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Obesity Day, su Lancet studio epidemiologico con il contributo dei dati ISS
Studio internazionale sull’obesità. L’Italia partecipa attraverso l’Istituto Superiore di Sanità. Ecco i dati italiani commentati da Angela Spinelli, Direttrice del Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e la Promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità fra i principali collaboratori italiani e autori della pubblicazione, coordinatrice della Sorveglianza OKkio alla SALUTE e partecipante alla Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI) della Regione Europea dell’OMS
e Simona Giampaoli, Direttrice del Dipartimento di Malattie Cardiovascolari, Dismetaboliche e dell’Invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità e coordinatrice del Progetto CUORE
ISS 11 ottobre 2017
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Lo studio ha analizzato peso e altezza di circa 130 milioni di individui con più di 5 anni (più di 31 milioni e mezzo con età compresa tra i 5 e i 19 anni, e di 97 milioni con più di 20 anni). Più di 1000 ricercatori hanno contribuito allo studio con l’obiettivo di osservare come i livelli dell’indice di massa corporeo (IMC) e dell’obesità siano cambiati dal 1975 al 2016.
In Italia la percentuale di bambini e adolescenti obesi è aumentato di quasi 3 volte nel 2016 rispetto al 1975. Nel 2016 il 10,4% delle femmine e il 14,5% dei maschi erano obesi. A livello mondiale l’Italia si posiziona al 61° posto per le femmine e al 46° per i maschi ma tra i paesi ad alto reddito l’Italia si posiziona rispettivamente al 6° e 8° posto.
Tanto per le bambine e adolescenti come per i maschi l’aumento dell’IMC osservato tra il 1975 e il 2016 è stato tra i minori, se confrontato con quello degli altri paesi, con meno di un 1 unità in più di indice di massa corporea (1 kg/m2 circa 2kg in media)
Nel 2016 si stima quasi un milione di bambini e adolescenti obesi (437.000 bambine e ragazze e 642.000 bambini e ragazzi), numero che aumenta a circa 3,2 milioni se si considera anche la popolazione di bambini e adolescenti in sovrappeso. Recentemente abbiamo osservato una tendenza alla diminuzione ma molto resta da fare sia nel campo dell’alimentazione che dell’attività fisica. Su questo si deve impegnare tutta la società, favorendo scelte salutari.
Quando un problema di sanità pubblica raggiunge tali dimensioni, non basta solo una azione individuale, ma servono urgenti azioni di prevenzione primaria e primordiale (fin dalla gravidanza) di comunità che riguardino l’alimentazione e l’attività fisica rivolta a tutta la popolazione dai bambini, ai giovani, agli adulti, agli anziani. Non va dimenticato che l’Italia ha una cultura profonda sulla sana alimentazione, quella mediterranea, che va adattata al 21° secolo: l’alimentazione deve ritornare ad essere varia ed equilibrata, ricca di verdura e frutta, con meno calorie, grassi saturi, colesterolo e sale, con consumo più elevato di legumi, cereali, possibilmente integrali e pesce, e soprattutto deve contemplare porzioni modeste. E la comunità deve riscoprire il piacere e i benefici che derivano da una attività fisica regolare, come camminare, salire le scale, ballare, giocare all’aria aperta e svolgere attività fisica per almeno 150 minuti a settimana distribuiti nei diversi giorni della settimana per gli adulti e 60 minuti al giorno per i bambini e adolescenti.
Sala Stampa
pres Primo Piano