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“ERA”, l’Atlante della mortalità evitabile

Pubblicato 14/05/2007 - Modificato 10/02/2020

ISS 14/05/07

Diminuiscono in Italia i decessi per mortalità evitabile, sia tra gli uomini che tra le donne: si passa dagli 83.600 decessi tra gli uomini di età inferiore ai 75 anni nel 1996 a 71.200 nel 2002, con un decremento del 15%; tra le donne si ha un’analoga riduzione (del 16%) che ha portato dalle 42.700 donne decedute per cause evitabili nel 1996 a un valore di 36.000 nel 2002. In sette anni, dunque, sia per le donne che per gli uomini il numero di morti evitabili è sceso in media di uno ogni sei. E’ quanto emerge da “ERA- Atlante 2007- Mortalità Evitabile per genere ed USL”, il volume presentato all’ISS nel corso di un convegno, frutto di una proficua collaborazione interdisciplinare e inter-istituzionale tra l’ISS, l’Università di Tor Vergata, l’ISTAT, il Ministero della Salute e la Nebo Ricerche Pa.

Mentre le precedenti analisi sulla mortalità evitabile venivano riferite solo alle età comprese tra 5 e 64 anni, in questo nuovo studio, “l’attenzione è stata posta sull’arco di età che va da 0 a 74 anni - afferma Susanna Conti, direttora dell’Ufficio di Statistica dell’ISS – per tenere conto sia del progressivo allungamento della vita media che dei fragili primi anni di vita. Altro elemento innovativo di ERA 2007 è che tutte le analisi sono state condotte per genere: ciò per tenere conto delle diverse patologie che causano la morte degli uomini e delle donne e delle diverse e peculiari misure preventive che si possono approntare”.

Nonostante negli ultimi anni la situazione della mortalità evitabile stia costantemente migliorando, ancora nel 2002, ultimo dato ufficialmente disponibile, oltre 71.000 uomini e 36.000 donne sono morte per cause evitabili, come dire che una persona deceduta ogni 5 di quell’anno aveva meno di 75 anni e la sua causa di morte era fra quelle che la letteratura scientifica riconosce come comprimibile con politiche pubbliche adeguate; solo per fare alcuni esempi, sono contrastabili: le morti per tumore al polmone, attraverso una lotta al tabagismo, quelle per tumore al collo dell’utero, con la diffusione di screening per diagnosi precoce, quelle per infarto, attraverso uno spettro di azioni vasto, che va dagli interventi sugli stili di vita al miglioramento della diagnostica e della cura, alla tempestività dei soccorsi.

“La mortalità evitabile è un fenomeno molto complesso, che sarebbe semplicistico attribuire direttamente a meriti o carenze specifiche e immediatamente individuabili dei servizi sanitari – conclude la ricercatrice – tuttavia, indicazioni basate sull’evidenza scientifica possono efficacemente contribuire alla stesura dei Piani di Prevenzione che, ai vari livelli, stanno lodevolmente entrando a far parte delle attività del nostro Servizio Sanitario”.

Mortalità evitabile, differenze di genere

Uomini e donne si differenziano nettamente nella caratterizzazione delle cause di morte contrastabili. Gli uomini, infatti, muoiono soprattutto per tumori maligni dell’apparato respiratorio (circa 16.200 decessi nel 2002) e per malattie ischemiche del cuore (15.600 decessi), seguiti dai decessi per tumore dell’apparato digerente e per incidente (circa 10.000 decessi per ciascuna delle due cause). Diverso è il quadro per il genere femminile, dove spiccano i “big killer”, ovvero i tumori maligni del seno e dell’apparato riproduttivo (con circa 8.000 decessi). Altre cause rilevanti, tumori maligni dell’apparato digerente, malattie ischemiche e malattie cerebrovascolari, sono responsabili, ciascuna, all’incirca di 5.000 decessi.

Si evidenzia dunque che per entrambi i generi, e soprattutto per gli uomini, sono appropriate le iniziative di prevenzione primaria, mentre per le donne è opportuno estendere le iniziative di screening, quali quelle riguardanti le mammografie e i Pap-test, che, insieme allo screening per il tumore del colon-retto per entrambi i generi, sono contenute nel Piano Nazionale di Prevenzione Attiva, approvato con l’accordo Stato-Regioni.

Le conseguenze sulla speranza di vita

La speranza di vita alla nascita è per gli uomini attualmente di circa 77 anni. In assenza di mortalità evitabile, salirebbe a 81.6 anni, con un guadagno di circa 5 anni. Nel caso delle donne, la speranza di vita, in assenza di mortalità evitabile, salirebbe dagli attuali 83 anni a 85.5, con un aumento di circa due anni e mezzo.

La geografia della mortalità evitabile

Una polarizzazione geografica è particolarmente evidente per la mortalità evitabile degli uomini: tutte le regioni del nord del Paese hanno valori più elevati della media nazionale, ad eccezione della Liguria e, all’opposto, la Campania e la Sardegna sono le regioni meridionali con i valori più elevati. Nella mortalità evitabile femminile, invece, si ha una situazione più articolata: tre delle quattro regioni del Centro Italia (Umbria, Marche, Toscana) hanno i valori più bassi, mentre il Lazio si segnala sopra la media nazionale; fra le regioni meridionali, in generale, con valori ridotti di mortalità evitabile, si notano le eccezioni di Sicilia e Campania.


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