relativi a una popolazione complessiva di circa 5.500.000 abitanti. Vi è grande variabilità fra i siti in esame per dimensioni della popolazione, caratteristiche della contaminazione ambientale, presenza di specifici poli produttivi e altre fonti di pressione ambientale, stato di avanzamento degli interventi di bonifica e risanamento industriale.
Anche il quadro di mortalità è diversificato. La mortalità osservata per tutte le cause e per tutti i tumori supera quella media della regione di appartenenza, rispettivamente in 24 e in 28 siti.
In alcuni casi, i nessi causali sono chiari perché esistono conoscenze scientifiche adeguate per spiegare le osservazioni. Questo vale per l’aumento della mortalità per mesotelioma pleurico nei siti caratterizzati dalla presenza di amianto o di altre fibre asbestiformi (ad esempio Casale Monferrato, Broni, Biancavilla).
In altri casi si osservano incrementi della mortalità per cause per le quali il nesso causale con l’inquinamento ambientale è sospettato ma non accertato, ad esempio il tumore polmonare nella popolazione residente in siti contaminati da poli siderurgici (ad es. Taranto) e petrolchimici (ad es. Porto Torres) o siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi (ad es. Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano). In questi contesti, parallelamente all’avanzamento delle attività di bonifica, è opportuno migliorare le stime del rischio da esposizioni ambientali anche misurando il contributo delle esposizioni professionali. In altri siti ancora (ad es. Sesto San Giovanni, Cengio e Saliceto (Val Bormida) e Manfredonia) la mortalità osservata è inferiore all’attesa, il che può riflettere la risultante di un quadro di partenza favorevole, di una contaminazione ambientale che non si è tradotta in esposizione della popolazione ad agenti tossici tale da determinare un danno alla salute, di un buon avanzamento delle opere di bonifica e di riconversione industriale, con attività a minore impatto ambientale, o di definitiva dismissione dell’attività industriale stessa.
Lo studio dello stato di salute delle popolazioni residenti nei siti inquinati continuerà, con il sostegno del Centro per il Controllo delle Malattie del Ministero della Salute, indagando negli stessi siti l’andamento dei ricoveri ospedalieri, per considerare anche le malattie non mortali, e insieme all’Associazione Italiana dei Registri Tumori (AIRTUM) l’andamento dell’incidenza delle malattie oncologiche.
In conclusione, SENTIERI mostra che lo stato di salute delle popolazione residenti in alcuni siti esaminati appare risentire di effetti avversi più marcati rispetto alle regioni di appartenenza, e in questi contesti, il profilo sanitario che emerge presenta criticità che contribuiscono a identificare le azioni più urgenti di bonifica e risanamento industriale.
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