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Comunicato N°33/2003 Tumori, 23% in più di sopravvivenza per gli italiani rispetto agli anni ‘80.

Pubblicato 26/11/2003 - Modificato 10/02/2020



Livelli più alti nel caso del cancro alla prostata, al seno, al colon retto. Valori in linea con la media europea. Sopravvivono di più le donne e i giovani.

Il trend di sopravvivenza dei pazienti oncologici italiani viene presentato oggi dall’ISS nell’ambito dello studio europeo Eurocare-3, finalizzato a conoscere e interpretare le differenze di sopravvivenza per tumore in Europa.

Aumentano in Italia i livelli di sopravvivenza per i pazienti oncologici. I malati che hanno avuto una diagnosi di tumore negli anni ‘90 sopravvivono dopo 5 anni mediamente il 23% in più rispetto agli anni ’80. I più importanti miglioramenti della prognosi si registrano nei tumori della mammella (12%), della prostata (25%) e del colon retto (10%). Più contenuti, invece, gli incrementi di sopravvivenza per le leucemie e per il cancro del polmone, che aumentano nello stesso periodo solamente del 4% e dell’1% rispettivamente. Nel complesso, la sopravvivenza dei pazienti oncologici italiani, è sostanzialmente in linea con il valore medio europeo, con una percentuale di sopravviventi a 5 anni dalla diagnosi pari al 46%, contro il 45% della media dei pazienti europei.

E’ questo il quadro della sopravvivenza dei malati oncologici italiani tracciato nell’ambito dello studio europeo Eurocare-3, frutto della collaborazione tra Istituto Superiore di Sanità, Istituto Nazionale Tumori di Milano e Registri Tumori Italiani ed Europei. Il progetto, il più vasto del genere esistente al mondo, ha preso in esame 6,5 milioni di pazienti diagnosticati tra il 1978 e il 1994 e seguiti fino al 1999. I risultati di questa ricerca vengono annunciati oggi nel corso del convegno -Tendenze recenti della sopravvivenza per tumore in Italia e in Europa- che si svolge presso l’ISS, responsabile della gestione e dell’aggiornamento della banca dati Eurocare.

Il cancro rappresenta la seconda causa di morte nella popolazione europea e italiana – afferma Arduino Verdecchia, ricercatore dell’ISS -. Ogni anno muoiono per cancro 930.000 persone nei 15 Paesi dell’Unione Europea. In Italia, nel 2000, sono stati registrati 130.000 decessi e 240.000 nuove diagnosi. Questo pesante bilancio può essere sanato in due modi: riducendo il numero di nuovi casi attraverso la prevenzione primaria e incrementando la possibilità di sopravvivenza e guarigione per coloro che hanno già sviluppato la malattia.

Da qui l’importanza di stimare la sopravvivenza su base di popolazione e di valutare, nel contempo, l’efficacia dei diversi sistemi sanitari europei nel fronteggiare una malattia ad alta diffusione e letalità. Lo studio – spiega l’esperto – che ha coinvolto 56 Registri Tumori attivi in 20 Paesi europei , mostra importanti differenze nella sopravvivenza sia tra i Paesi, che al loro interno. Sono state analizzate 45 differenti sedi tumorali negli adulti e 25 nei bambini, con una copertura complessiva del 90% di tutti i tumori maligni insorti durante gli anni ’90 nella popolazione dei Paesi partecipanti. Tre le situazioni che emergono più nettamente: la prima è che si osserva un netto miglioramento dei livelli di sopravvivenza sia in Italia che in Europa; la seconda è che nei Paesi dell’est europeo, prossimi ad entrare nell’UE, la sopravvivenza è di gran lunga peggiore che nell’Europa occidentale e presenta una dinamica di crescita meno forte; la terza riguarda il nostro Paese, dove si osservano livelli di sopravvivenza superiori al Centro-Nord rispetto al Sud.

Considerando l’Europa nel suo complesso, lo studio mostra un’ampia variabilità nei livelli di sopravvivenza a 5 anni: si va, infatti, dal 93% per il tumore al testicolo e dall’83% per quello alla tiroide fino al 4% per quello al pancreas e al 7% in caso di epatocarcinoma. Prognosi migliore hanno le donne e, con rarissime eccezioni, i giovani di età compresa tra i 15 e i 44 anni. Anche tra le aree geografiche le differenze sono notevoli: la prognosi è più sfavorevole, infatti, per i pazienti dell’Europa orientale, mentre nel resto del Vecchio Continente, Austria, Francia, Svizzera, Svezia e Spagna presentano spesso livelli superiori alla media; nell’ambito dell’Europa occidentale, Danimarca e Gran Bretagna si confermano, come nelle precedenti edizioni dello studio, i Paesi a più bassa sopravvivenza per numerosi tumori.

