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Indietro COS’È L’ECONOMIA CIRCOLARE

Negli ultimi anni fattori quali la scarsità di materie prime, i prezzi crescenti di quest’ultime e la difficoltà di approvvigionamento hanno messo in evidenza le problematiche associate al modello di economia lineare e hanno portato all’esigenza di passare a un modello di economia circolare

Secondo la definizione della Ellen MacArthur Foundation economia circolare “è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. … L’economia circolare è dunque un sistema economico pianificato per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi!”. 

Nel modello lineare “produzione-consumo-smaltimento” ogni prodotto è destinato ad arrivare a “fine vita” e a diventare rifiuto. Nel modello basato sull’economia circolare i prodotti non diventano rifiuti ma risorse per nuovi prodotti, garantendo quindi uno sviluppo sostenibile senza spreco di risorse. Tale modello tiene conto sia della tutela dell’ambiente e della salute umana che della competitività e dell’innovazione. 

La Commissione Europea ha adottato nel 2015 il Piano d’azione per la transizione verso un’economia circolare. Questo Piano d’azione che riguarda l’intero ciclo di vita dei materiali, comprende proposte legislative sui rifiuti con l’obiettivo a lungo termine di ridurre gli smaltimenti in discarica e incrementare il riciclo e il riutilizzo di materiali. Tra le misure previste dal Piano, particolare importanza assumono quelle che incideranno sulla progettazione dei prodotti finalizzata alla loro riparabilità, durabilità e riciclabilità. Inoltre, è intenzione della Commissione, nella revisione di tutta la normativa di settore, prestare particolare attenzione alla coerenza delle varie misure, con particolare riferimento all’interfaccia prodotti-rifiuti e contenuto di sostanze chimiche. 

Nel gennaio 2018 la Commissione europea ha presentato la “Comunicazione sull’attuazione del pacchetto sull’economia circolare: possibili soluzioni all’interazione tra la normativa in materia di sostanze chimiche, prodotti e rifiuti” dove individua quattro problematiche: 

  • le informazioni sulla presenza di sostanze estremamente preoccupanti (Substances of Very High Concern – SVHC) non sono facilmente accessibili a coloro che trattano i rifiuti e li preparano per il recupero; 
  • i rifiuti possono contenere sostanze la cui presenza in prodotti nuovi non è più autorizzata; 
  • le norme dell’UE che stabiliscono quando un rifiuto cessa di essere tale non sono completamente armonizzate e risulta pertanto difficile determinare in che modo un rifiuto diviene un nuovo materiale e un prodotto; 
  • le norme per stabilire quali rifiuti e sostanze chimiche siano pericolosi non sono ben allineate e ciò influisce sull’utilizzo delle materie recuperate. 

Nella relazione della Commissione europea del marzo 2019 sull’attuazione del Piano d’azione per l’economia circolare si evidenzia che le 54 azioni previste nel Piano d’azione 2015 sono state per la maggior parte realizzate o in fase di attuazione e che l’attuazione del Piano d’azione ha accelerato la transizione verso un’economia circolare in Europa. 

A marzo 2020 la Commissione europea ha presentato, nell’ambito del Green deal europeo, il piano d'azione per una nuova economia circolare che comprende la progettazione di prodotti più sostenibili, la riduzione dei rifiuti e dare ai cittadini maggiore consapevolezza come per esempio il 'diritto alla riparazione'. I settori come elettronica e tecnologie dell'informazione e della comunicazione, plastiche, tessile e costruzioni, sono maggiormente coinvolti. 

A febbraio 2021 il Parlamento europeo ha votato per il nuovo piano d’azione per l’economia circolare, al fine di raggiungere un’economia a zero emissioni di carbonio, sostenibile dal punto di vista ambientale, priva quanto più possibile di SVHC e completamente circolare entro il 2050.  

Spesso la presenza di SVHC impedisce il recupero e il riutilizzo di alcuni prodotti, creando notevoli difficoltà alle aziende che gestiscono i rifiuti poiché non conoscono le caratteristiche e la composizione dei prodotti che dovrebbero riciclare. A tale scopo l’ECHA (European Chemical Agency) ha sviluppato la banca dati denominata SCIP (Substances of Concern In articles as such or in complex objects Products) un importante strumento per garantire la tracciabilità delle sostanze nei prodotti. La direttiva quadro sui rifiuti, modificata dalla Direttiva 2018/851, prevede che a partire dal 5 gennaio 2021 le aziende che forniscono articoli contenenti sostanze SVHC incluse nella Candidate List in concentrazione superiore allo 0,1% p/p devono fornire informazioni su questi articoli all’ECHA. Scopo della banca dati è migliorare la trasparenza dell’informazione sulle sostanze presenti negli articoli, permettendo agli operatori impegnati nelle attività di recupero e riciclo di conoscere le caratteristiche dei materiali destinati al recupero, inoltre assicura che le informazioni relative alle SVHC presenti nella Candidate List siano disponibili durante l’intero ciclo di vita dei prodotti e dei materiali, inclusa la fase di smaltimento in quanto rifiuti. Inoltre la banca dati promuove la sostituzione delle sostanze pericolose con alternative più sicure aiutando i gestori dei rifiuti a garantire che tali sostanze non siano presenti nei materiali riciclati. 

