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Chikungunya virus: il piano d'intervento
ISS - 05 settembre 2007 -
Dal suo ingresso in Italia nel 1990, Aedes albopictus, meglio nota come “zanzara tigre” si è rapidamente adattata alle nostre latitudini; ed ha colonizzato nell’arco di 10-12 anni quasi tutte le Regioni del Paese (forse con l'eccezione della Valle d'Aosta) con focolai discontinui ma saldamente radicati sul territorio, dalla pianura alla bassa collina (400-500 m slm). In particolare, le popolazioni della zanzara presenti nelle regioni centro-settentrionali, possono risultare stagionalmente molto abbondanti: infatti le precipitazioni più abbondanti, e quindi l’umidità ambientale, consentono stagionalmente uno sviluppo massivo della specie: (in presenza di temperature medie superiori ai 25°C, Ae. albopictus è in grado di completare il ciclo di sviluppo -da uovo ad adulto -in meno di 10 giorni). Ae. albopictus è una tipica zanzara “da contenitori” i cui focolai di sviluppo larvale non sono mai presenti nel suolo o in altri ambienti naturali, ma sono rappresentati, in ambiente peridomestico e commerciale/industriale da una moltitudine di contenitori di natura varia, dal sottovaso al tappo di bottiglia, dai copertoni ai bidoncini di raccolta dell’acqua piovana per irrigare l’orto. Sul suolo pubblico i focolai larvali principali sono i tombini stradali per la raccolta delle acque di superficie, più raramente le fontane ornamentali e cavità negli alberi ad alto fusto.
L’attività trofica di Ae. albopictus si esplica principalmente nelle prime ore del mattino e in quelle che precedono il tramonto, ma può attaccare anche in pieno giorno se il cielo è coperto, nonché la notte, all’interno delle abitazioni. Gli adulti sono esofili, ovvero riposano all’aperto, al riparo dal sole, tra la vegetazione bassa o l’erba alta.
Nei climi temperati la specie sopravvive d’inverno allo stadio di uovo, deposto dalle femmine negli ultimi giorni di Ottobre. Le uova deposte nei giorni di ridotto fotoperiodo non schiudono, anche a seguito di immersioni e essiccamenti, mantenendosi vitali in uno stato di diapausa. Esse iniziano a schiudersi solo in tarda primavera, riprendendo l’interrotto ciclo di sviluppo.
La presenza di Aedes albopictus costituisce normalmente un grave problema di sanità per l’elevato grado di molestia procurato all’uomo data la sua elevata aggressività parassitaria, e rappresenta un ben più grave pericolo per la sua capacità vettoriale di virosi esotiche.
Pertanto, la riduzione drastica della densità della popolazione infestante costituisce l’unico complesso obiettivo da raggiungere ai fini di una profilassi e/o del contenimento di una emergenza sanitaria.
Protocollo operativo
Gli interventi descritti di seguito hanno lo scopo di isolare e circoscrivere l’area dove si è verificato uno o più casi di febbre da Chikungunya virus, riducendo la densità dell’insetto vettore.
Il protocollo descrive l’intervento di controllo che si basa sostanzialmente su due attività:
- la disinfestazione dell’area incriminata con insetticidi adulticidi e larvicidi contro Aedes albopictus, sia sul solo pubblico che nei fondi privati
- la ricerca e l’eliminazione dei focolai larvali peridomestici con ispezioni “porta a porta” delle abitazioni comprese nella zona segnalata
L’intervento
Il protocollo che segue descrive le operazioni di emergenza relative alla comparsa di un nuovo focolaio di infezione.
Il follow-up dell’area dove si è verificato il primo focolaio di infezione segue invece regole a parte riportate in fondo al presente documento.
Caratteristica epidemiologica della febbre da Chikungunya virus è la rapidità con cui si diffonde con conseguente andamento epidemico. Pertanto per isolare e circoscrivere un nuovo focolaio, la risposta deve essere, se non proprio immediata, almeno molto rapida. Lo schema tipico dell’intervento di lotta antivettoriale che prevede tre fasi (pianificazione, esecuzione, verifica) viene qui rappresentato da una serie di azioni sequenziali.
Come scatta l’intervento A seguito di identificazione di una caso di infezione da Chikungunya virus, sia certo che sospetto, da parte dell’autorità sanitaria competente
Obiettivo: riduzione drastica della densità del vettore
Definizione dell'area interessata. In caso di singolo fabbricato, l’area da trattare sarà inizialmente quella compresa entro un raggio di 200 metri dalla casa indice, che potrà esser ampliata di altri 100 - 200 metri qualora si verifichino altri casi all’interno della prima fascia. In caso di appartamenti, condomini o comunque agglomerati di più fabbricati, l’area da trattare sarà stabilità volta per volta.
Mappatura: mappatura dell'area d’intervento su cartografia classica dettagliata (catasto 1:25.000) o su cartografia elettronica Raster) gestita con un Sistema Geografico Informativo (GIS), con divisione in settori operativi in caso di area molto vasta;
Sopralluogo: un rapido sopralluogo precederà l’intervento al fine di valutare gli eventuali ostacoli o problemi che potrebbero rallentare l’intervento stesso e richiedendo, qualora necessario, l’intervento o la scorta di una pattuglia della Polizia Municipale.
