Eventi
I gemelli nel mondo classico e religioso
A cura di:
Corrado Fagnani (a) e Renata Solimini (b)
(a) SCIC - Centro di riferimento scienze comportamentali e salute mentale, Istituto Superiore di
Sanità, Roma
(b) Centro Nazionale Dipendenze e Doping, Istituto Superiore di Sanità, Roma
Nella mitologia classica, fatta eccezione per il mito di Castore e Polluce e pochi altri, troviamo l’idea che spesso i gemelli sono nemici: uno dei due deve morire, in modo anche cruento, perché l’altro possa fondare una città o salvare il suo popolo.
Nelle parole di René Girard, filosofo francese contemporaneo, si spiega così il motivo del conflitto tra fratelli gemelli (3):
“… l’identità e la differenza hanno sempre la tendenza a sprofondare nella reciprocità, nell’indifferenziato. In molte comunità arcaiche dell’Africa si uccidono i gemelli dalla nascita, perché si confonde la loro somiglianza fisica con la reciprocità del conflitto: si ha paura che i gemelli siano come un batterio, che contaminerebbe tutta la comunità creando una crisi sacrificale. Ci sono molte culture, tra cui quella dell’antica Grecia – dove troviamo gemelli tragici – che vedono i gemelli in questo modo. Non solo sul piano simbolico, ma anche su quello reale si può prevedere che i gemelli si trovino in una situazione di rivalità.
Romolo e Remo sono identici e nessuno può sapere chi sia l’erede legittimo del padre, in caso si creda al diritto del fratello maggiore. Eteocle e Polinice sono sempre in lotta e non riescono a riconciliarsi, e alla fine diventano dei supergemelli. Si uccidono a vicenda nello stesso momento. L’ispirazione tragica mette sempre in luce le similitudini al di sotto delle differenze. In realtà il significato dei gemelli sta nella mancanza di differenza. La cultura ha talmente paura dell’identità che non ne parla mai...”.
Nel mito di Eteocle e Polinice, figli dell’incestuoso matrimonio di Edipo e di sua madre-moglie Giocasta, essi sono colpiti dalla maledizione del padre, che predisse che si sarebbero uccisi a vicenda, per la decisione di regnare a turno su Tebe. Eteocle, infatti, che regnò per primo, si rifiutò di lasciare il trono a Polinice. I due fratelli allora si combatterono, fortemente animati da un odio reciproco, e si massacrarono l’un l’altro. Eschilo, poeta tragico greco, scrisse su questa vicenda mitica la tragedia Sette contro Tebe, dove la figura di Eteocle rappresenta il primo vero personaggio drammatico del teatro greco.
Eschilo è anche autore di un’altra tragedia, le Supplici, che ha come protagonisti i due fratelli gemelli Egitto e Danao, figli di Belo, re di un vasto impero che comprendeva l’attuale Siria,l’Arabia, l’Egitto e la Libia. Egitto, re che diede il nome all’omonimo suo territorio-regno, decise che i suoi cinquanta figli avrebbero dovuto sposarsi con le altrettante figlie del fratello Danao, re della Libia. Per questa imposizione, Danao persuase le figlie ad uccidere i mariti la prima notte di nozze: solo Linceo fu risparmiato da Ipermestra. La strage dei mariti indusse Linceo ad uccidere Danao e le figlie, e successivamente salì al trono del regno di Argo.
Quasi a voler continuare la “tradizione dei gemelli che litigano”, anche lo stesso Linceo ebbe due figli gemelli, Acrisio e Preto, che alla morte del padre si disputarono il regno l’uno con l’altro; ma poi giunsero finalmente ad un compromesso dividendo il regno: la corona di Argo fu riservata ad Acrisio, mentre Tirinto con le varie altre città furono cedute a Preto (4, 5). In questa vicenda, sembrerebbe che alla fine vi sia stata una risoluzione pacifica del conflitto fra due gemelli.
