News
Piscine, la salute vien nuotando se l’impianto è pulito e il nuotatore responsabile
Tempo di iscrizioni in piscina, ma anche di prevenzione per la salute dei nuotatori. Non sono poche, infatti, le patologie che possono essere trasmesse attraverso l'acqua e le superfici infette in questi luoghi affollati, punto di riferimento per l'attività sportiva autunnale. Lo evidenzia lo studio 'Rischi e caratteristiche di qualità igienico-sanitaria degli impianti natatori' messo a punto da Lucia Bonadonna, Giancarlo Donati e Rossella Briancesco del Dipartimento Ambiente e Prevenzione Primaria dell'ISS.
"Il rischio" - avvertono i ricercatori - "è, per lo più, legato alla contaminazione microbica di origine fecale, ma anche al pericolo generico di traumi, lesioni o, in casi estremi, annegamento. Il primo passo per la tutela della salute resta il rispetto, da parte degli stessi nuotatori, di precise regole comportamentali: l'uso di scarpe idonee, delle docce e il passaggio nella vaschetta disinfettante 'netta-piedi' prima di immergersi in acqua, e, una volta in vasca, l'uso delle cuffie. I controlli periodici dell'impianto, poi, in particolare dei parametri microbiologici e chimico-fisici dell'acqua (concentrazione di cloro residuo, pH e torbidità), associati alla verifica di specifici punti critici (funzionamento dello sfioro perimetrale e del sistema di ricircolo, pulizia dei filtri) riducono ulteriormente i rischi".
Va inoltre considerato che il numero degli italiani dediti regolarmente a un'attività sportiva è in costante aumento e che anche il Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 aveva tra i suoi obiettivi quello di promuovere la pratica di attività fisico-sportive tra la popolazione. Si capisce quindi come la struttura e le condizioni microclimatiche dell'ambiente sportivo possono, più di ieri, condizionare la salute e il benessere di chi vi trascorre alcune ore a settimana. In Italia manca una regolare raccolta di dati epidemiologici su epidemie o casi di malattie e incidenti verificati negli impianti natatori, ma lo stato attuale delle conoscenze indica già la via per un'efficace prevenzione.
I rischi igienico-sanitari
L'ambiente della piscina è salubre? Dipende non solo dal numero e dalla manutenzione degli impianti tecnologici (quelli deputati al trattamento e al riscaldamento dell'acqua e dell'aria), ma anche dall'affollamento della struttura sportiva. La normativa attualmente in vigore, l'Accordo tra il Ministero della Salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, stabilisce i requisiti minimi igienico-sanitari e gestionali di questi impianti sportivi. Una normativa nata anche con il contribuito dell'Istituto Superiore di Sanità, che ha selezionato gli standard microbiologici delle acque, definendoli più accuratamente rispetto alla legislazione precedente (Atto di Intesa del 1992). Spesso, però, i responsabili della deteriorata igiene dell'acqua sono gli stessi bagnanti. Il primo rischio infettivo, infatti, in ambienti circoscritti come le vasche di una piscina, è di tipo microbiologico, legato cioè alla contaminazione di origine fecale, fonte di batteri, virus e parassiti in acqua.
Epatite, verruche e salmonella
Nelle piscine, casi isolati ed epidemie possono derivare spesso dalla diffusione di virus enterici che sfuggono ai controlli di routine sulle acque. In particolare, resistono ad una disinfezione inadeguata gli Adenovirus, associati, in questo caso, a congiuntiviti e faringiti, i Norovirus e gli Echovirus, responsabili di malattie a carattere gastroenterico e il virus dell'epatite A, anche se in teoria una bassa concentrazione di cloro residuo (bastano 0,4 mg/L) sarebbe sufficiente a eliminare le forme virali. Il suo potere disinfettante, tuttavia, è annullato dai fenomeni di agglomerazione in acqua delle sostanze organiche.
E' facile trovare negli impianti anche virus di origine non enterica: ad esempio il Molluscipoxvirus e lo Human Papilloma virus (HPV), agenti rispettivamente del mollusco contagioso e delle temibili verruche plantari. Parte delle infezioni documentate in piscina dipendono, inoltre, da forme batteriche: batteri enterici, quali Escherichia coli O157:H7, alcune specie del genere Shigella e diversi tipi di Salmonella.
