Eventi
Socializzazione e malattie infettive: i risultati di uno studio europeo
ISS - 25/03/2008
Sono stati pubblicati oggi su
Lo studio si è svolto tra il 2005 e il 2006 in 8 paesi europei (Belgio, Germania, Finlandia, Gran Bretagna, Italia, Lussemburgo, Olanda e Polonia). In Italia la ricerca è stata condotta dal Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità. In ogni Paese è stato estratto un campione rappresentativo della popolazione generale e ogni persona ha compilato un diario di un giorno in cui registrare quante persone avesse incontrato, di che gruppi di età e se il contatto fosse stato ravvicinato. Sono state così intervistate 7290 persone negli otto Paesi e sono stati registrati un totale di 97.904 contatti.
Lo studio ha evidenziato che i profili generali di comportamento sono molto simili tra gli 8 paesi coinvolti ma variano in termini di intensità passando dal valore più basso di 7.9 contatti medi al giorno in Germania al valore più alto di 19.8 contatti medi giornalieri per l’Italia. I bambini risultano avere molti più contatti degli adulti, e quindi sono i soggetti cruciali per la diffusione di molte infezioni. I giorni feriali risultano associati ad un maggior numero di contatti giornalieri rispetto ai giorni festivi, indicando che i contatti in giornate lavorative sembrano più importanti di quelli sul fine settimana. I contatti di maggiore durata (> 1h) e riferiti a persone che si incontrano quotidianamente sono più frequentemente di tipo fisico, come i contatti a casa, scuola e nel tempo libero. L’analisi delle matrici di contatto (chi si incontra con chi) ha rilevato una forte componente diagonale (gli individui si incontrano prevalentemente con individui della stessa età) seguita da altre 2 componenti diagonali minori che riguardano i contatti dei bambini con adulti tra i 30-35 anni e questi ultimi con le classi di età più anziane. Impiegando tali matrici in un modello matematico che simula la fase iniziale di un’epidemia a trasmissione aerea si è inoltre evidenziato che le classi di età 5-19 anni sono quelle che riportano i più alti tassi di incidenza.
I risultati di questo studio contribuiscono ad una maggiore comprensione delle dinamiche di diffusione delle epidemia a trasmissione aerea colmando la mancanza di informazione in alcuni parametri fondamentali dei modelli matematici delle malattie infettive.
L’utilità dei risultati
A partire dagli anni ‘70, sono stati pubblicati numerosi lavori che hanno mostrato l’utilità dei modelli matematici nello studio delle malattie infettive e in particolare per prevedere l’impatto di interventi di prevenzione da introdurre, quali ad esempio quelli vaccinali. Per le infezioni che si trasmettono da persona a persona e conferiscono immunità, come il morbillo o la varicella, ogni persona nella popolazione può essere classificata in una successione di passaggi di stato: dallo stato di suscettibilità (che inizia alla nascita o pochi mesi dopo con il decadere della protezione anticorpale materna) si passa, a seguito dell’acquisizione dell’infezione, allo stato di infetto, ma non ancora contagioso, quindi da infetto a infettivo, infine da infettivo ad immune.
Tra i parametri fondamentali che simulano matematicamente tale sequenza di passaggi di stato risultano di particolare rilevanza la forza di infezione
che misura il rischio per un suscettibile di età generica in una certa popolazione di acquisire l’infezione, e i tassi di contatto definiti dalla cosiddetta matrice dei contatti
che descrive i pattern di contatto, quindi di contagio tra suscettibili ed infetti alle varie età.
In Sanità pubblica, la rilevanza pratica delle risposte che i modelli matematici possono dare dipende in grande misura dalla qualità delle stime di questi due parametri chiave. In particolare nell’ambito delle malattie infettive a trasmissione aerea o per vicinanza come ad esempio l’influenza o la SARS la matrice dei contatti si è dimostrata essere una delle variabili fondamentali nel predire l’evenienza di un’epidemia. Fino ad oggi, per tale tipologia di infezioni, la stima su grandi popolazioni dei tassi di contatto tra individui, non risultava dall’osservazione diretta, ma al contrario attraverso procedure di stima indiretta con scarsa base empirica che utilizzavano quale fonti studi di seroprevalenza o dati di notifica. I pochi studi effettuati presentavano inoltre evidenti limitazioni nell’estendere temporalmente o ad un particolare contesto geografico i risultati. Lo studio ora condotto fornisce per la prima volta un dato empirico raccolto con tecnica standardizzata in otto Paesi che certamente hanno diversi atteggiamenti sociali. I risultati saranno utilizzati per costruire matrici di contatto realistiche nei vari modelli.