Giornata mondiale dell’ambiente: il monitoraggio delle microplastiche negli ambienti acquatici, dagli impianti di potabilizzazione agli oceani. L’impegno dell’Iss

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Affrontare la diffusione delle microplastiche significa tutelare gli ecosistemi. Ma anche promuovere la prevenzione sanitaria, anticipando i potenziali effetti sulla salute umana. Per i ricercatori dell’Istituto superiore di sanità, il fenomeno microplastiche negli ambienti acquatici va affrontato con politiche integrate che prevedano una gestione sostenibile dei rifiuti promuovendo il riciclo, la riduzione dell’uso di plastiche monouso e l’investimento in tecnologie per la depurazione e il recupero.
Dal 1972, il 5 giugno di ogni anno si celebra la Giornata mondiale dell’ambiente. Il tema dell'edizione 2025 è il contrasto all’inquinamento da plastica, il materiale la cui produzione globale ha superato i 400 milioni di tonnellate all’anno (413,8 milioni di tonnellate nel 2023, https://www.statista.com/statistics/282732/global-production-of-plastics-since-1950/), che ha invaso ogni ecosistema e ogni riserva d'acqua. In acqua, degradandosi, la plastica si trasforma in microplastiche: particelle di dimensioni inferiori a 5 millimetri capaci di minacciare direttamente la salute umana, entrando nella rete trofica.
“l’Istituto superiore di sanità (Iss) è impegnato dal 2022 in SeaCare – Salute, Ambiente e Clima nella visione Planetary Health un progetto condotto in sinergia con la Marina Militare Italiana che studia l’impatto delle attività antropiche e dei cambiamenti climatici sullo stato degli ecosistemi marini e oceanici a livello globale – spiega Luca Lucentini, direttore del Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque (CeNSiA) dell’Iss - L’obiettivo del progetto è di individuare i potenziali rischi per la salute umana e sviluppare strategie di prevenzione e mitigazione. In linea con le azioni previste nel quadro degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, e coniugando la visione One Health a quella One Water e coerentemente con gli obiettivi delineati dalla Strategia dell’Unione Europea per la plastica nell’economia circolare e con orientamenti dell’Agenda 2030. E grazie all’impiego delle unità navali della Marina Militare, il personale coinvolto esegue campionamenti in aree marine di tutto il pianeta, raccogliendo dati fondamentali per valutare l’estensione e l’impatto dell’inquinamento dovuto a diversi contaminanti tra cui le microplastiche, su scala globale".
Le microplastiche nelle acque per il consumo umano: un metodo ad hoc per la rilevazione
Le acque destinate al consumo umano rappresentano una delle principali potenziali vie di esposizione alle microplastiche. In uno studio preliminare condotto dai ricercatori del CeNSiA, l’applicazione di un metodo sviluppato ad hoc per la rilevazione delle microplastiche su campioni prelevati in ingresso e in uscita da un impianto di potabilizzazione ha evidenziato una riduzione significativa del numero di particelle, suggerendo l’efficacia del trattamento nel contenerne la presenza. “Un risultato – riprende Lucentini - che ha permesso di fare una prima valutazione dell’efficacia del trattamento di potabilizzazione e ha ribadito quanto sia importante il monitoraggio come strumento di supporto alla gestione del rischio”.
In ambito normativo, sia a livello europeo che nazionale, è fondamentale disporre di protocolli condivisi per affrontare in modo coerente e coordinato il problema della presenza di microplastiche nelle acque. Per rispondere a questa esigenza, l’Iss, sotto l’egida del Ministero della Salute, coordina il Gruppo Nazionale di esperti sulle microplastiche nelle acque destinate al consumo umano, istituito ai sensi della Direttiva (UE) 2020/2184. Del gruppo fanno parte rappresentanti del Sistema Nazionale Prevenzione Salute dai rischi ambientali e climatici (SNPS), del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), gestori del servizio idrico, enti di ricerca, università e associazioni di settore. L’Iss ha partecipato, inoltre, ai lavori del Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea, contribuendo al processo di armonizzazione del metodo di campionamento e analisi a livello comunitario.
“Questo impegno – spiega il direttore del CeNSiA dell’Iss - ha portato allo sviluppo di un metodo per la rilevazione delle microplastiche nelle acque destinate al consumo umano, come ad esempio particelle di polietilene, polipropilene, poliammide e PET di dimensioni comprese tra 1 micrometro e 5 millimetri”.
Le microplastiche: da emergenza ambientale e problema di salute pubblica
Tra gli effetti delle microplastiche sulla nostra salute si ipotizzano rischi legati all’ingestione di particelle attraverso la rete trofica, al bioaccumulo anche di sostanze chimiche associate alle microplastiche (il bioaccumulo è il processo attraverso il quale una sostanza si accumula progressivamente nei tessuti di un organismo vivente, in quantità superiori a quelle presenti nell’ambiente circostante: acqua, suolo o cibo) e a potenziali risposte infiammatorie o tossiche a livello cellulare. Per affrontare efficacemente questa problematica complessa bisogna riconoscere – dicono i ricercatori Iss - che l’inquinamento da microplastiche, anche se nasce come emergenza ambientale, ha ormai assunto rilevanza diretta anche sul piano della salute pubblica. Il monitoraggio, quindi, deve essere parte integrante di una strategia più ampia che includa: politiche per ridurre la produzione di plastica, rafforzamento delle infrastrutture di riciclo e promozione di una gestione sostenibile dei rifiuti. Solo così sarà possibile tutelare in modo duraturo gli ecosistemi acquatici e mitigare i rischi sanitari associati all’esposizione diretta e indiretta alle microplastiche.
La gestione delle microplastiche nelle politiche sanitarie
“In questo contesto – conclude Lucentini - la gestione del fenomeno delle microplastiche deve essere considerata un elemento strutturale delle politiche di sanità ambientale. Affrontare la diffusione delle microplastiche significa non solo tutelare gli ecosistemi, ma anche promuovere la prevenzione sanitaria, anticipando i potenziali effetti sulla salute umana e contribuendo alla costruzione di un sistema più resiliente, sicuro e sostenibile per le generazioni future”.
L’eccesso produttivo di plastica e le previsioni di un ulteriore incremento
Negli ultimi decenni, la produzione globale di plastica è aumentata esponenzialmente, superando i 400 milioni di tonnellate all’anno (413,8 milioni di tonnellate nel 2023, https://www.statista.com/statistics/282732/global-production-of-plastics-since-1950/). Le previsioni indicano, inoltre, un ulteriore incremento nei prossimi anni. Tuttavia, solo una frazione di questa plastica viene effettivamente riciclata o smaltita in modo adeguato. L’eccesso produttivo, non accompagnato da strategie efficaci di gestione del fine vita, sia su scala locale che globale, contribuisce in modo significativo all’accumulo e alla dispersione della plastica nell’ambiente, con particolare riferimento a quello acquatico, dove si degrada lentamente trasformandosi in microplastiche.
Come contrastare la diffusione delle microplastiche: promozione del riciclo, riduzione dell’uso, investimento tecnologico
Contrastare la diffusione delle microplastiche richiede innanzitutto un impegno concreto per una gestione sostenibile dei rifiuti attraverso la promozione del riciclo, la riduzione dell’uso di plastiche monouso e l’investimento in tecnologie per la depurazione e il recupero. Parallelamente, è fondamentale guidare azioni politiche incisive, capaci di definire priorità, regolare comportamenti e orientare le filiere produttive verso modelli più sostenibili.