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EUROCARE 4, cresce il numero dei malati di cancro che guariscono e aumenta la sopravvivenza degli altri pazienti oncologici
ISS 24/03/09
Aumenta in Europa il numero di pazienti oncologici guariti, di coloro cioè che riescono a raggiungere la stessa aspettativa di vita del resto della popolazione. E cresce pure la percentuale dei pazienti che, pur morendo di tumore, sopravvivono più a lungo alla loro malattia con una discreta qualità di vita. Lo rivela EUROCARE 4, il più vasto studio epidemiologico sulla sopravvivenza dei malati di cancro, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l’Istituto Tumori di Milano. Nell’ultima monografia, pubblicata sullo European Journal of Cancer, i ricercatori hanno analizzato i dati di 93 Registri Tumori presenti in 23 Paesi, per un totale di 13.500.000 pazienti con una diagnosi di cancro avuta nel periodo 1978-2002, seguiti poi fino a dicembre 2003, alcuni anche oltre.
I pazienti guariti
I ricercatori hanno confrontato due periodi, 1988 - 1990 e 1997 - 1999, osservando come i pazienti guariti dal cancro al polmone sono aumentati dal 6 all’8%, quelli che avevano una diagnosi di cancro allo stomaco e ne sono guariti sono passati dal 15 al 18% e quelli con neoplasia al colon retto dal 42 al 49%. Scendendo nel dettaglio e considerando tutto l’arco temporale 1988 – 1999, sono guariti dal 4 al 13% dei pazienti con tumore al polmone, dal 9 al 30% di quelli con neoplasia alla stomaco, dal 25 al 49% di coloro che avevano un cancro colorettale, dal 55 al 73% delle donne con tumore della mammella.
Considerando invece tutti i tipi di cancro combinati, la guarigione varia dal 21% della Polonia al 47% dell’Islanda per gli uomini e dal 38% sempre della Polonia al 59% di Francia e Finlandia per le donne.
Le variazioni geografiche, dunque, sono marcate. Per esempio, Danimarca, Repubblica Ceca e Polonia mostrano la proporzione più bassa di pazienti con tumore del polmone guariti (meno del 5%), mentre Francia e Spagna la più alta (più del 10%). Nel caso del cancro colo rettale, in Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia sono guariti meno del 30% di malati, laddove in Francia la percentuale è del 49%. Finlandia, Francia, Spagna e Svezia mostrano circa il 73% di pazienti con tumore della mammella guarite, laddove Repubblica Ceca, Polonia e Slovenia meno del 60%. Un gap dovuto all’introduzione degli screening a partire dalla metà degli anni Novanta nell’Europa occidentale, grazie a cui si è potuta salvare la vita di molte donne.
Per il cancro alla prostata, la Francia è in cima alla classifica con oltre il 60% degli uomini guariti, mentre la Danimarca presenta una percentuale di guariti del 14%. Nel caso del tumore prostatico però un valore così basso, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non indica necessariamente un problema sanitario. In Danimarca infatti è assai poco diffuso il test PSA: questa metodica di diagnosi precoce evidenzia molti tumori silenti che non avrebbero altrimenti mai dato luogo a disturbi e non sarebbero mai arrivati a diagnosi. La bassa percentuale di guariti si riferisce quindi ad una casistica ridotta e selezionata per l’alta aggressività della malattia. Peraltro, la mortalità per cancro alla prostata in Danimarca non è maggiore di quella degli altri paesi del nord Europa, dove invece è molto diffusa la diagnosi precoce col test della PSA.
Aumenta la sopravvivenza
L’aumento della sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi per tutti i tipi di cancro considerati è stato globalmente del 5% per gli uomini (passato dal 34 al 39%) e del 7% per le donne (dal 52 al 59%). Nel dettaglio, gli incrementi più significativi della sopravvivenza riguardano il tumore della prostata (salito dal 58 al 79%), del colon e del retto (dal 48 al 54% per entrambi i sessi), del seno (dal 74 all’83%). Questo, dicono gli studiosi, è stato possibile anche grazie alla diffusione della diagnosi precoce, ovvero del test del PSA per la prostata, della mammografia, della colonscopia e dell’esame del sangue occulto nelle feci per il colon-retto.
