News
L’Istituto Superiore di Sanità dalle origini ai giorni nostri
ISS - 12/12/2007
Era il 6 luglio 1931, quando venne posta, a Roma, la prima pietra dell’Istituto Superiore di Sanità. L’edificio, costruito su progetto di Giuseppe Amendola, noto architetto dell’epoca, fu pensato inizialmente come strumento di lotta alla malaria, che, agli inizi del Ventesimo secolo, costituiva in Italia, e non solo, una vera e propria piaga. I lavori iniziarono, infatti, grazie a un precedente accordo tra il governo Mussolini e la statunitense Fondazione Rockefeller che, specializzata in programmi di lotta ai vettori della malaria, finanziò il progetto con un milione di dollari.
L’inaugurazione formale venne celebrata il 21 aprile 1934, una volta terminata l’intera costruzione e poco dopo l’entrata in vigore, l’11 gennaio 1934, della legge che definiva status e funzioni del nuovo Istituto (che a partire dal 1941, si chiamerà Istituto Superiore di Sanità). Il primo nucleo era costituito da 40 unità di personale e quattro laboratori: quello di malarialogia (che sostituiva la Stazione sperimentale per la lotta antimalarica, nata nel 1925 e diretta da Lewis Hackett della Rockefeller Foundation e dall’italiano Alberto Missiroli), quello di batteriologia, di chimica e di fisica (prima chiamato Ufficio del Radio e situato all’interno dell’Istituto di Fisica dell’Università La Sapienza
in via Panisperna, diretto da Orso Maria Corbino. Sarà poi un assistente di questi, Giulio Cesare Trabacchi, a dirigere il Laboratorio di fisica dell’ISS e, curiosità significativa, a prestare ad Enrico Fermi e agli altri colleghi di via Panisperna le ‘sorgenti radioattive’, ovvero quelle particelle di radon e berillio, necessarie a produrre neutroni).
L’ISS crebbe velocemente e proficuamente, fino a comprendere 10 laboratori e oltre 800 unità del personale di ruolo, sotto la guida del suo primo direttore, Domenico Marotta, che ebbe il merito di concepire l’Istituto come un luogo dove la ricerca di base e la ricerca applicata non solo dovevano coesistere, ma vivere strettamente intrecciate.
Un’ulteriore spinta allo sviluppo dell’ISS, passato nel frattempo attraverso tanti successi e non poche difficoltà, venne dalla direzione di Francesco Pocchiari, sotto il quale l’Istituto fu protagonista di una serie di emergenze di sanità pubblica, coinvolto oltretutto in attività normative e di controllo. L’ampliamento dell’Istituto proseguì fino a comprendere nel 1982 20 laboratori e fu sempre durante la presidenza Pocchiari, inoltre, che l’Istituto divenne l’organo tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale, compito che assolve tuttora, grazie ad un’attività di ricerca, controllo e valutazione, divisa in sette Dipartimenti, due Centri Nazionali e oltre 2000 unità di personale.
Il periodo di maggiore crescita del personale si ebbe verso la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta: fu in questo arco di tempo che venne creato il Laboratorio di chimica terapeutica prima e quello di scienza veterinaria poi, seguito dal Laboratorio di elettronica per tenere il passo con i rapidi progressi della tecnologia medica e della strumentazione da laboratorio.
Alla morte di Pocchiari, nel 1989, si aprì un altro periodo di crisi, un periodo cosiddetto intermedio
, dovuto essenzialmente all’instabilità politica di quegli anni. Seguì dal 1991 al 1995 la direzione di Francesco Antonio Manzoli, già professore di anatomia all’Università di Bologna. Fu poi la volta di Giuseppe Vicari, capo del Laboratorio di immunologia dell’ISS (1993-1996), di Aurelia Sargentini, capo del Laboratorio di ingegneria biomedica (1996-1997) e, nel 1997, di Giuseppe Benagiano, direttore del Programma Speciale di Ricerche sulla Riproduzione Umana delle Nazioni Unite.
Nel 2000 venne nominato presidente dell’ISS il professore Enrico Garaci che ha gestito la riorganizzazione dell’Istituto e che detta le nuove linee di indirizzo dell’attività scientifica. All’inizio del 2001 il decreto 70 stabilì che l’Istituto doveva agire come agenzia autonoma provvista di una propria personalità giuridica sotto la sorveglianza del Ministero della Salute. La riforma ha dotato l’Istituto di autonomia scientifica, amministrativa e gestionale, pur restando organo tecnico-scientifico del SSN. Nel 2001 è stato nominato Direttore Generale Sergio Licheri, con funzioni amministrative.
Due Premi Nobel all’ISS
Marotta, che conosceva Francesco Saverio Nitti, primo ministro del Regno d’Italia nel 1919-1920, rifugiatosi a Parigi per scappare alla persecuzione del regime fascista, prese contatti con la figlia di questi, Filomena, ricercatrice presso l’Istituto Pasteur e moglie di Daniel Bovet, che diverrà più tardi il leader della ricerca sugli antistaminici e Premio Nobel per la Medicina o la Fisiologia nel 1957. Bovet fu chiamato nel 1948 a guidare il nuovo Laboratorio di chimica terapeutica, da subito fiore all’occhiello dell’Istituto.
Sempre nel 1948, Marotta aveva chiamato a lavorare in Istituto un altro ‘genio’, Ernst Boris Chain, anche lui Premio Nobel per la Medicina o la Fisilogia nel 1945 insieme a Alexander Fleming e Howard Florey per la scoperta della penicillina. La sua attività si diversificò subito in due aree di ricerca: il metabolismo dei carboidrati e il meccanismo d’azione dell’insulina, da una parte, i processi di fermentazione per lo sviluppo e la produzione di antibiotici e di altre sostanze terapeutiche, dall’altra. Studi che portarono alla fondazione nel 1951 del Centro Internazionale di Chimica Microbiologica (CICM), diretto da Chain medesimo. A differenza di Bovet, infatti, Chain non divenne mai cittadino italiano, fatto che non permise all’Istituto di includerlo formalmente nell’organigramma del Laboratorio di biochimica.
Con la fine della presidenza Marotta, inizia un periodo di alterne
vicende, durante il quale alcuni scienziati tra i più qualificati lasciano l’Istituto per trasferirsi nelle università italiane. Tra loro, anche Bovet e Chain che, entrambi nel 1964, vanno, il primo ad insegnare farmacologia all’Università di Sassari, il secondo all’Imperial College di Londra. Il movimento sessantottino, inoltre, coinvolse anche una parte dell’Istituto, fino a provocarne l’occupazione e il successivo blitz della polizia. Tutto concorse ad evidenziare la necessità di una riforma dell’Istituto che fu approvata nel 1973. Francesco Pocchiari, intanto, che aveva cominciato a lavorare con Chain e che dirigeva il Laboratorio di biochimica, venne nominato direttore dell’ISS il 28 aprile 1972.
Sala Stampa
pres Primo Piano