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IGEA, per la prevenzione delle complicanze del diabete
ISS 13/11/2008
di Marina Maggini*
Integrazione, GEstione e Assistenza per la malattia diabetica
, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie. La scelta del nome non è certo casuale: IGEA, infatti, oltre a proteggere la salute, era anche associata alla prevenzione delle malattie, al risanamento in senso lato e al mantenimento nel tempo dello stato di salute. E proprio questo si prefigge IGEA: migliorare la salute e la qualità di vita dei pazienti diabetici, aiutandoli nella prevenzione delle complicanze attraverso un miglioramento dell’assistenza e dell’autogestione della malattia.
Il progetto nasce dalla consapevolezza che il diabete, con le sue complicanze, rappresenta ancora un grave problema sanitario per le persone di tutte le età e di tutte le razze e, nonostante i miglioramenti terapeutici ed assistenziali, è ancora grande la distanza tra la reale qualità dell’assistenza erogata e quanto raccomandato in sede scientifica. Questa consapevolezza ha indotto il Ministero della Salute, con il Piano Sanitario Nazionale 2003-2005, ad impegnare fortemente il Servizio Sanitario Nazionale nei confronti del diabete. Le complicanze del diabete, in particolare, sono state tra le aree di intervento prioritarie previste dal Piano di Prevenzione Attiva 2004-2006 e dal successivo Piano Nazionale di Prevenzione 2005-2007 (allegato all’Intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005) che ha previsto la realizzazione di progetti regionali finalizzati, nel caso del diabete, a prevenirne le complicanze tramite l’adozione di programmi di “disease management”, ovvero di gestione integrata della malattia.
Il disease management è oggi considerato lo strumento più indicato per migliorare l’assistenza delle persone con malattie croniche. Queste persone, infatti, hanno bisogno, oltre che di trattamenti efficaci, anche di continuità di assistenza, informazione e sostegno per raggiungere la massima autogestione possibile. Secondo l’OMS per attuare un intervento di disease management è fondamentale disporre: di linee guida basate su prove di efficacia e promuovere un’assistenza multidisciplinare; disporre di sistemi informativi sostenibili e ben integrati sul territorio che incoraggino non solo la comunicazione tra medici, ma anche tra medici e pazienti per ottenere un’assistenza coordinata e a lungo termine; promuovere l’autogestione dei pazienti quale componente essenziale dell’assistenza ai malati cronici.
Il Centro Nazionale per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie (CCM) e l'Istituto Superiore di Sanità hanno predisposto, a partire dal 2006, il progetto IGEA che prevede la definizione della strategia complessiva dell’intervento e il coordinamento e il supporto ai progetti regionali.
Obiettivo generale del progetto è quello di ottimizzare i percorsi diagnostici e terapeutici mettendo il paziente e non il sistema al centro dell’organizzazione assistenziale attraverso la realizzazione di un modello assistenziale che:
- garantisca interventi efficaci per la totalità dei diabetici;
- attui gli interventi secondo i principi della medicina basata sulle prove;
- assicuri la possibilità di misurare sia la qualità delle cure che il miglioramento degli esiti;
- assicuri la possibilità di attivare gradualmente un modello di assistenza su tutto il territorio nazionale, tenendo conto delle diverse realtà territoriali, ma garantendo comunque uniformità negli interventi.
Nell’ambito del progetto IGEA si sta, quindi, realizzando un insieme di azioni volte a favorire il miglioramento dell’assistenza al paziente diabetico:
- Predisposizione di un documento di indirizzo sui requisiti clinico organizzativi per la “gestione integrata del diabete mellito” corredato di un sistema di indicatori. E’ stato, quindi, identificato un panel multidisciplinare di esperti per analizzare gli studi primari, le revisioni sistematiche e le linee-guida disponibili in letteratura. Il panel è stato chiamato a valutare criticamente la qualità delle prove e a graduare la forza delle raccomandazioni attraverso il metodo GRADE (Grades of Recommendation Assessment, Development and Evaluation).
- Predisposizione di pacchetti formativi e di un piano di formazione rivolto ai medici di medicina generale e ai diabetologi. L’acquisizione di nozioni, linguaggio e atteggiamenti comuni è, infatti, una condizione necessaria per applicare con successo la gestione per percorsi assistenziali. Il piano di formazione vuole essere uno strumento a disposizione delle Regioni per l’implementazione della gestione integrata, attraverso l’attivazione di momenti di riflessione e formazione comuni tra gli operatori dei vari servizi e i gruppi portatori di interessi, orientati alla condivisione e alla valutazione delle nuove strategie operative.
- Progettazione di una campagna di informazione e comunicazione sulla gestione integrata del diabete e sulla prevenzione delle complicanze che prevede la partecipazione attiva dei diversi interlocutori (pazienti giovani, adulti, operatori della rete dei servizi, associazioni di pazienti) per arrivare alla produzione di materiale informativo condiviso. A questo scopo si sta conducendo un’indagine qualitativa con focus group sui bisogni di informazione percepiti dai diversi gruppi coinvolti. L’indagine qualitativa si è posta l’obiettivo di descrivere i bisogni di informazione dei pazienti diabetici e delle loro famiglie rispetto alla gestione integrata del diabete (rete dei servizi) e alla prevenzione attiva delle complicanze (cosa fare e quando); identificare le persone, gli strumenti e le modalità di diffusione delle informazioni.
- Attivazione di un Sistema Informativo all’interno del quale tutti gli attori coinvolti possano scambiare e condividere le informazioni essenziali alla realizzazione del programma (la gestione clinica, le funzioni attive di follow-up, la valutazione dell’efficacia-efficienza, etc). L’analisi delle informazioni e delle funzionalità necessarie al Sistema Informativo è una fase che precede ed è indipendente da quella della realizzazione del Sistema Informatico e della scelta di una specifica piattaforma tecnologica.
E’ da sottolineare, infine, come un progetto nazionale sulla prevenzione delle complicanze del diabete possa contribuire a ridurre le disuguaglianze sociali. E’ diffusa la falsa percezione che il diabete, come altre malattie croniche, sia un problema soprattutto delle classi più agiate mentre sono proprio le classi economicamente e socialmente svantaggiate ad esserne più gravemente coinvolte. Le persone indigenti e meno istruite tendono ad avere comportamenti a rischio per diversi motivi: percorsi scolastici più brevi; maggiore stress psicosociale; scelta limitata dei modelli di consumo; accesso inadeguato alle cure e alla educazione sanitaria; hanno minore possibilità, inoltre, di sostituire comportamenti a rischio con abitudini più sane ma spesso più costose. L’OMS ha ricordato come un circolo vizioso leghi strettamente le malattie croniche alla povertà: il carico delle malattie croniche grava soprattutto sui poveri e d’altra parte, le malattie croniche possono portare individui e famiglie alla povertà e trascinarli in una spirale negativa di malattia e indigenza.
*Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità
Sala Stampa
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