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Indietro Epatite C: lo screening nazionale ha raggiunto 2 milioni di persone, ma ancora grande il ‘sommerso’

Al 30 giugno 2024 lo screening nazionale gratuito avviato in Italia per l’epatite C, seppure con un’estensione ancora limitata, ha consentito di testare oltre 2 milioni di persone e di identificare quasi 15.000 casi di infezione attiva ovvero persone che possono accedere alle terapie ed eliminare il virus prima che si manifestino le gravi conseguenze dell’infezione. Nonostante il buon risultato però complessivamente i dati dello screening dimostrano ancora un cospicuo sommerso dell’infezione nel nostro paese. E’ quanto è emerso dal webinar ’Migliorare i risultati dello screening nazionale gratuito per infezione da HCV: esperienze regionali a confronto” organizzato dall’ISS in sinergia con il Ministero della Salute - Ex Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria. Durante l’evento sono state identificate le strategie più efficaci adottate a livello regionale per far emergere il sommerso dell’infezione da HCV nel nostro paese. Contestualmente, sono state avanzate nuove proposte progettuali di collaborazione tra il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità e le Regioni per potenziare l’implementazione dello screening dell’epatite C, in linea con il traguardo fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità di eliminare l’infezione da HCV entro il 2030.

“La diagnosi e il trattamento per eliminare l’infezione attiva da HCV rappresentano uno degli obiettivi del nuovo Piano Nazionale d'Azione per porre fine all'HIV, alle epatiti virali e alle infezioni sessualmente trasmesse (PNA HIV-EP-IST) in fase di approvazione in Conferenza Stato Regioni” - ha sottolineato il Direttore dell’Ufficio 5 - Prevenzione delle Malattie Trasmissibili e Profilassi Internazionale, Ex Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute Francesco Maraglino.

Massimo Andreoni, Direttore Scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) e Roberta D’Ambrosio, membro del Comitato Direttivo dell’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF), hanno ribadito come l’eliminazione dell’epatite C sia un obiettivo realistico e raggiungibile per l’Italia. “Le due Società Scientifiche confermano il loro impegno al fianco delle Istituzioni, delle Regioni e dell’Associazione dei pazienti EpaC, per promuovere una sempre maggiore consapevolezza tra tutte le figure professionali sanitarie coinvolte nella gestione dell’HCV” - hanno affermato -. In quest’ottica, sottolineano l’importanza di cogliere ogni opportunità utile per effettuare lo screening, con particolare attenzione allo screening ospedaliero, che deve diventare una pratica sistematica e diffusa. Tra le priorità condivise, hanno inoltre sottolineato l’ottimizzazione della cascata di cura, e l’intensificazione delle azioni di sensibilizzazione per il coinvolgimento di tutte le professioni mediche.

Dai numeri presentati è emerso che solo il 54% della popolazione generale target (persone nate tra 1969-1989) e il 67% delle persone seguite presso i Servizi per le Dipendenze (SerD), sono state invitate attivamente allo screening dell’epatite C. Un’estensione più soddisfacente risulta per i detenuti in carcere con un invito attivo del 93%, estensione tra le più alte anche rispetto agli altri paesi Europei. Purtroppo, la copertura dello screening risulta piuttosto bassa. Solo il 12% della popolazione generale target e il 44% degli utenti da testare nei SerD, hanno effettuato il test di screening dell’epatite C di primo livello. Per la popolazione dei detenuti la copertura dello screening è stata del 77%. “Siamo ancora indietro e non stiamo efficacemente sfruttando la grande opportunità che abbiamo per raggiungere gli individui con infezione da epatite C “nascosta” asintomatica, spesso appartenenti a popolazioni vulnerabili che vivono in uno stato di marginalità, nonché persone spesso ignare dell’infezione per la mancata percezione del rischio che nel nostro paese non è solo associato all’uso di sostanze, ma anche a terapie mininvasive, trattamenti dentistici o estetici” - ha messo in evidenza Loreta Kondili, primo ricercatore del Centro Nazionale per la Salute Globale dell’ISS -“Implementare una campagna di comunicazione e sensibilizzazione, estendere lo screening alle fasce di età più anziane e mettere in atto un collegamento al programma di cura per far sì che i pazienti con diagnosi vengano sottoposti al trattamento, sono passi indispensabili ai fini dell’eliminazione dell’infezione da HCV come minaccia per la salute pubblica nel nostro paese”. “Migliorare i risultati dello screening e il linkage to care dell’infezione da HCV sono obiettivi del progetto CCM del Ministero della Salute che ha come capofila l’ISS e coinvolge varie regioni che mirano a portare alla luce risultati e strategie vincenti per la lotta all’infezione da HCV, ai fini del raggiungimento dell’obbiettivo di eliminazione dell’infezione da HCV come minaccia per la salute pubblica, entro l’anno 2030”, ha sottolineato Anna Caraglia, Ufficio I - Affari Generali Ex Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria Ministero della Salute.