Minori, ma ugualmente degni di nota, gli incrementi della sopravvivenza nei pazienti affetti da cancro allo stomaco (dal 22 al 24%), alla laringe (dal 62 al 64% negli uomini), da melanoma della pelle (dal 78 all’83%), dal linfoma di Hodgkin (dal 77 all’83%) e da quello di non- Hodgkin (dal 49 al 56%), da leucemia (dal 37 al 42%). La sopravvivenza non si è invece allungata per le donne affette da tumore alla laringe ed alla cervice uterina, e, per entrambi i sessi, per i tumori ai polmoni. Il marcato aumento della sopravvivenza nei paesi in cui essa era bassa agli inizi degli anno 80 suggerisce che sono stati fatti miglioramenti per l’adozione di procedure diagnostiche adeguate e di protocolli di trattamento standardizzati.
Nonostante la riduzione delle disparità geografiche in tema di sopravvivenza, lo studio ha rivelato il persistere di alcune cospicue differenze tra Paesi, soprattutto per i pazienti con diagnosi avuta tra il 1995 e il 1999. I tassi di sopravvivenza per il cancro alla mammella (79%), al colon – retto (54%) e allo stomaco (25%) sono più alti nel nord Europa: in Finlandia, Svezia, Norvegia e Islanda, più bassi in Gran Bretagna e Danimarca e bassissimi nella Repubblica Ceca, in Polonia e in Slovenia. Francia, Italia e Svizzera presentano tassi più elevati di questi ultimi Paesi, poco al di sotto di quelli dei Paesi nordici. Le ragioni vanno ricercate probabilmente, oltre che nelle differenze di accesso allo screening per avere diagnosi precoci, anche nella diversa disponibilità dei trattamenti.
Analizzando le diagnosi oncologiche fatte tra il 2000 e il 2002, i ricercatori hanno potuto ipotizzare che, per la maggior parte dei tumori, i miglioramenti della sopravvivenza sono destinati a continuare per il prossimo decennio . Come pure, però, le differenze tra Paesi.
La sopravvivenza nei giovani e nei bambini
La sopravvivenza a 5 anni per tutti i tipi di cancro è nel complesso dell’81% per i bambini da 0 a 14 anni e dell’87% per gli adolescenti e i giovani adulti (15-24 anni). Netti miglioramenti si sono visti nei casi di leucemia acuta linfoide e di tumore al sistema nervoso centrale nei bambini, e nei casi di linfoma non-Hodgkin per gli adolescenti e i giovani adulti.
La sopravvivenza negli anziani e le differenze uomo-donna
Dopo i 70 anni i livelli di sopravvivenza si abbassano rispetto ai pazienti di mezza età (55-69 anni), a causa probabilmente di una diagnosi tardiva, della presenza di altre patologie e di maggiori difficoltà, o addirittura dell’impossibilità, di accedere alle cure. Questo è vero specialmente per le donne, ma se scendiamo con l’età, sono proprio le donne a mostrare tassi di sopravvivenza più elevati rispetto agli uomini in 21 dei 26 tipi di cancro analizzati, e per 15 di questi le differenze si sono rivelate statisticamente significative. Soprattutto nei casi di cancro localizzati alla testa e al collo, alle ossa, alla tiroide, allo stomaco e per il melanoma della pelle. Le donne vivono meno solo nei casi di tumore del tratto biliare, della vescica e della laringe. Nel complesso, a 5 anni dalla diagnosi, le donne vivono il 2% di più (52% vs 50%). Il 4% in più se sono sotto i 64 anni, a testimonianza che gli ormoni sessuali giocano un ruolo non indifferente.
I pazienti con più di un tumore
Il 6% dei soggetti coinvolti in EUROCARE 4 aveva più di una diagnosi di cancro. Per loro, ovviamente, la sopravvivenza a 5 anni dall’ultima diagnosi si è mostrata più bassa: in media -0.4% nelle donne e – 0.7% negli uomini in 44 dei 45 tumori considerati con differenze maggiori per il cancro alla laringe (- 1.9%), all’orofaringe (-1.5%) e al pene (-1.3%).