Interventi adulticidi
Scelta dei prodotti. Classe chimica di appartenenza: derivati di sintesi del piretro (Piretroidi). Si raccomanda l’impiego di una miscela di due principi attivi, uno fotolabile, dotato di rapido poter abbattente (i cosiddetti piretroidi di prima generazione), il secondo fotostabile, dotato di attività residuale (detti di seconda o terza generazione). La miscela deve essere sinergizzata con piperonile butossido)
Formulati: i prodotti devono essere formulati come concentrati emulsionabili o equivalenti, , di tipo “Flowable,” senza solventi organici. Sebbene i prodotti commerciali siano tutti registrati presso il Ministero della Salute, si scelgano quelli che, a parità di efficacia, sono classificati col miglior profilo tossicologico.
Attrezzatura: Atomizzatori/nebulizzatori automontati (per trattamenti sul suolo pubblico) o spalleggiati (fondi privati). Il prodotto sarà diffuso a volume medio-basso (diametro delle particelle intorno ai 50 micron)
Modalità dei trattamenti: i trattamenti adulticidi sul solo pubblico vanno effettuati durante le prime ore del mattino (dalle 4 alle 6). Verrà trattato il verde presente lungo le strade, nei due sensi di marcia, e all’interno dei giardini privati (siepi, alberi bassi, cespugli, erba alta)ad altezza d’uomo. La canna dell’apparecchio, avanzando, sarà brandeggiata con lento movimento dall’alto in basso e viceversa, trattando una fascia di verde compresa tra suolo e circa 3 metri d’altezza.
Numero e periodicità dei trattamenti: lo schema generale prevede almeno 3 giorni consecutivi di trattamenti mattutini, mentre solo per il primo giorno si effettuerà anche un secondo trattamento serale. Ulteriori cicli di trattamenti potranno essere effettuati in base all’andamento del dato epidemiologico e alle indicazioni del sistema di monitoraggio (vedi)
Interventi larvicidi
- Principi attivi: sul suolo pubblico regolatori della crescita o inibitori della chitina, oppure biologici a base di Bacillus thuringiensis israelensis per i fondi privati.
- Formulati:suolo pubblico preferibilmente concentrati emulsionabili, pastiglie per i siti difficili da raggiungere con la pompa. Preferibilmente pastiglie o tavolette per i privati.
- Attrezzatura per il trattamento: lancia con serbatoio automontato o pompa a pressione costante spalleggiabile.
- Modalità dei trattamenti. I focolai da trattare sul suolo pubblico sono costituiti principalmente da tombini e caditoie per lo smaltimento delle acque di superficie. La soluzione d’impiego va preparata in maniera tale da far si che la dovuta quantità di p.a. da inserire nel tombino sia veicolata da almeno 100.150 ml di soluzione stessa. Nei fondi privati vanno trattati solo e esclusivamente quei potenziali focolai che non possono essere rimossi.
- Periodicità: la periodicità dei trattamenti sul suolo pubblico va definita in base al prodotto usato. In media, in assenza di pioggia, il trattamento può essere effettuato ogni 10-15 giorni. Preparare la soluzione d’impiego, in modo tale che la prevista quantità di p.a. sia veicolata da almeno 100-200 cc di soluzione per tombino. In caso di pioggia ripetere il trattamento dopo 24 ore. Nei fondi privati, lasciare una confezione di prodotto Bti al responsabile del condominio, palazzo o villa, sufficiente per un trattamento a settimana per l’intero periodo a rischio (minimo 4 mesi)
Intervento porta a porta
Dopo i trattamenti sul suolo pubblico si procederà a quelli in tutti i fabbricati dell’area interessata.
Le modalità e i tempi sono quelli precedentemente descritti. Tuttavia lo scopo principale di questa attività è quello di eliminare tutti i microfocolai peridomestici, sia quelli con presenza di larve che quelli solo potenziali, informando nel tempo stesso gli abitanti sui corretti comportamenti da adottare per evitare di allevare in casa la zanzara tigre.
Rapporto di attività. Al termine del ciclo di trattamenti, i particolari dell’intervento complessivo saranno riportati dettagliatamente all’Ente committente su apposita modulistica.
Valutazione dei risultati. Facendo seguito al primo intervento di controllo in una certa area, questa dovrebbe essere monitorata per valutare l’efficacia del trattamento. E’ importante ricordare che la valutazione dell’efficacia di un intervento di disinfestazione va fatta da u soggetto diverso da quello che coordina i trattamenti.
Il sistema di monitoraggio
II sistema di monitoraggio può essere predisposto con mezzi e tecniche diverse ma, attualmente, il sistema più pratico, economico e informativo rimane l'impiego delle ovitrappole.
Parametri per la valutazione dei trattamenti sono: il numero percentuale di trappole positive per uova sul totale di trappole operanti e il numero medio di uova per trappola positiva.
Nella fase di pianificazione del sistema vanno considerate una serie di azioni sequenziali:
• valutazione del numero rappresentativo di trappole per l’area interessata;
• scelta dei siti per il posizionamento delle ovitrappole e collocamento delle stesse;
• cadenza delle operazioni di controllo e manutenzione (settimanale);
• raccolta, elaborazione, valutazione e archiviazione di dati.
Il follow up dell’area d’origine del focolaio epidemico
L’area dove è localizzato il primo focolaio epidemico verrà trattata con cadenza settimanale per tutta la stagione residua a rischio (presumibilmente fino a metà novembre) secondo quanto stabilito dal protocollo per gli interventi sul suolo pubblico, mentre le ispezioni dei fondi privati saranno condotte ogni due settimane, salvo diverse informazioni deducibili dalla rete di monitoraggio
I link da consultare
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