Livelli e andamenti in Italia negli anni ‘90

Per i pazienti diagnosticati nel periodo più recente (1990-1994) e seguiti fino al 1999, le possibilità di sopravvivenza a 5 anni vanno dal 94% per il tumore al testicolo e dall’81% per quello alla mammella, fino a un minimo del 4% per la neoplasia al pancreas, del 7% per quella all’esofago e del 10% per quella al polmone. Dal confronto con il complesso dei Paesi europei considerati nello studio (inclusi quindi i Paesi dell’Est europeo), emerge che i pazienti italiani hanno una probabilità di sopravvivere dopo 5 anni dalla diagnosi superiore alla media europea in caso di: tumore della laringe (69% contro 61%), alla mammella (81% contro 77%), al collo dell’utero (67% contro 62%), allo stomaco (26% contro 22%), al rene (59% contro 55%). Di segno opposto i dati per i pazienti che contraggono un melanoma o un qualunque tipo di leucemia: nel primo caso, infatti, i livelli di sopravvivenza italiani sono di quasi il 77% contro l’80% della media europea, nel secondo, del 31% contro il 37%. Inoltre, chi riceve una diagnosi di cancro alla prostata, nel nostro Paese, sopravvive a 5 anni nel 63% dei casi contro il 67% degli europei. Tuttavia, grazie alla progressiva diffusione di tecniche diagnostiche più mirate (test del PSA), proprio per questo tipo di neoplasia si è registrato un netto miglioramento della sopravvivenza, che ha portato i livelli italiani, di molto inferiori a quelli europei alla metà degli anni Ottanta, ad eguagliare la media europea nel periodo di diagnosi 1990-1994.

Per il complesso di tutti i tumori, la sopravvivenza a 5 anni è nel nostro Paese del 41% per gli uomini e del 56% per le donne, superiore, sia pur di poco, ai valori europei che si attestano, rispettivamente, sul 40 e sul 55%. Esiste però una marcata variabilità geografica in Italia, con punte più alte in Romagna (con tassi del 45% per gli uomini e del 60% per le donne); mentre livelli decisamente più bassi si registrano a Ragusa (34% per gli uomini e 48% per le donne). Livelli medio-alti si osservano, infine, nei registri del Nord e del Centro della penisola.

Bambini, adolescenti e giovani vengono raramente colpiti da neoplasie e, in ogni caso, la loro prognosi è migliore rispetto a quella dei pazienti adulti, grazie alla maggiore efficacia nei giovani delle terapie. In Italia per i bambini, da 0 a 14 anni, con diagnosi di tumore nel periodo 1990-1994, la sopravvivenza a 5 anni è pari complessivamente al 72%, in linea con i valori medi europei per tutte le neoplasie esaminate. Nello specifico, per le leucemie linfatiche acute la sopravvivenza è del 79%, per le acute non linfatiche del 41%; per i linfomi di Hodgkin e per i linfomi non Hodgkin è rispettivamente del 93% e del 74%. Per i tumori del sistema nervoso centrale, il neuroblastoma e il tumore di Wilms la sopravvivenza a 5 anni è del 65%, del 64% e dell’82% rispettivamente. Anche gli adolescenti e i giovani, compresi nella fascia di età 15-24 anni, sono favoriti rispetto agli adulti, ma non quanto i bambini: per le leucemie acute la prognosi a 5 anni è del 47% per la linfatica e del 39% per la non linfatica, mentre per i linfomi è dell’89 e del 67% rispettivamente per i linfomi di tipo Hodgkin e non-Hodgkin.

Più critica, invece, la situazione degli anziani a 5 anni dalla prognosi: se le donne di età superiore ai 75 anni sopravvivono nel 36% dei casi contro il 38% della media europea, gli uomini si attestano su livelli di sopravvivenza inferiori alla media europea sia nella fascia di età 75-99 anni (31% contro 36% in Europa), che in quella tra i 65 e i 74 anni (37% contro 38%).