Il mito dei Dioscuri, Castore e Polluce, narra delle vicende dei due eroi gemelli, figli di Leda e di Zeus, unitosi a lei sotto forma di cigno. In Asia Minore, presso i Lici, il termine Lada significa “donna”, quindi Leda è la “prima donna”, la donna primordiale che lo stesso Zeus fecondatore generò in principio. Solo Zeus, dunque, poteva unirsi a Leda, perché ella era parte di lui (vicenda peraltro molto simile a quella di Adamo ed Eva: quest’ultima fu creata da una costola di Adamo) e da questa unione nacquero i Dioscuri (“figli di Zeus”, da Diòs = di Zeus, kouroi = giovani, ragazzi), compagni e salvatori di molti uomini.
Una variante del mito vuole Elena, che sarà sposa di Menelao, e Polluce figli di Zeus, e Castore e Clitemnestra, futura sposa di Agamennone, figli di Tindaro: ciò spiegherebbe la natura mortale di Castore e l’immortalità di Polluce. I due gemelli andarono sempre armoniosamente d’accordo: alla morte di Castore, per non separarsi dal fratello, Polluce rinunciò a metà della propria immortalità e così ottennero di trascorrere insieme un giorno agli inferi e uno presso il padre Zeus. Castore era rappresentato come abilissimo domatore di cavalli, Polluce come bravo pugilatore e cavallerizzo. Essi erano divinità benefiche che soccorrevano i combattenti e i marinai. La leggenda sull’origine della Costellazione dei Gemelli narra che, dopo tante imprese eroiche sempre insieme, i due gemelli, un giorno, ingaggiarono una lotta con i due figli del re Afareo, per la divisione d’una mandria di buoi. Castore fu ucciso e Polluce addolorato per la morte del fratello, da cui non avrebbe voluto staccarsi mai, pregò Giove di far morire anche lui. Ciò non poteva avvenire perché egli era immortale, ma tanto implorò e pianse che Giove volle accontentarlo e pose i due gemelli, che tanto si amavano, su nel cielo nella bella costellazione zodiacale, situata nell’emisfero celeste boreale, nella quale Polluce rappresenta la stella più splendente di colore giallo-arancio, mentre Castore è la seconda stella per splendore di colore bianco (5,6).
La leggenda di Castore e Polluce appare diversa dalle altre perché la loro era un’unione scevra da quell’aspra rivalità che porta alla morte uno dei due gemelli come invece accade in altri miti.
Nella mitologia greco-latina, vi sono anche Apollo e Artemide (identificata poi con la Diana dei Romani) figli di Giove e di Latona. Artemide è una divinità lunare, mentre Apollo è una divinità solare (venne, infatti, identificato con lo stesso sole): queste caratteristiche opposte e complementari rispecchiano il concetto dei gemelli come entità con qualità diverse ma necessarie alla costituzione della realtà.
Ercole, figlio di Giove e Alcmena, a sua volta moglie di Anfitrione, sarebbe nato da un unico parto insieme con Ificle. Si ripete così, come nel caso dei Dioscuri, l’evento di una nascita di gemelli di cui uno figlio di divinità e l’altro di un essere umano: Ificle era infatti mortale, in quanto in realtà figlio di Anfitrione.
Al periodo della tradizione classica, inoltre, vanno riferite le leggende dei gemelli “esposti”, cioè abbandonati e successivamente allevati da un animale o da un pastore.
Anfione e Zeto, figli di Giove e Antiope, dopo la nascita furono abbandonati su un monte e la madre gettata in prigione per opera della gelosissima Dirce. Essi furono raccolti e cresciuti da un pastore: Anfione iniziò a dedicarsi alla musica, suonando la lira, e Zeto alle arti marziali. Quando furono adulti riconobbero la madre e la vendicarono uccidendo Dirce. Reclutarono un esercito per attaccare Tebe e, spodestando Lico che reggeva il trono, si proclamarono re di Tebe. Questo mito, presente in molti autori arcaici, è stato ripreso da Apollonio Rodio nelle Argonautiche come scena ricamata su uno dei riquadri del manto di Giasone.
