Home
Comunicato n° 3/2003 - Osteoporosi
Solo una donna su due affetta da osteoporosi sa di esserlo. Stessa mancanza di consapevolezza su questa patologia riguarda un uomo su cinque. Sono i risultati di un'indagine pilota realizzata dall'Istituto Superiore di Sanità, dove oggi si è svolto il Convegno Osteoporosi una malattia sociale - Epidemiologia, costi assistenziali e interventi terapeutici per fare il punto sullo stato dell'arte della malattia e dell'assistenza nel nostro Paese.
Lo studio, condotto nell'area della Città di Firenze in collaborazione con le strutture sanitarie locali, ha confrontato i dati sull'osteoporosi riportati dall'indagine ISTAT, (utilizzando lo stesso campione estratto dall'ISTAT), forniti attraverso il metodo dell'intervista (Health Interview Surveys, HIS), e perciò basati anche sulla percezione del proprio stato di salute con quelli derivati dall'indagine che sono risultati invece dall'esame obiettivo dei pazienti (Health Examination Surveys), che prevede invece l'esecuzione sui pazienti di diversi esami tra cui la densitometria ossea, test clinici, di laboratorio e altri ancora.
"Abbiamo osservato che il 50% delle persone che pensano di essere ammalate di osteoporosi non lo sono, mentre la metà di quelli realmente affetti dalla malattia non sa di esserlo - spiega Gino Farchi Direttore del Reparto di Analisi Dati Epidemiologici del Laboratorio di Epidemiologia dell'ISS e coordinatore dell'indagine - Un'indicazione che, se proiettata alla realtà nazionale, è abbastanza lontana da quella fornita dalla fotografia scattata dall'ultima indagine ISTAT secondo cui si dichiara ammalato di questa patologia solo il 4,7% della popolazione totale e il 17,5% delle persone con oltre sessantacinque anni. Il risultato, invece, è stato piuttosto simile a quello del più recente studio epidemiologico multicentrico nazionale, l'ESOPO, che ci diceva che il 23% delle donne di oltre 40 anni e il 14% degli uomini con più di 60 anni è affetto da osteoporosi ". Una patologia che - è stato ribadito al convegno - ha inoltre un costo economico e sociale estremamente rilevante "Le conseguenze legate alle fratture del femore sono molto pesanti - afferma Farchi - La mortalità è del 15-25% , la disabilità motoria colpisce più della metà dei pazienti nell'anno successivo alla frattura e solo il 30-40% di queste persone riprende autonomamente le attività quotidiane. Un problema simile è costituito dalle fratture vertebrali, - ha aggiunto - spesso spontanee, la metà delle quali non sono diagnosticate e la cui incidenza è paragonabile a quelle del femore. Nei prossimi anni, si stima che queste fratture aumenteranno di oltre la metà. Dati, questi - ha concluso Farchi - che ci fanno riflettere sulla necessità che l'attività di prevenzione dell'osteoporosi sia tra quelle da favorire nell'agenda di Sanità pubblica". Ed è per questo che si è parlato del ruolo fondamentale della prevenzione attraverso la modifica degli stili di vita.
"La prevenzione nell'osteoporosi deve essere fatta in età precoce - afferma Emanuele Scafato, coordinatore del convegno e ricercatore presso il Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica - soprattutto nell'adolescenza, quando l'apporto di calcio attraverso gli alimenti viene assorbito dall'organismo e contribuisce effettivamente al consolidarsi della densità ossea, così come è necessario che giovani e bambini che partecipino regolarmente ad attività fisiche sin dalla scuola materna e durante tutta la secondaria". Ma se, durante il convegno, l'accento è stato posto sull'importanza dell'adozione di stili di vita sani nel periodo adolescenziale, di prevenzione si è parlato soprattutto a proposito di adulti e anziani.
"Soprattutto in menopausa, le donne dovrebbero garantirsi un apporto costante e regolare (o supplementare in caso di indicazioni mediche), di alimenti ricchi di calcio e di vitamina D - ha spiegato Scafato - e per tutti, al fine di bloccare o rallentare la perdita di massa ossea, vale la regola generale di rinunciare ad una vita sedentaria, praticare un'attività fisica e di favorire un'alimentazione adeguata per apporto di vitamine e calcio oltre che evitare l'abuso di alcool e caffè." Si è parlato, inoltre, anche all'importanza della prevenzione secondaria. "Tutte le evidenze scientifiche suggeriscono di attuare la terapia farmacologica dell'osteoporosi prima ancora dell'episodio di frattura - ha affermato Gaetano Crepaldi, responsabile scientifico del Simposio - In questo senso in Europa ci si muove però in modo differente da Paese a Paese, soprattutto in relazione alla rimborsabilità della terapia per i pazienti osteoporotici e in particolare per le donne. Ciò spiega in parte le differenti frequenze di frattura registrate nei paesi mediterranei rispetto a quelli nord-europei".