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Comunicato N°33/2003 Tumori, 23% in più di sopravvivenza per gli italiani rispetto agli anni ‘80.
Livelli più alti nel caso del cancro alla prostata, al seno, al colon retto. Valori in linea con la media europea. Sopravvivono di più le donne e i giovani.
Il trend di sopravvivenza dei pazienti oncologici italiani viene presentato oggi dall’ISS nell’ambito dello studio europeo Eurocare-3, finalizzato a conoscere e interpretare le differenze di sopravvivenza per tumore in Europa.
Aumentano in Italia i livelli di sopravvivenza per i pazienti oncologici. I malati che hanno avuto una diagnosi di tumore negli anni ‘90 sopravvivono dopo 5 anni mediamente il 23% in più rispetto agli anni ’80. I più importanti miglioramenti della prognosi si registrano nei tumori della mammella (12%), della prostata (25%) e del colon retto (10%). Più contenuti, invece, gli incrementi di sopravvivenza per le leucemie e per il cancro del polmone, che aumentano nello stesso periodo solamente del 4% e dell’1% rispettivamente. Nel complesso, la sopravvivenza dei pazienti oncologici italiani, è sostanzialmente in linea con il valore medio europeo, con una percentuale di sopravviventi a 5 anni dalla diagnosi pari al 46%, contro il 45% della media dei pazienti europei.
E’ questo il quadro della sopravvivenza dei malati oncologici italiani tracciato nell’ambito dello studio europeo Eurocare-3, frutto della collaborazione tra Istituto Superiore di Sanità, Istituto Nazionale Tumori di Milano e Registri Tumori Italiani ed Europei. Il progetto, il più vasto del genere esistente al mondo, ha preso in esame 6,5 milioni di pazienti diagnosticati tra il 1978 e il 1994 e seguiti fino al 1999. I risultati di questa ricerca vengono annunciati oggi nel corso del convegno -Tendenze recenti della sopravvivenza per tumore in Italia e in Europa- che si svolge presso l’ISS, responsabile della gestione e dell’aggiornamento della banca dati Eurocare.
Il cancro rappresenta la seconda causa di morte nella popolazione europea e italiana – afferma Arduino Verdecchia, ricercatore dell’ISS -. Ogni anno muoiono per cancro 930.000 persone nei 15 Paesi dell’Unione Europea. In Italia, nel 2000, sono stati registrati 130.000 decessi e 240.000 nuove diagnosi. Questo pesante bilancio può essere sanato in due modi: riducendo il numero di nuovi casi attraverso la prevenzione primaria e incrementando la possibilità di sopravvivenza e guarigione per coloro che hanno già sviluppato la malattia.
Da qui l’importanza di stimare la sopravvivenza su base di popolazione e di valutare, nel contempo, l’efficacia dei diversi sistemi sanitari europei nel fronteggiare una malattia ad alta diffusione e letalità. Lo studio – spiega l’esperto – che ha coinvolto 56 Registri Tumori attivi in 20 Paesi europei , mostra importanti differenze nella sopravvivenza sia tra i Paesi, che al loro interno. Sono state analizzate 45 differenti sedi tumorali negli adulti e 25 nei bambini, con una copertura complessiva del 90% di tutti i tumori maligni insorti durante gli anni ’90 nella popolazione dei Paesi partecipanti. Tre le situazioni che emergono più nettamente: la prima è che si osserva un netto miglioramento dei livelli di sopravvivenza sia in Italia che in Europa; la seconda è che nei Paesi dell’est europeo, prossimi ad entrare nell’UE, la sopravvivenza è di gran lunga peggiore che nell’Europa occidentale e presenta una dinamica di crescita meno forte; la terza riguarda il nostro Paese, dove si osservano livelli di sopravvivenza superiori al Centro-Nord rispetto al Sud.
Considerando l’Europa nel suo complesso, lo studio mostra un’ampia variabilità nei livelli di sopravvivenza a 5 anni: si va, infatti, dal 93% per il tumore al testicolo e dall’83% per quello alla tiroide fino al 4% per quello al pancreas e al 7% in caso di epatocarcinoma. Prognosi migliore hanno le donne e, con rarissime eccezioni, i giovani di età compresa tra i 15 e i 44 anni. Anche tra le aree geografiche le differenze sono notevoli: la prognosi è più sfavorevole, infatti, per i pazienti dell’Europa orientale, mentre nel resto del Vecchio Continente, Austria, Francia, Svizzera, Svezia e Spagna presentano spesso livelli superiori alla media; nell’ambito dell’Europa occidentale, Danimarca e Gran Bretagna si confermano, come nelle precedenti edizioni dello studio, i Paesi a più bassa sopravvivenza per numerosi tumori.