Neleo e Pelia, figli di Poseidone e Tiro, furono concepiti con l’inganno. Per nascondere il fatto, Tiro abbandonò i neonati che vennero raccolti e allevati rispettivamente da una cagna e da una cavalla. Divenuti adulti e venuti a conoscenza delle loro origini, si impadronirono del trono di Iolco spodestando il legittimo erede Esòne. Pelia escluse ben presto dal regno anche il fratello Neleo, con l’esilio, ripetendo così la frequente dinamica del fratello gemello che vuole prevalere sull’altro per sentirsi unico.
Una coppia gemellare particolarmente famosa è quella di Romolo e Remo. Il mito della fondazione di Roma considera Marte il padre di Romolo e Remo, la madre invece fu la vestale Rea Silvia. Suo padre la gettò in carcere per aver infranto il voto di castità e i due gemelli furono abbandonati alle acque del Tevere dentro una cesta. Una lupa, scesa al fiume per bere, li scoprì tra le canne, affamati e piangenti, e li allattò. Furono poi trovati e allevati dal pastore Faustolo.
Romolo e Remo, da complici divennero rivali, quando pensarono di fondare anche loro una città. Il grande evento, però, doveva essere segnato dal sangue versato a causa di una contesa tra i due gemelli. Si trattava, infatti, di decidere chi dei due avrebbe dato il nome alla città, e nessuno dei due aveva il diritto di primogenitura sull’altro. Infine, Romolo uccise Remo e riuscì ad arrogarsi il diritto di fondare e dare il nome alla città. A rinnovare il mito provvederanno i figli di Remo, Aschio e Senio, anch’essi gemelli, ai quali è attribuita la fondazione della città di Siena (1, 5, 6). Questa leggenda sembrerebbe anticipare le moderne conoscenze sull’ereditarietà della gemellarità.
Tra i miti riguardanti gemelli abnormi troviamo quello di Efialte e Oto, conosciuti anche come Aloidi, figli giganti di Ifimedia e Poseidone. Gli dei seminarono la discordia fra i due fratelli e questi si ferirono a vicenda mortalmente.
Nel campo dell’arte iconografica greco-romana numerose sono le immagini e le rappresentazioni mitologiche dei gemelli: alcune scene salienti dei vari miti sono riprodotte soprattutto su vasi di terracotta e bassorilievi; ma le ritroviamo anche su diversi specchi etruschi. E, passando poi dal mito alla storia, Tacito ci descrive l’evento della nascita dei gemelli come un evento di rara felicità anche presso le famiglie più modeste. Sembra, infatti, che, in generale, i gemelli nel mondo classico fossero bene accetti. L’imperatore Tiberio fece coniare appositamente una moneta con l’immagine di due gemelli in occasione della nascita dei figli di Druso, suo figlio, e lo stesso fece Marco Aurelio per celebrare la nascita di Commodo e Antonino Gemino (7, 8).
Per quanto riguarda le vicende bibliche, ricordiamo due famosi personaggi gemelli, spesso in dissidio fra loro: Giacobbe e Esaù, figli di Isacco e Rebecca, nipoti di Abramo. La loro storia può forse contribuire a spiegare i conflitti odierni nel Vicino Oriente. La madre, essendo rimasta incinta e sentendo i bimbi che si urtavano violentemente nel suo grembo, ne chiese ragione al Signore che le rispose: “Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell’altro e il maggiore servirà il minore” (Genesi, 25:23). Giacobbe riuscì a strappare con l’inganno al fratello gemello Esaù la primogenitura e la benedizione del padre. In seguito all’ira di Esaù fuggì in Mesopotamia per qualche tempo e poi tornò in Palestina, riconciliandosi con il fratello. Dopo una misteriosa visione di Dio e la lotta sostenuta con un angelo presso il fiume Jabbok, cambiò il nome in Israele. Esaù, detto Edom che significa ‘il Rosso’, si stabilì invece nella regione di Seir, nel Sud della Palestina, vi fondò il paese di Edom e fu considerato il capostipite della popolazione semitica degli Edomiti (figli di Esaù).
