Disturbi mentali comuni: orientare gli utenti e formare i professionisti, le raccomandazioni principali della Consensus Conference sulle terapie psicologiche per ansia e depressione
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Pubblicato il documento finale redatto dall’Università degli studi di Padova con il patrocinio dell’ISS
Iss 3 febbraio 2022 - Riconoscimento dei disturbi mentali comuni, accesso ai servizi e al trattamento potenziando la comunicazione, maggiore formazione dei professionisti sulla sintomatologia. Sono questi i tre obiettivi fondamentali contenuti nel documento finale della Consensus Conference sulle terapie psicologiche per ansia e depressione promossa dal Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università degli Studi di Padova con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità, presente nel comitato promotore, nei gruppi di esperti e nella giuria. Il documento è disponibile in italiano e inglese.
Sono tre le aree fondamentali inquadrate durante i lavori della Consensus. La prima riguarda il riconoscimento dei disturbi e i piani di trattamento. Numerosi studi mostrano che un’elevata proporzione di pazienti con questi disturbi non viene trattata o non riceve comunque un trattamento adeguato. Tra i fattori alla base del mancato o inadeguato trattamento, vi è il mancato riconoscimento della presenza dei disturbi per la difficoltà di intercettarli all’esordio o comunque in fase precoce. In questa prospettiva un miglioramento nella loro precoce individuazione è un primo passo importante e in tal senso la Consensus suggerisce che tutti i servizi sanitari territoriali e i servizi di medicina penitenziaria siano considerabili, al pari dei servizi specialistici, luoghi direttamente coinvolti nell’individuazione degli assistiti con disturbi mentali comuni o a rischio di svilupparli.
La seconda riguarda l’accesso ai servizi e più in generale al trattamento. Il fallimento nel trattare le persone con disturbi mentali comuni, non solo in Italia, è dovuto oltre che alla scarsa offerta di risposta anche alla scarsa domanda. Investire per promuovere una maggiore conoscenza e consapevolezza di questi disturbi e nella riduzione dello stigma a essi associato potrebbe essere una prima risposta sul versante della domanda. Le raccomandazioni della Consensus, propongono un investimento nella comunicazione rivolta e adattata ai diversi gruppi target (operatori sanitari, popolazione generale e mondo della scuola), sfruttando le potenzialità dei mass-media e dei social network nel rispetto rigoroso presupposti scientifici. Per agevolare l’accesso alle cure, l’uso di modalità innovative e più sostenibili, integrate nei percorsi di cura, come ad esempio la tele-psicologia, merita pure attenzione e ulteriori ricerche, anche considerato il contesto dell’attuale pandemia e i risultati di recenti meta-analisi che mostrano che esse possono indurre dei benefici.
La terza area di interesse riguarda la formazione accademica e le scuole professionalizzanti. Viene sottolineata dalla Consensus la necessità di percorsi di alfabetizzazione sui disturbi mentali comuni nel corso di studi della laurea triennale in Psicologia e della laurea in Medicina e nei corsi post laurea a partire da quello previsto per i Medici di Medicina Generale. Per quanto riguarda la laurea in Psicologia ad indirizzo clinico, ha raccomandato l’inserimento di un approfondimento delle conoscenze sui quadri sintomatologici e i livelli di gravità di questi disturbi, nonché sui trattamenti sostenuti da prove di efficacia e, più in generale, sui principi e metodi dell’epidemiologia clinica in salute mentale. Infine, la Consensus sollecita un potenziamento della ricerca in salute mentale compresa quella sugli interventi psicologici che coinvolgono adulti, bambini, adolescenti e terza e quarta età.
“Le raccomandazioni di questa Consensus – commenta Silvio Brusaferro, presidente dell’ISS - giungono in un momento in cui la nostra vita è cambiata a causa della pandemia SARS-CoV-2 che verosimilmente ha avuto e avrà tra gli altri impatti possibili ripercussioni sull’equilibrio psichico ed emotivo. Esempi chiaramente evidenti sono gli operatori sanitari, maggiormente esposti a rischio di stress psicologico, le donne, i giovani preoccupati per il loro futuro, i familiari dei pazienti affetti da COVID-19 esposti a minacce di perdita di una persona cara, e i lavoratori che hanno subito conseguenze sul versante economico. L’obiettivo è continuare a lavorare per fornire a tutti un trattamento adeguato e favorire la miglior qualità di vita possibile”