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Comunicato N°4/2006 Presentato all'ISS l'Atlante della mortalità evitabile
Roma, 23 febbraio 2006
Sono almeno 100mila le persone in Italia che dal 1995 ad oggi potevano morire e che sono invece sopravvissute grazie a una politica sanitaria incentrata sulla mortalità evitabile, ovvero sulle cause di morte prevenibili tramite interventi di tipo socio-sanitario. La stima è la somma di una serie di dati che testimoniano un decremento annuale dei decessi: dai circa 3mila morti in meno del 1996 ai seimila del 1998 fino ai 13mila decessi in meno calcolati nel 2000 e agli oltre 16mila del 2002 e così via, facendo registrare un costante miglioramento, soprattutto negli ultimi anni, che fa dell’Italia uno dei paesi più longevi al mondo. Marche, Liguria, Toscana, Calabria e Puglia: le regioni dove si muore meno a causa della mortalità evitabile. E’ quanto emerge dall’ultimo volume “ERA - Atlante 2006 - Contesto Demografico e mortalità evitabile”, presentato oggi presso l’Istituto Superiore di Sanità e frutto di due anni di collaborazione fra l’Università di Tor Vergata, l’ISTAT, Nebo Ricerche PA e ISS. Il corposo Atlante ERA 2006, composto da circa 300 pagine e consultabile da oggi on line sul sito
I risultati che emergono dall’Atlante sono incoraggianti. Ciò nonostante nel 2002, l’ultimo anno per cui si dispone di dati ufficiali, risultano ancora quasi 70 mila le persone morte per cause evitabili. Come dire che un morto ogni 10 in quell’anno aveva tra 5 e 69 anni di età e che la causa di morte era fra quelle riconosciute come “comprimibile” dalla letteratura scientifica con politiche pubbliche adeguate. Per fare alcuni esempi, sono considerate contrastabili le morti per tumore al polmone grazie alla lotta al tabagismo, quelle per tumore al seno con la diffusione di screening per diagnosi precoce, quelle per infarto attraverso uno spettro di azioni che va dagli interventi sugli stili di vita al miglioramento della diagnostica e della cura e ancora alla tempestività dei soccorsi.
La ‘mappa’ della mortalità
La mortalità evitabile non è uguale dappertutto e non migliora dappertutto allo stesso modo. In generale, a livello nazionale risulta che sono circa 10 i potenziali giorni di vita persi ogni anno a causa di una morte evitabile tra le persone di età compresa tra i 5 e i 69 anni. Un numero a prima vista molto piccolo, che tuttavia riassume in sé circa 210.000 casi di morte evitabile avvenuti nel trienno che va dal 2000 fino al 2002.
Restringendo il focus, secondo quanto emerge dall’Atlante, sono le Marche, la Liguria, la Toscana, la Calabria e la Puglia le regioni con una mortalità evitabile più bassa. Piemonte, Valle d’Aosta, Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia Giulia e Sardegna quelle invece più penalizzate, dove cioè sono relativamente più alti i rischi di morire per una causa prevenibile, come un tumore al polmone, un infarto o un incidente stradale.
Sono questi solo alcuni dei dati contenuti nell’Atlante della mortalità evitabile per USL, dove vengono calcolati e presentati oltre 1500 valori di giorni di vita potenziale persi nelle circa 200 USL distribuite lungo tutto il territorio nazionale. Partendo da queste, per ognuna delle 200 USL, sono stati considerati vari indicatori relativi agli aspetti demografici - popolazione residente, età, indice di vecchiaia, tasso di natalità etc. - e alla mortalità evitabile, suddivisa per grandi gruppi di cause. E’ stata così disegnata una mappa dettagliata della situazione dei territori di ciascuna USL, composta da una serie di liste ordinate: la mortalità evitabile in generale, quella dovuta a cause contrastabili con interventi di prevenzione primaria, quella evitabile con diagnosi precoce e terapia, quella evitabile con interventi di igiene ed assistenza sanitaria; e poi le liste relative alla mortalità per grandi gruppi di cause evitabili: tumori, malattie del sistema circolatorio e morti violente.