Attraverso il programma CCM 2023, AZIONI CENTRALI, le quattro regioni italiane Emilia-Romagna, Toscana, Campania e Sicilia, rappresentanti delle aree geografiche del Nord, Centro, Sud e Isole, lavoreranno per approfondire particolari azioni specifiche che possano essere di esempio per migliorare gli indicatori dello screening. Giovanna Mattei, referente della Regione Emilia Romagna, ha illustrato i dati della sua regione, che rappresenta un modello a livello nazionale per un’estensione dello screening del 99,4% e una copertura del 40,3% nella popolazione generale target, i valori più alti registrati a livello nazionale. Lara Tavoschi e Barbara Rita Porchia hanno illustrato i risultati della regione Toscana, che ai fini del progetto CCM analizzeranno in modo capillare i risultati dello screening in Toscana attraverso vari canali, tra cui le associazioni di volontariato. Raffaela Errico, referente della regione Campania, nel presentare i risultati dello screening in Campania, ha sottolineato la problematica non solo della bassa copertura, ma soprattutto del basso linkage to care e le azioni da intraprendere per migliorarlo. Vito Di Marco e Lucia Craxi, hanno riportato la connessione del lavoro Regionale con la Rete Sicilia per la terapia e il ruolo della Campagna di Comunicazione Strategica realizzata dalla regione Sicilia specificamente per lo screening dell’infezione da HCV.

Nella seconda parte del webinar si è svolta una Tavola Rotonda focalizzata sul lavoro delle altre regioni italiane  

Un ampio dibattito ha consentito ai referenti regionali di presentare i nuovi risultati per il periodo da giugno a dicembre 2024, gli specifici successi e soprattutto le azioni richieste per migliorare lo screening e il linkage to care delle persone infette. Sono intervenuti: Adriano Murgano per la regione Abruzzo, Cristina Zappetti per la regione Friuli Venezia Giulia, Paola Scognamiglio per la regione Lazio, Giovanni Cenderello per la regione Liguria, Lucia Crottogini per la regione Lombardia, Fabio Filippetti per la regione Marche, Massimiliano Lanzafame per la Provincia Autonoma di Trento, Lorenza Ferrara e Federica Mathis per la regione Piemonte, Salvatore Macrì per la regione Umbria, Gisella Pitter per la regione Veneto e Onofrio Mongelli per la regione Puglia.

Nonostante siano stati avviati passi innovativi in tutto il territorio, i dati attuali rivelano una grande eterogeneità nelle modalità di invito, aderenza e modelli organizzativi tra le diverse regioni italiane. I dati hanno mostrato un’adesione che oscilla tra il 52% e il 7.3% per la popolazione generale dovuta soprattutto alla bassa percezione del rischio dell’infezione da HCV. La Tavola Rotonda ha messo in evidenza le criticità e le azioni da svolgere sul territorio per migliorare lo screening e il linkage to care sia nella popolazione generale sia nelle popolazioni chiave.

Una criticità evidenziata dai rappresentati di quasi tutte le regioni è stata l’inefficacia delle campagne di comunicazione. E’ stata  ribadita da quasi tutti i rappresentanti regionali la necessità di una campagna di comunicazione e sensibilizzazione centralizzata che metta in evidenza non solo l’importanza dello screening, ma soprattutto le possibili conseguenze di un mancato screening per l’infezione da epatite C. “Portare esempi di persone che hanno effettuato lo screening e risultati reattivi sono stati curati, porterebbe allo screening una platea molto più ampia rispetto ai dati attuali”, mette in evidenza Ivan Gardini dell’Associazione dei pazienti EpaC .

È stata sottolineata dai referenti regionali e dall’associazione dei pazienti, intervenuti nella discussione, la necessità di garantire lo screening dell’infezione da HCV a tutta la popolazione adulta in Italia. Nella popolazione generale in Italia, la prevalenza dell’infezione attiva è concentrata nelle popolazioni più adulte rispetto a quelle che ad oggi possono usufruire dello screening gratuito dell’infezione da HCV.

Il Webinar si è concluso ribadendo che nonostante siano stati avviati passi innovativi in tutto il territorio, è necessario un impegno sempre più continuo e costante per promuovere lo slancio dell’Italia nel raggiungere l’eliminazione dell’infezione da epatite C garantendo equità nella diagnosi e nella cura e impedendo che la  minaccia silenziosa dell’epatite C possa compromettere i risultati raggiunti per la salute pubblica dei cittadini.
 


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