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Ambiente e infanzia in Italia
I ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità insieme a docenti ed esperti di varie università italiane hanno indagato sull'insieme di quei fattori ambientali che possono mettere in pericolo la salute dei bambini nel nostro Paese. Ne è risultato un libro 'Ambiente e Infanzia in Italia' (a cura di Irene Figà Talamanca* e Alberto Mantovani**, Verducci Editore), dettagliato e divulgativo al tempo stesso, le cui conclusioni ribadiscono il ruolo cruciale della prevenzione, della qualità dell'ambiente e dell'alimentazione per promuovere la salute dei più piccoli. Ne abbiamo estratto e sintetizzato alcuni spunti.
Le ragioni della vulnerabilità dei bambini ai fattori ambientali.
I bambini sono maggiormente esposti ai fattori inquinanti perché, in proporzione e in rapporto al loro peso e rispetto agli adulti, introducono circa una quantità doppia di aria e mangiano tre o quattro volte di più. Senza contare che sono naturalmente predisposti ad assorbire maggiormente alcune sostanze. Come il piombo, ad esempio: diversi alimenti e sostanze, quali cibo o i pesticidi, lo contengono in soglie ritenute non pericolose per un adulto. Che, tuttavia, lo diventano se riferite a un bambino. Inoltre, nei primi anni di vita, i bambini sono naturalmente inclini a comportamenti a rischio come, ad esempio, l'ingestione, mentre giocano, di terra o polveri. Oltre agli aspetti biologici, la vulnerabilità dei bambini ai rischi ambientali, è influenzata dai fattori sociali, come il livello educativo dei genitori, il retroterra culturale e religioso, il ruolo della scuola e dei media, aspetti che influenzano abitudini e comportamenti nei confronti dell'ambiente.
Bambini e malattie infettive legate all'ambiente.
Tra le malattie che continuano a essere molto contagiose e causano una notevole mortalità, il morbillo resta, nonostante i programmi di vaccinazione, sicuramente una delle più importanti. Ogni anno si stimano, infatti, più di 30 milioni di casi e 875.000 decessi, pari al 50-60% dell'1,6 milioni di morti dovute a malattie prevenibili con una vaccinazione. Anche la rosolia resta una patologia infettiva grave, soprattutto se ad ammalarsene sono le donne in gravidanza. Tra le infezioni contratte durante i primi tre mesi di gestazione, l'85% è destinato a causare un aborto o gravissimi danni al bambino, come sordità, ritardo mentale e malformazioni cardiache. Dopo l'ultima epidemia del 1997, con circa 35.000 casi, l'incidenza della rosolia è notevolmente diminuita e dal 1998 al 2001 è stato sfiorato al massimo il tetto di 5.500 casi l'anno. Altra malattia importante è la pertosse, un'infezione batterica che interessa il tratto respiratorio e che causa, ogni anno nel mondo, in età pediatrica, circa 300.000 morti e 50.000 pazienti, con complicanze neurologiche a lungo termine ogni anno. Tuttavia dal 1996 si è registrata una diminuzione progressiva dell'incidenza, che ha raggiunto nel 1999 il suo minimo storico con 1575 casi.
Gli effetti dei contaminanti alimentari sulla salute dei più piccoli.
Attualmente non esistono dati epidemiologici completi che possano fornire una risposta valida. Esistono tuttavia studi condotti su singole sostanze. Un esempio è il piombo, un metallo pesante i cui effetti sullo sviluppo neurologico in utero e nell'infanzia sono da tempo noti. In Italia in dieci anni, dal 1985 al 1996, nella popolazione generale i livelli di piombo si sono ridotti di circa la metà. Ma livelli ematici superiori, pari a 100 mg/l, al di sopra del quale è forte il rischio di danni allo sviluppo neurologico, si sono registrati proprio tra i bambini più piccoli di 5 anni. Tra i contaminanti con effetti sui sistemi riproduttivi, immunitari e nervosi, vanno soprattutto menzionati gli 'interferenti endocrini', di cui i POPs (contaminanti organici persistenti, come diossine, PCB, DDT e composti analoghi) sono i più noti, caratterizzati dall'elevata tossicità cronica, dalla capacità di accumularsi nei tessuti umani e di diffondersi lungo la catena alimentare.