Quei microrganismi a fior d'acqua
A favorire la presenza di microrganismi nelle acque di piscina, oltre alla cattiva manutenzione, bastano la temperatura dell'acqua, la presenza in sospensione di secrezioni nasali o orofaringee, materiali grassi e squame cutanee dei bagnanti. Alcuni di questi microrganismi, costantemente rilevati dai controlli igienico-sanitari, sono responsabili delle cosiddette 'water-wash diseases': follicoliti, affezioni oftalmiche, cutanee, auricolari e delle prime vie respiratorie. E' il caso, ad esempio, di microrganismi appartenenti al genere Pseudomonas e Staphylococcus. Se, poi, un'adeguata concentrazione di disinfettante residuo controlla bene la P. aeruginosa, altre specie si annidano e si moltiplicano all'interno dei filtri dell'impianto. Allora risulta efficace solo il frequente controlavaggio dei filtri.
Cuffia e docce, barriera per stafilococchi
Gli stafilococchi sono un altro gruppo di microrganismi rilevabile nelle acque di piscina. E' dimostrato che in questi casi è determinante l'affollamento dei nuotatori. L'uomo è veicolo di almeno tre specie clinicamente importanti: S. aureus, S. epidermidis e S. saprophyticus, che vengono inattivati da livelli di cloro residuo al di sopra di 1 mg/L e con il regolare controlavaggio dei filtri. Tuttavia, l'uso della cuffia e la doccia prima dell'immersione in vasca riducono a monte il rilascio di stafilococchi in acqua, e la contaminazione può essere ulteriormente controllata con l'igiene dei pavimenti e delle superfici dell'impianto sportivo. Spesso, infatti, proprio le superfici attorno alle vasche (pavimenti e rivestimenti murari) rappresentano uno dei punti critici dell'igiene in piscina: sono veicolo di infezioni cutanee e delle mucose per la presenza di Mycobacterium, responsabile del noto
Legionella e oocisti
La Legionella è un batterio che si riproduce in acqua calda a temperature tra i 20 e i 45°C, ma il rischio di ammalarsi di legionellosi, più che all'acqua della vasca, può essere legato alla presenza del microrganismo nell'impianto idraulico e alla sua diffusione con l'aerosolizzazione di docce e rubinetti. E l'effetto è amplificato in presenza di amebe, soprattutto del genere Acanthamoeba, perché in questo caso la resistenza del batterio alla disinfezione viene aumentata. Il rischio legionella è comunque scongiurato dall'esame regolare dei sistemi di distribuzione dell'acqua. In Italia sono stati segnalati casi di legionellosi tra chi aveva frequentato piscine 5-15 giorni prima della manifestazione della malattia, ma senza dimostrare una correlazione diretta tra i due episodi.
Negli ultimi anni, invece, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Germania, sono state segnalate infezioni legate ai protozoi Giardia e
Disinfettanti, occorre cautela
Anche i disinfettanti della piscina, paradossalmente, possono nuocere alla salute: quelli a base di cloro formano composti organoclorurati (soprattutto trialometani) volatili, e i nuotatori li inalano dall'aria degli impianti coperti. La loro concentrazione nell'aria varia a seconda della ventilazione e della temperatura dell'acqua. In un ambiente circoscritto, quale è la piscina coperta, la concentrazione di cloroformio, di cui è noto l'effetto cancerogeno, può raggiungere valori anche elevati. Un recente studio italiano pubblicato sulla rivista 'Science of the Total Enviroment'1 ha evidenziato che la concentrazione di trialometani totali, misurata in alcune piscine italiane, era ben al di sotto del limite di 50 mg/m3 d'aria proposto dall'American Conference of Governmental Industrial Hygienists. Ciononostante, nella stessa ricerca, alcuni dati hanno stabilito una relazione diretta tra i valori di cloroformio nel plasma e nell'aria alveolare dei nuotatori e i suoi livelli nell'acqua e nell'aria, tenendo conto oltretutto del numero dei nuotatori presenti in piscina, della loro età e dell'intensità del nuoto.
Sala Stampa
pres Focus