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Cos'è EpiWE

Da 10 geni a tutto l'epigenoma. Da 62 donne a molte di più

EpiWE, Epigenetica per le donne è un progetto di ricerca disegnato per capire se, la violenza è in grado di modificare l’espressione dei geni, quanto e in che modo. E se le modificazioni epigenetiche dovute a episodi traumatici di sopraffazione fisica, sessuale o relazionale si possano correlare a un rischio maggiore di andare incontro ad alcune malattie. EpiWe, nasce dall’idea originaria: se un ambiente positivo e stili di vita virtuosi sono in grado di migliorare lo stato di salute e di allungare la vita, l’esposizione ad un ambiente negativo, quale la violenza cronica che si sviluppa in ambito familiare, può al contrario compromettere lo stato di salute, accelerando l’invecchiamento e favorendo l’insorgenza precoce di patologie non trasmissibili, croniche e invalidanti, come tumori, malattie cardiovascolari e psichiatriche ecc…

Lo studio pilota (vedi in seguito e nella sezione approfondimenti) realizzato durante gli anni del Covid, ha analizzato solo 10 geni correlarti al PTSD, il disturbo da stress postraumatico, trovandone 3 con una metilazione differente (con un eccesso di gruppi chimici metile -CH3 legati alla loro struttura, vedi glossario) mentre la seconda fase dello studio, in fase di realizzazione grazie all’Azione Centrale “Violenza sulle donne: effetti a lungo termine sulla salute per una prevenzione di precisione” analizzerà l’intero epigenoma delle donne che parteciperanno allo studio multicentrico.

Oggi. Lo studio multicentrico

Grazie alla medicina territoriale e ai suoi ambulatori, pronto soccorso, case Antiviolenza, Asl, le donne vittime di violenza relazionale o sessuale saranno informate sulla possibilità di donare un loro campione biologico – 7 ml di sangue - e di tornare per valutare nel tempo la possibile variazione epigenomica attraverso la raccolta di più campioni, per intercettare in ognuna di loro quanto prima gli eventuali danni di salute intervenendo per prevenirli.

Per fare tutto questo è necessario che sia coinvolto il maggior numero possibile di donne con prelievi di sangue almeno per 18 mesi, per 4 prelievi in totale, uno ogni sei mesi, per studiare le possibili cicatrici sull’intero genoma e la loro evoluzione nello studio prospettico. Al momento del prelievo, e nei richiami successivi, i campioni biologici saranno corredati con una serie di dati sul benessere psicofisico mediante la compilazione di un questionario elettronico con la centralizzazione dei dati in Iss, che prevedono la compilazione di test validati riguardo alle patologie stress-correlate (vedi Come – e perché - partecipare a EpiWe). In EpiWE sono coinvolte 7 unità operative e di 5 regioni: Lazio, Lombardia, Campania, Puglia e Liguria.

I risultati di EpiWE saranno pubblicati su riviste internazionali e saranno consultabili nella sezione Per approfondire.

 

A PROPOSITO DI EpiWE 

 

La storia. Lo studio pilota pubblicato nel 2023.

È uno studio pilota (vedi alla sezione Per approfondire) di EpiWE, di cui l’Iss è l’ente promotore in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e la Fondazione Cà Granda dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Quella ricerca basata sull’analisi di una decina di geni, aveva dimostrato che la violenza è in grado di alterare a livello epigenetico in particolare 3 geni, noti per essere coinvolti nell’apprendimento e la memoria. In particolare i geni BDNF, DRD2 e IGF2 sono risultati iper-metilati (con un eccesso di gruppi chimici metile -CH3 legati alla loro struttura, vedi glossario). Questa iper-metilazione potrebbe rappresentare la risposta al trauma e quindi l’inizio dello sviluppo del PTSD, il disturbo da stress postraumatico, e di patologie correlate allo stress.

Nello studio pilota erano coinvolte 62 donne tra i 18 e i 65 anni vittime di un evento traumatico che avevano fatto ricorso al pronto soccorso in seguito alla violenza subita. Dopo aver firmato un consenso informato quelle donne hanno donato un campione di sangue per le analisi epigenetiche. Lo studio prevedeva anche un gruppo di controllo di 50 donne, scelte con criterio randomizzato, cioè a caso, tra le pazienti con una diagnosi di trauma lieve e non ascrivibile a violenza, che avevano afferito allo stesso pronto soccorso.