Nell’ambito dell’economia circolare la normativa sui rifiuti si è evoluta (Direttiva 2018/851/UE) e introduce all’articolo 6 il concetto di End of Waste (EoW) (legge n. 128/2019 che all’articolo 14bis, modifica ed integra la disciplina relativa alla cessazione della qualifica di rifiuto contenuta all’art. 184-ter del Codice dell’ambiente D. Lgs. 152/2006), che si riferisce a un processo di recupero eseguito su un rifiuto, al termine del quale esso perde tale qualifica per acquisire quella di prodotto. Per EoW si deve intendere, quindi, non il risultato finale bensì il processo che, concretamente, permette ad un rifiuto di tornare a svolgere un ruolo utile come prodotto. 

La riduzione dell’uso di materie contenenti sostanze pericolose è un aspetto molto importante nell’ottica di un modello di economia circolare, ovvero di un’economia in cui i prodotti di oggi sono le risorse di domani, in cui il valore dei materiali viene il più possibile mantenuto o recuperato, in cui gli scarti e gli impatti sull’ambiente sono minimizzati. 

Per un corretto recupero dei materiali è importante stabilire quali siano gli ambiti di applicazione delle diverse normative coinvolte. Il Regolamento REACH stabilisce che i rifiuti, come definito a norma dell’art.3 nella Direttiva 2018/851 del Parlamento europeo e del Consiglio, non sono considerati né sostanze né miscele né articoli. Di conseguenza, le disposizioni del REACH per sostanze, miscele e articoli non sono applicabili ai rifiuti.  Tuttavia, non appena un materiale “cessa di essere un rifiuto”, le disposizioni del Regolamento suddetto sono applicabili, in linea di principio, come per qualsiasi altro materiale, a meno che siano oggetto di esenzione. 

È necessario tener conto che le sostanze recuperate sono soggette all’obbligo di Autorizzazione all’uso in quanto tali, in quanto componenti di miscele o articoli, e qualora siano inserite in Allegato XIV del REACH. Questo implica che l’operatore che effettua il recupero di una sostanza inserita nell’Allegato XIV, e ne richiede l’autorizzazione all’uso, deve predisporre un piano di sostituzione di tale sostanza individuando sostanze o tecnologie alternative idonee che presentano minori pericoli e rischi per la salute umana e per l’ambiente, rispetto alla sostanza recuperata. 

L’obiettivo da raggiungere è quello di avere stessi requisiti di sicurezza per le materie prime vergini e le materie prime secondarie; allo stesso tempo non si deve escludere la possibilità di un approccio graduale, attraverso restrizioni che stabiliscano per i materiali contenenti sostanze preoccupanti delle deroghe temporanee, basate sulla valutazione del rischio in ogni fase del ciclo di vita dei prodotti, così da poter realizzare prodotti sostenibili e recuperabili il più possibile.  

 

Piano d’azione 

La Commissione Europea ha adottato nel 2015 il Piano d’azione per la transizione verso un’economia circolare. Questo Piano d’azione che riguarda l’intero ciclo di vita dei materiali, comprende proposte legislative sui rifiuti con l’obiettivo a lungo termine di ridurre gli smaltimenti in discarica e incrementare il riciclo e il riutilizzo di materiali. Uno degli aspetti fondamentali in relazione alla sostenibilità delle attività legate all’economia circolare, è quello legato alla legislazione sulle sostanze chimiche. 

A dicembre 2019 è stato presentato il Patto Verde europeo (European Green Deal) che ha come obiettivi quello di trasformare l'Unione Europa in un'economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, garantendo che: 

  • nel 2050 non siano più generate emissioni nette di gas a effetto serra 
  • la crescita economica sia dissociata dall'uso delle risorse 
  • nessuna persona e nessun luogo siano trascurati 

A febbraio 2021 il Parlamento europeo ha votato per il nuovo piano d’azione per l’economia circolare, al fine di raggiungere un’economia a zero emissioni di carbonio, sostenibile dal punto di vista ambientale, priva quanto più possibile di SVHC e completamente circolare entro il 2050.


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