Ambiente e malattie croniche dei bambini: esiste una connessione?
Secondo alcuni studi l'esposizione alle radiazioni, quando supera alcuni livelli, durante l'8° e la 25° settimana di gestazione, comporta un'alta probabilità di danneggiare il sistema nervoso centrale del feto, con conseguente riduzione del quoziente intellettivo, oltre a un incremento del rischio di tumori infantili. Sembra, invece, che l'uso di videoterminali non possa essere causa di morte fetale, di basso peso alla nascita né di ritardi dello sviluppo intrauterino. Gli effetti sulla salute umana delle discariche di sostanze tossiche sono stati studiati da alcune indagine epidemiologiche, che hanno evidenziato nelle popolazioni intorno ai siti contaminati un incremento della mortalità, specie per tumore, ma anche danni all'apparato riproduttivo. Uno studio europeo multicentrico, basato su 1089 casi di malformazioni congenite, per esempio, ha riscontrato un significativo aumento del rischio per difetti al tubo neurale e del setto cardiaco nei neonati che si trovavano a 7 Km dalle discariche di rifiuti pericolosi. Anche i pesticidi e i fitofarmaci giocano un ruolo importante nelle malattie dei bambini. L'esposizione, soprattutto lavorativa, a queste sostanze è stata associata ad aborti e difetti congeniti, in particolare all'apparato urogenitale; si sospettano anche effetti a lungo termine delle esposizioni in utero, come un aumentato rischio di tumori testicolari. Tra gli inquinanti dell'aria, il più noto e diffuso è sicuramente il fumo di sigarette. Basso peso alla nascita, prematurità, aborto spontaneo e mortalità perinatale sono solo alcuni tra gli effetti più gravi che il fumo passivo provoca al feto. Infine anche l'acqua contaminata da sostanze chimiche può essere un veicolo per ingerire sostanze tossiche dannose per il futuro bambino.
I bambini e gli incidenti, dentro casa e in strada.
Il numero degli incidenti che avvengono in casa, in rapporto a quelli che avvengono al di fuori delle mura domestiche, tende fortemente a diminuire con l'età. Infatti, nel caso di bambini al di sotto di un anno, circa il 90% degli incidenti vede come protagonista la casa. La percentuale scende al 70% per i bambini tra gli 1 e i 4 anni. Poi, per quasi tutto il periodo delle scuole elementari (dai 5 ai 9 anni), la percentuale si abbassa al 45%. Una proporzione che scende ulteriormente a un caso su 4 nel periodo della scuola media, che va dai 10 ai 14 anni d'età. I dati non sono altro che lo specchio della progressiva autonomia che il bambino va guadagnando man mano che cresce. Una conquista, tuttavia, che lo rende sempre più esposto ai rischi provenienti dall'esterno. A meno di un anno di vita, la salute dei bimbi è messa a repentaglio da cadute dal passeggino o dalle braccia di mamma e papà. Fino a 4 anni sono sempre le cadute le protagoniste, ma gli scenari si allargano: i bimbi si fanno male camminando, giocando, correndo e non solo in casa ma ance per strada, nei giardini o all'asilo nido. Crescendo, la scuola diventa cornice di molti incidenti, ma sono soprattutto i maschietti a farsi male, in molti casi giocando a pallone (15% di tutte le cadute osservate per la fascia d'età dai 5 ai 9 anni). Aumentano gli incidenti dovuti a morsi di cani o graffi di gatto, che passano da circa il 2% al 3%. Nel caso delle bambine, le cadute in palestra, gli urti contro il bordo della piscina e le cadute pattinando risultano doppie rispetto ai maschi. Questa situazione si conferma nella fascia più adulta, quella dai 10 ai 14 anni, dove gli incidenti legati ad attività sportive rappresentano da soli quasi il 50% del totale.
* del Dipartimento di Biologia Animale e dell'Uomo dell'Università 'La Sapienza' (Roma)
** del Dipartimento di Sanità Alimentare ed Animale dell'ISS