Anche tra i santi troviamo famose coppie gemellari: Cosma e Damiano e i presunti gemelli – poiché non è del tutto accertato – San Benedetto da Norcia e Santa Scolastica. I primi, nati in Siria, subirono il martirio durante le persecuzioni di Diocleziano. Secondo la tradizione, Cosma e Damiano si dedicarono alla medicina per spirito di carità cristiana, prendendosi cura degli infermi senza chiedere denaro in cambio: sono divenuti, infatti, patroni dei medici e dei chirurghi, dei farmacisti e dei barbieri.
San Benedetto da Norcia fu fondatore del monastero di Montecassino e redattore della regola benedettina all’interno della quale è riportata la celebre norma ora et labora. Della vita di Scolastica in realtà non si sa praticamente nulla. Una volta all’anno, Benedetto scendeva per incontrare la sua gemella in un piccolo oratorio nelle vicinanze di Montecassino e poi tornare al monastero. Nell’ultimo incontro Scolastica pregò Benedetto di rimanere, ma il santo non volle ascoltarla. Scolastica allora rivolse le sue preghiere al Signore: poco dopo una forte pioggia dissuase Benedetto dal lasciare la sorella. Sul luogo sorge la “chiesa del colloquio”, e in ricordo del prodigio Scolastica è invocata per proteggere dai fulmini o per chiedere la pioggia (1, 6, 9-11).
Bibliografia
1. De Rachewiltz B, Parisi P, Castellani V. I gemelli nel mito. Acta Genet Med Gemellol 1976;25:17-9.
2. Virio P. La sapienza arcana. Genova: Amenothes 1983.
3. Benvenuto S. Differenza, identità, violenza. Conversazione con René Girard. Dialegesthai. Rivista
telematica di filosofia 2003. Disponibile all’indirizzo: http://mondodomani.org/dialegesthai/sb02.htm;
ultima consultazione ottobre 2007.
4. Robertson W. Grecia L’antica 2100-1556 a.C. La prima età. In: Istoria dell’antica Grecia, di Guglielmo Robertson, Firenze 1822. Disponibile all’indirizzo: http://www.cronologia.it/storia/ grek001.htm; ultima consultazione ottobre 2007.
5. Potenza MC, Scalabrella S. La mitologia classica. Roma: Edizioni Studium; 1987.
6. Gemelli famosi. Filosofia, mitologia e religione. Disponibile alla pagina: http://www.gemelliit
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7. Dasen V. Multiple births in Graeco-Roman antiquity. Oxford Journal of Archaeology 1997;16(1):49-63.
8. Dasen V. Le jumeaux dans le monde Greco-Romain: theories medicales et iconographie. Medicina nei
Secoli Arte e Scienza 1995;7:301-21.
9. Rossetti A (Ed.) I gemelli che hanno lasciato un segno. Disponibile all’indirizzo:
http://www.ilmondodeigemelli.org/mollar/FamousMultiples.htm; ultima consultazione ottobre 2007.
11. Guerriero E, Tuniz D (Ed.). Il grande libro dei santi. Cinisello Balsamo: Edizioni San Paolo, 2002.
Vedi anche:
https://www.iss.it/web/guest/i-gemelli-nel-mito-nella-società-e-nella-medicina-
https://www.iss.it/web/guest/i-gemelli-nelle-culture-dei-diversi-continenti
https://www.iss.it/web/guest/i-gemelli-siamesi-e-gemelli-famosi-dell-epoca-contemporanea
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