SEIEVA - Sistema Epidemiologico Integrato dell'Epatite Virale Acuta

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Epatite B

Cos’è l’epatite B

Il virus dell’epatite B (HBV) è un virus a Dna appartenente alla famiglia degli Hepadnaviridae. Se ne conoscono attualmente 6 genotipi (A-F) aventi una diversa distribuzione geografica. L’infezione da HBV è, nella maggior parte dei casi, asintomatica. Al contrario l’evoluzione dell’infezione in malattia presenta esordio insidioso con disturbi addominali, nausea, vomito e a volte con ittero accompagnato da febbre di live entità. Tuttavia, solo il 30-50% delle infezioni acute negli adulti e il 10% nei bambini, porta ad ittero. Il tasso di letalità è pari a circa l’1%, ma la percentuale aumenta nelle persone di età superiore ai 40 anni.

Nell’adulto la malattia cronicizza in circa il 5-10% dei casi. Il rischio di cronicizzazione aumenta al diminuire dell’età in cui viene acquisita l’infezione; infatti, nei neonati contagiati poco dopo la nascita, si verifica circa 9 volte su 10. Nel 20% dei casi l’epatite cronica può progredire in cirrosi epatica nell’arco di circa 5 anni. Il cancro al fegato (epatocarcinoma) è un’altra complicanza frequente dell’epatite cronica, soprattutto nei pazienti con cirrosi. L’infezione da HBV nei Paesi a elevata endemia è responsabile fino al 90% dei carcinomi del fegato. La sorgente d’infezione sono i soggetti con malattia acuta o i portatori cronici, in cui il virus persiste nel sangue e in altri liquidi biologici, quali saliva, bile, secreto nasale, latte materno, sperma, muco vaginale.

La trasmissione avviene per via parenterale apparente, ovvero attraverso trasfusioni di sangue o emoderivati contaminati dal virus, o per tagli/punture con aghi/strumenti infetti, sessuale e perinatale da madre a figlio. Inoltre, dal momento che il virus resiste sulle superfici ambientali per almeno 7 giorni, il contagio può avvenire anche per via parenterale inapparente (inoculazione indiretta) ovvero tramite veicoli contaminati attraverso minime lesione della cute o delle mucose (spazzolini dentali, forbici, pettini, rasoi, spazzole da bagno contaminate da sangue infetto). Il rischio di contagio per trasfusione, seppur ancora presente nei paesi in via di sviluppo, è stato praticamente eliminato nei paesi industrializzati, in virtù dei controlli effettuati sul sangue donato ed ai successivi processi di lavorazione in grado di distruggere il virus.

A rischio, dunque, sono i tossicodipendenti, chi pratica sesso non protetto, gli operatori sanitari a contatto con persone infette o che lavorano in laboratorio a contatto con l’agente infettivo; sono a rischio anche i contatti familiari e sessuali di persone infette, e tutte quelle pratiche che prevedono l’uso di aghi e siringhe non sterilizzati, quali tatuaggi, piercing, manicure, pedicure.

Il periodo di incubazione varia fra 45 e 180 giorni, ma si attesta solitamente fra 60 e 90 giorni.

Il vaccino attualmente in uso è prodotto con tecniche di ingegneria genetica, si è dimostrato sicuro ed efficace e fornisce immunità di lunga durata. In Italia, dal 1991 la vaccinazione è obbligatoria per tutti i nuovi nati e, fino al 2003, lo è stata anche per gli adolescenti a 12 anni, è inoltre fortemente raccomandata per i gruppi di popolazione a maggior rischio d’infezione (tossicodipendenti, conviventi di portatori cronici, personale sanitario, ecc).

 

Dati epidemiologici

​​​​​Negli anni i tassi di incidenza di epatite B hanno mostrato un trend in continua diminuzione grazie alle migliorate condizioni igieniche e alle campagne contro l’infezione da HIV. L’introduzione dell'obbligo della vaccinazione antiepatite B nel 1991 ne ha ulteriormente consolidato l’andamento, anche grazie alla strategia italiana di vaccinazione che ha previsto, fino al 2003, la vaccinazione di 2 coorti di nascita, nuovi nati e dodicenni); ad oggi tutti i soggetti nati in Italia a partire dal 1980 dovrebbero essere stati vaccinati in base alla legge sull'obbligo vaccinale.

Le fasce di età più colpite sono cambiate nel tempo: gli adolescenti e giovani adulti maggiormente a rischio fino agli anni ’90, sono stati superati dalla fascia di età degli adulti di 35-54 anni, non ancora raggiunti pienamente dalla vaccinazione. Dopo il calo delle segnalazioni, registrato nel biennio pandemico 2020-2021, dal 2022 sono aumentati i tassi di incidenza, ritornando ai livelli del 2019 (0,36 x 100.000 nel 2024 rispetto allo 0,39 nel 2019).

 

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