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Influenza A: l’epidemia in Italia contenuta grazie al lavoro dell’ISS e del Ministero della Salute
ISS 19/06/2009
Il numero dei casi, le persone colpite, i sintomi, i trattamenti ricevuti. Insomma, tutte le caratteristiche epidemiologiche e la distribuzione geografica del virus H1N1, all’origine dei primi 54 casi di influenza A (ricordiamo che attualmente i casi in Italia sono 88) diagnosticati nel nostro Paese tra il 27 aprile e il 10 giugno 2009, sono state descritte in uno studio uscito sulla rivista
Lo studio Eurosurveillance è relativo, appunto ai primi 54 casi confermati, di cui 6 riguardano viaggiatori di ritorno dal Messico, epicentro della nuova influenza a partire dalla metà di marzo, 42 hanno colpito italiani tornati dagli Stati Uniti (dove nell’aprile scorso, i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno identificato i primi 2 casi), 2 dal Canada e 1 dalle Bahamas. Solo 3 i casi dovuti ad una trasmissione cosiddetta in-county, ovvero proprio in Italia. Circa il 30% dei pazienti sono stati ricoverati in ospedale, mentre al rimanente 70% è stato consigliato di rimanere a casa per un periodo di 7 giorni, in linea con le raccomandazioni del Ministero della Salute. L’età media dei pazienti è di 27,5 anni e in oltre la metà dei casi confermati (52%) si è trattato di donne. Tutti hanno ricevuto trattamenti antivirali.
Per quanto attiene alla distribuzione geografica, 33 casi sono stati identificati in centro Italia: 12 di questi hanno coinvolto un gruppo di studenti appartenente a due scuole della capitale, poi chiuse per precauzione per una settimana, che avevano partecipato ad un meeting delle Nazioni Unite a New York. Tutti quanti avevano viaggiato sullo stesso volo. Altri 19 casi sono stati identificati nelle regioni del nel Nord e 2 in quelle del Sud.
L’articolo evidenzia la qualità e la tempestività del lavoro svolto dai laboratori appartenenti alla rete di sorveglianza, 15 in tutto quelli coordinati dal Centro Nazionale Influenza (NIC) dell’ISS, più 12 laboratori ospedalieri che, nei casi di emergenza, sono coinvolti in questo tipo di sorveglianza virologica. Molti di questi laboratori hanno sviluppato metodologie per una rapida diagnosi del nuovo virus, un virus che mostrava una combinazione unica di segmenti di geni, mai vista prima né nei virus influenzali umani né in quelli suini. Il NIC ha poi provveduto ai controlli di qualità e alla validazione delle attività dei laboratori per giungere così a diagnosi definitive che confermassero o meno, rapidamente, i casi di influenza. Sempre il NIC si è occupato del raccoglimento dei dati.
Proprio questo tipo di lavoro, che ha permesso diagnosi precoci, profilassi antivirali e conseguenti misure di isolamento, quali la chiusura delle scuole, ha contribuito al contenimento dell’infezione in Italia, almeno in questa prima fase dell’epidemia, rispetto ad altri Paesi europei.