Livelli e andamenti in Europa negli anni ‘90

Testicolo, tiroide, melanoma, linfomi di Hodgkin rappresentano le neoplasie a più alta sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi, oltre l’80%. Polmone, colecisti, esofago, fegato e pancreas quelle con una sopravvivenza inferiore al 15%. Per quanto riguarda i tumori più diffusi nella popolazione, la sopravvivenza è del 77% per il cancro al seno, del 67% per il tumore alla prostata, del 51% per quello al colon, del 48% per il retto e del 23% per il cancro allo stomaco. Ultimo tra i tumori a più alta diffusione si colloca il cancro al polmone con un tasso di sopravvivenza pari all’11%.

I dati mostrano, nel complesso, miglioramenti significativi per i tumori della mammella, del colon-retto e della prostata, resi possibili dai mezzi di diagnosi precoce oggi disponibili. Miglioramenti rilevanti sono stati osservati anche per i tumori dell’ovaio e per i melanomi. Nello specifico, tuttavia, i Paesi dell’Europa orientale mostrano livelli più bassi di sopravvivenza rispetto al resto d’Europa, dove, ai primi posti della classifica, si collocano Austria, Francia, Svizzera, Svezia e Spagna. In Gran Bretagna e Danimarca si continuano a registrare valori inferiori alla media europea: dal 33 al 37% per gli uomini contro una media europea del 40%, e dal 47 al 51% per le donne contro una media del 55%.

La sopravvivenza a 5 anni per l’insieme dei tumori maligni nelle donne è superiore a quella degli uomini in tutte le fasce di età. Tale divario è spiegato in buona parte dal fatto che il tumore del polmone, ad alta letalità, insorge prevalentemente negli uomini, mentre nelle donne è prevalente il tumore della mammella, una delle neoplasie, al contrario, a più alta sopravvivenza. Lo studio Eurocare-3 ha analizzato 36 sedi tumorali, evidenziando una maggiore sopravvivenza femminile per ben 28 sedi. Solo in 5 casi, ovvero per il tumore della laringe, labbro, vescica, colecisti e in caso di leucemia linfatica acuta, gli uomini presentano una prognosi più favorevole.

Nell’ambito del progetto Eurocare-3 sono stati presi in esame 40 mila pazienti tra 0 e 24 anni, ovvero tutti i casi di cancro sviluppatisi nel periodo 1990-1994 in una popolazione di 36 milioni di bambini e giovani in 20 Paesi europei. Lo studio, il più grande nel suo genere, ha stimato pari al 72% la sopravvivenza a 5 anni per i tumori in età pediatrica (0-14 anni) e pari al 76% quella degli adolescenti e dei giovani (15-24 anni), con forti differenze geografiche. Si passa infatti dal 45% dell’Estonia al 90% dell’Islanda nel caso dei livelli di sopravvivenza dei bambini; dal 59% dello stesso Paese baltico all’89% di Islanda e Norvegia per adolescenti e giovani. Inoltre, come per gli adulti, anche per i bambini, le probabilità di sopravvivenza si abbassano nell’Europa orientale, comprese tra il 45 e il 65% contro valori uguali o maggiori al 75% nel Nord d’Europa (Danimarca esclusa), in Svizzera e in Germania. Guardando al tipo di tumore, emerge che nei Paesi nordici la sopravvivenza è più alta per il tumore di Wilms (92%), per la leucemia linfatica acuta (85%), per i tumori del sistema nervoso centrale (73%) e per le leucemie non linfatiche acute (62%).

All’aumentare dell’età, diminuisce la sopravvivenza per tumore. I dati lo provano: i livelli sono compresi tra il 61 e il 36% per gli uomini e il 73 e il 38% per le donne, salendo dalla fascia di età 15-44 anni a quella 75-99. Eccezion fatta per i tumori della mammella e della prostata: nel primo caso, infatti, la prognosi è migliore per le donne tra i 45 e i 54 anni, nel secondo caso per gli uomini tra i 55 e i 64 anni. Diminuiscono all’aumentare dell’età, ma con una prognosi ancora relativamente buona, i livelli di sopravvivenza per i tumori della mammella (76% nella fascia di età 65-74 anni), prostata (71% a 65-74 anni), corpo dell’utero (74% a 65-74 anni) e melanomi (68% per gli uomini e 83% per le donne).


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