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Studi clinici: quello che si deve sapere

Pubblicato 20/04/2007 - Modificato 10/02/2020

ISS 18/04/07

Non soltanto pubblicazioni e opuscoli, ma esempi concreti. I risultati degli studi clinici sono dimostrabili e realistici. A tali risultati è attribuibile l’aumento della sopravvivenza di malati di cancro della mammella, del testicolo, delle leucemie e dei linfomi. È stato dimostrato anche il miglioramento sensibile del decorso post operatorio in casi di terapia chirurgica dei tumori, per non parlare dei nuovi farmaci prodotti che riescono a ridurre gli effetti indesiderati delle terapie per il cancro. Il problema è che i pazienti ne sanno ancora troppo poco. Innanzitutto è fondamentale puntualizzare che gli studi clinici rappresentano un’attività di ricerca che coinvolge le persone. Costituiscono l’ultima tappa di un lungo percorso che inizia con la sperimentazione sugli animali e riguarda lo studio di nuove terapie e l’effetto di nuovi farmaci, senza tralasciare lo sviluppo di nuovi trattamenti per il migliorare il controllo del dolore e la qualità della vita.

Esistono diversi tipi di studi clinici: gli studi sulla prevenzione tentano di identificare gli stili di vita o altri fattori che possano ridurre l’incidenza della malattia; gli studi sui metodi di screening e di diagnosi precoce hanno l’obiettivo di identificare esami clinici che permettano di diagnosticare il cancro in fase precoce; gli studi diagnostici, invece, mirano al miglioramento delle procedure diagnostiche in modo da identificare subito il cancro e seguire il decorso clinico. Esistono anche studi genetici, i quali tentano di identificare i geni che possano associarsi allo sviluppo di un cancro. Gli studi sul trattamento, poi, tentano di scoprire nuovi farmaci, procedure biologiche, chirurgiche e radiologiche. Infine gli studi sul miglioramento della qualità della vita sono rivolti a tutte quelle pratiche che possono ridurre il dolore fisico e dare sostegno psicologico.

L’importanza degli studi è duplice: innanzitutto perché un trattamento derivato da questi studi potrebbe diventare una nuova cura standard; in secondo luogo, perché i malati stessi possono trarre vantaggi dai nuovi trattamenti. Ovviamente un certo margine di rischio è da mettere in conto, ma ogni studio adotta misure rigorose per prevenire, ed eventualmente curare, i danni ai pazienti. Chi sceglie di partecipare a uno studio clinico riceverà la terapia in un centro specifico per il trattamento e la cura dei tumori in ospedale, ma anche nell’ambulatorio del medico. L’équipe che si prenderà cura del malato è composta da medici, infermieri, assistenti sociali e altre figure professionali. Il paziente seguirà il percorso terapeutico e verrà seguito e monitorato anche dopo la conclusione del trattamento. Ogni studio clinico ha un piano, chiamato protocollo, redatto dal medico, chiamato investigatore, che descrive le modalità e lo svolgimento dello studio, indica il numero di pazienti da arruolare e la frequenza del piano terapeutico. Ogni protocollo deve essere approvato dal Comitato etico che appura che la ricerca non esponga i pazienti a rischi estremi o eticamente scorretti.

Gli studi clinici prevedono tre fasi di ricerca. La prima è dedicata alla l’individuazione del modo migliore per somministrare il nuovo trattamento e per studiare eventuali effetti collaterali. La seconda fase punta a stabilire se il nuovo trattamento ha un effetto anti-cancro, se riduce le dimensioni del tumore o migliora le analisi del sangue. La terza fase, invece, confronta i risultati ottenuti da un gruppo di pazienti (trattati con il farmaco in studio), con quelli ottenuti dal gruppo di controllo (trattati con un altro farmaco). La selezione dei pazienti da inserire nei due gruppi viene fatta con una procedura casuale che prende il nome di randomizzazione e ha lo scopo di evitare possibili influenze sui risultati dello studio dovute a fattori non correlati con i trattamenti oggetto della ricerca.


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