Livelli e andamenti in Italia negli anni ‘90
Per i pazienti diagnosticati nel periodo più recente (1990-1994) e seguiti fino al 1999, le possibilità di sopravvivenza a 5 anni vanno dal 94% per il tumore al testicolo e dall’81% per quello alla mammella, fino a un minimo del 4% per la neoplasia al pancreas, del 7% per quella all’esofago e del 10% per quella al polmone. Dal confronto con il complesso dei Paesi europei considerati nello studio (inclusi quindi i Paesi dell’Est europeo), emerge che i pazienti italiani hanno una probabilità di sopravvivere dopo 5 anni dalla diagnosi superiore alla media europea in caso di: tumore della laringe (69% contro 61%), alla mammella (81% contro 77%), al collo dell’utero (67% contro 62%), allo stomaco (26% contro 22%), al rene (59% contro 55%). Di segno opposto i dati per i pazienti che contraggono un melanoma o un qualunque tipo di leucemia: nel primo caso, infatti, i livelli di sopravvivenza italiani sono di quasi il 77% contro l’80% della media europea, nel secondo, del 31% contro il 37%. Inoltre, chi riceve una diagnosi di cancro alla prostata, nel nostro Paese, sopravvive a 5 anni nel 63% dei casi contro il 67% degli europei. Tuttavia, grazie alla progressiva diffusione di tecniche diagnostiche più mirate (test del PSA), proprio per questo tipo di neoplasia si è registrato un netto miglioramento della sopravvivenza, che ha portato i livelli italiani, di molto inferiori a quelli europei alla metà degli anni Ottanta, ad eguagliare la media europea nel periodo di diagnosi 1990-1994.
Per il complesso di tutti i tumori, la sopravvivenza a 5 anni è nel nostro Paese del 41% per gli uomini e del 56% per le donne, superiore, sia pur di poco, ai valori europei che si attestano, rispettivamente, sul 40 e sul 55%. Esiste però una marcata variabilità geografica in Italia, con punte più alte in Romagna (con tassi del 45% per gli uomini e del 60% per le donne); mentre livelli decisamente più bassi si registrano a Ragusa (34% per gli uomini e 48% per le donne). Livelli medio-alti si osservano, infine, nei registri del Nord e del Centro della penisola.
Bambini, adolescenti e giovani vengono raramente colpiti da neoplasie e, in ogni caso, la loro prognosi è migliore rispetto a quella dei pazienti adulti, grazie alla maggiore efficacia nei giovani delle terapie. In Italia per i bambini, da 0 a 14 anni, con diagnosi di tumore nel periodo 1990-1994, la sopravvivenza a 5 anni è pari complessivamente al 72%, in linea con i valori medi europei per tutte le neoplasie esaminate. Nello specifico, per le leucemie linfatiche acute la sopravvivenza è del 79%, per le acute non linfatiche del 41%; per i linfomi di Hodgkin e per i linfomi non Hodgkin è rispettivamente del 93% e del 74%. Per i tumori del sistema nervoso centrale, il neuroblastoma e il tumore di Wilms la sopravvivenza a 5 anni è del 65%, del 64% e dell’82% rispettivamente. Anche gli adolescenti e i giovani, compresi nella fascia di età 15-24 anni, sono favoriti rispetto agli adulti, ma non quanto i bambini: per le leucemie acute la prognosi a 5 anni è del 47% per la linfatica e del 39% per la non linfatica, mentre per i linfomi è dell’89 e del 67% rispettivamente per i linfomi di tipo Hodgkin e non-Hodgkin.
Più critica, invece, la situazione degli anziani a 5 anni dalla prognosi: se le donne di età superiore ai 75 anni sopravvivono nel 36% dei casi contro il 38% della media europea, gli uomini si attestano su livelli di sopravvivenza inferiori alla media europea sia nella fascia di età 75-99 anni (31% contro 36% in Europa), che in quella tra i 65 e i 74 anni (37% contro 38%).
Livelli e andamenti in Europa negli anni ‘90
Testicolo, tiroide, melanoma, linfomi di Hodgkin rappresentano le neoplasie a più alta sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi, oltre l’80%. Polmone, colecisti, esofago, fegato e pancreas quelle con una sopravvivenza inferiore al 15%. Per quanto riguarda i tumori più diffusi nella popolazione, la sopravvivenza è del 77% per il cancro al seno, del 67% per il tumore alla prostata, del 51% per quello al colon, del 48% per il retto e del 23% per il cancro allo stomaco. Ultimo tra i tumori a più alta diffusione si colloca il cancro al polmone con un tasso di sopravvivenza pari all’11%.
I dati mostrano, nel complesso, miglioramenti significativi per i tumori della mammella, del colon-retto e della prostata, resi possibili dai mezzi di diagnosi precoce oggi disponibili. Miglioramenti rilevanti sono stati osservati anche per i tumori dell’ovaio e per i melanomi. Nello specifico, tuttavia, i Paesi dell’Europa orientale mostrano livelli più bassi di sopravvivenza rispetto al resto d’Europa, dove, ai primi posti della classifica, si collocano Austria, Francia, Svizzera, Svezia e Spagna. In Gran Bretagna e Danimarca si continuano a registrare valori inferiori alla media europea: dal 33 al 37% per gli uomini contro una media europea del 40%, e dal 47 al 51% per le donne contro una media del 55%.
La sopravvivenza a 5 anni per l’insieme dei tumori maligni nelle donne è superiore a quella degli uomini in tutte le fasce di età. Tale divario è spiegato in buona parte dal fatto che il tumore del polmone, ad alta letalità, insorge prevalentemente negli uomini, mentre nelle donne è prevalente il tumore della mammella, una delle neoplasie, al contrario, a più alta sopravvivenza. Lo studio Eurocare-3 ha analizzato 36 sedi tumorali, evidenziando una maggiore sopravvivenza femminile per ben 28 sedi. Solo in 5 casi, ovvero per il tumore della laringe, labbro, vescica, colecisti e in caso di leucemia linfatica acuta, gli uomini presentano una prognosi più favorevole.
Nell’ambito del progetto Eurocare-3 sono stati presi in esame 40 mila pazienti tra 0 e 24 anni, ovvero tutti i casi di cancro sviluppatisi nel periodo 1990-1994 in una popolazione di 36 milioni di bambini e giovani in 20 Paesi europei. Lo studio, il più grande nel suo genere, ha stimato pari al 72% la sopravvivenza a 5 anni per i tumori in età pediatrica (0-14 anni) e pari al 76% quella degli adolescenti e dei giovani (15-24 anni), con forti differenze geografiche. Si passa infatti dal 45% dell’Estonia al 90% dell’Islanda nel caso dei livelli di sopravvivenza dei bambini; dal 59% dello stesso Paese baltico all’89% di Islanda e Norvegia per adolescenti e giovani. Inoltre, come per gli adulti, anche per i bambini, le probabilità di sopravvivenza si abbassano nell’Europa orientale, comprese tra il 45 e il 65% contro valori uguali o maggiori al 75% nel Nord d’Europa (Danimarca esclusa), in Svizzera e in Germania. Guardando al tipo di tumore, emerge che nei Paesi nordici la sopravvivenza è più alta per il tumore di Wilms (92%), per la leucemia linfatica acuta (85%), per i tumori del sistema nervoso centrale (73%) e per le leucemie non linfatiche acute (62%).
All’aumentare dell’età, diminuisce la sopravvivenza per tumore. I dati lo provano: i livelli sono compresi tra il 61 e il 36% per gli uomini e il 73 e il 38% per le donne, salendo dalla fascia di età 15-44 anni a quella 75-99. Eccezion fatta per i tumori della mammella e della prostata: nel primo caso, infatti, la prognosi è migliore per le donne tra i 45 e i 54 anni, nel secondo caso per gli uomini tra i 55 e i 64 anni. Diminuiscono all’aumentare dell’età, ma con una prognosi ancora relativamente buona, i livelli di sopravvivenza per i tumori della mammella (76% nella fascia di età 65-74 anni), prostata (71% a 65-74 anni), corpo dell’utero (74% a 65-74 anni) e melanomi (68% per gli uomini e 83% per le donne).